Category: arte

19
Giu

Franco Grignani. Lo spazio di una magia sorprendente

La mostra, in collaborazione con il m.a.x. Museo di Chiasso e con l’Archivio Manuela Grignani Sirtoli, presenta circa 50 opere fotografiche dell’artista e grafico Franco Grignani (1908-1999), la maggior parte provenienti dalle collezioni del Museo, insieme ad altre gentilmente messe a disposizione dagli eredi dell’artista.

L’esposizione restituisce un percorso di ricerca ultra trentennale che travalica i confini tra le discipline e pone Grignani tra i maestri della cultura visiva italiana degli anni ‘60 e ‘70. L’attenzione che Grignani dedica alla fotografia costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo di altri linguaggi artistici, dall’iniziale sperimentazione fotografica alla grafica pubblicitaria, fino alla Optical Art.

Grignani non intende la fotografia in senso canonico: esegue fotomontaggi, sovraimpressioni, doppie esposizioni, manifestando l’esigenza di avventurarsi nel dominio della “polivalenza dei significati” dell’immagine. Alla fine degli anni Cinquanta, parla di ambiguità della fotografia, di magia, della necessità di indagare ciò che crediamo di vedere. L’ambiguità offre infinite possibilità di interpretazione e l’indagine sulle forme della percezione esplora nuovi significati delle immagini. La visione ci apre a nuove esperienze sensoriali.

I cicli della ricerca sulla fotografia astratta usano il mosso, il fluo, le subpercezioni, ovvero lo spazio visivo nella sua totalità. “Conoscevo tutto sulla fotografia ma la lente dava l’immagine regolare, cercavo allora i più disparati mezzi: lenti zoppe, vetri condensatori, prismi, acqua, olio. […] Non usavo quasi mai la geometria euclidea e mi servivo di matematiche alterate”, spiega lo stesso artista.
La sua vasta produzione – prevalentemente in bianco e nero – è non solo di supporto, ma non separabile dal lavoro di ricerca artistica, come pure fondamentale al rinnovamento nella grafica e nella pubblicità.

FRANCO GRIGNANI
Lo spazio di una magia sorprendente

a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
con Manuela Grignani Sirtoli
in collaborazione con m.a.x. Museo di Chiasso e con Archivio Manuela Grignani Sirtoli

20 giugno – 01 novembre 2020
Sabato e domenica, ore 10-13 e 14-19
Museo di Fotografia Contemporanea

Web preview della mostra
Venerdì 19 giugno, ore 11
Sul sito del Museo, canali YouTube e Facebook

Franco Grignani, “Eco-texture”. Sperimentale ottico con bolli filtrati, 1959

18
Giu

Maria Lai. Fame d’infinito

“All’essere umano non basta la terra sotto i piedi, non basta il sole sulla testa. L’uomo diventa adulto per realizzarsi oltre il proprio spazio e il proprio tempo”. Maria Lai

A distanza di un mese dalla riapertura della Stazione dell’Arte, il 26 giugno 2020 apre al pubblico il nuovo allestimento della collezione permanente dal titolo Maria Lai. Fame d’infinito. Arte da vedere, sentire, toccare: mai come in occasione del nuovo allestimento, le opere di Maria Lai attraverseranno ogni barriera fisica e intellettuale. Una mostra che è esperienza multisensoriale, concepita per favorire un nuovo approccio all’arte e nutrire la curiosità dei visitatori. Per soddisfare la nostra “Fame d’infinito”, l’esposizione recupera il dialogo diretto con il pubblico dopo lo stop per l’emergenza sanitaria e la riapertura dell’istituzione museale, avvenuta un mese fa.

La nuova esposizione aprirà al pubblico venerdì 26 giugno 2020, alle ore 15.00, negli spazi del museo fortemente voluto dall’artista ulassese, in piena sicurezza e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità preposte: ingressi contingentati (per un massimo di 10 persone alla volta) e mascherina obbligatoria.

La mostra è organizzata dalla Fondazione Stazione dell’Arte con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Ulassai e della Fondazione di Sardegna. Curata da Davide Mariani, direttore del museo dedicato a Maria Lai, Fame d’infinito scandisce l’intero percorso dell’artista attraverso l’esposizione delle opere più significative da lei donate al Comune di Ulassai. La collezione restituisce, nella sua totalità, l’esperienza creativa di Maria Lai: dalle sculture ai disegni a matita e su china, dai telai alle tele cucite, dai celebri pani ai libri cuciti, dalle geografie alle installazioni e agli interventi ambientali.

Il progetto espositivo, concepito come un’esposizione permanente, è suddiviso secondo un ordine cronologico e tematico ed è arricchito dalla presenza di un sistema di apparati didattici, in italiano e in inglese, da alcune riproduzioni tattili dei manufatti in mostra e da un archivio multimediale interattivo.

MARIA LAI. FAME D’INFINITO
a cura di Davide Mariani
Museo Stazione dell’Arte
Ex Stazione ferroviaria, Ulassai (Nu)
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9:30 alle 19:30 (orario continuato) – ingressi contingentati
Chiusura settimanale: lunedì
Visite guidate: sospese
Per informazioni: Tel. 0782787055; e-mail: stazionedellarte@tiscali.it

Immagine in evidenza: Maria Lai Fame d’infinito. Installation view. Ph. E. Loi S. Melis Arasole Ç. Courtesy Fondazione Stazione dell’ Arte
04
Giu

FORNASETTI Theatrum Mundi

Centinaia di creazioni dell’atelier fondato da Piero Fornasetti in dialogo con le collezioni della Pilotta per raccontare la classicità attraverso la lente del design contemporaneo.

Il 3 giugno 2020 inaugura Fornasetti Theatrum Mundi, mostra ospitata all’interno del Complesso Monumentale della Pilotta di Parma. L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 14 febbraio 2021 e si colloca all’interno di “Rivitalizzazioni del Contemporaneo”, bando ideato in occasione di Parma 2020+21, Capitale Italiana della Cultura.

La mostra, inaugurata in concomitanza con la riapertura del Complesso della Pilotta dopo il lungo periodo di sospensione dovuto all’emergenza COVID-19, ha generato in questi mesi una particolare aspettativa da parte del pubblico, della stampa e degli appassionati.

L’esposizione è un vero e proprio viaggio stratificato tra classico e moderno, tra passato e presente, la cui curatela è di Barnaba Fornasetti, Direttore Artistico dell’Atelier milanese, di Valeria Manzi, co-curatrice delle attività culturali e Presidente dell’associazione Fornasetti Cult, e del direttore del Complesso Monumentale della Pilotta Simone Verde, con l’intento di rigenerare il patrimonio classico e classicità dell’istituto museale autonomo parmigiano, attraverso la ripresa intellettuale che ne ha fatto uno dei maestri indiscussi del design contemporaneo.

Fornasetti Theatrum Mundi mette in dialogo le architetture e le opere della Pilotta con l’immaginario di Piero e Barnaba Fornasetti, creando un vero e proprio ‘teatro del mondo’: una rete di rimandi iconografici e suggestioni culturali che rivela lo statuto intellettuale degli oggetti esposti e delle immagini in mostra, rendendone visibile lo spessore e regalando universali ed emozionanti implicazioni. Un vero e proprio “Theatrum” nel significato cinquecentesco, dunque, che declina nell’infinita varietà del mondo l’enciclopedica unitarietà del sapere a cui aspirava il classicismo, sia rinascimentale che settecentesco e, grazie alla chiave ludica di Fornasetti, anche contemporaneo.

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23
Mag

Ren Hang – Prima mostra italiana al Centro Pecci di Prato

A partire dal 4 giugno, inoltre, fino al 23 agosto 2020 l’offerta espositiva del Centro Pecci sarà arricchita dalla prima mostra italiana dedicata all’ acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (Changchun 1987- Pechino 2017), tragicamente scomparso a neppure trent’anni. L’artista, che non ha mai voluto essere considerato un artista politico – nonostante le sue fotografie fossero ritenute in Cina pornografiche e sovversive – è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Nella mostra al Centro Pecci verrà esposta una selezione di scatti provenienti da collezioni internazionali, capace di restituire tutta l’intensità della sua poetica.

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica, 277, Prato

REN HANG
a cura di Cristiana Perrella
4 giugno—30 agosto 2020

02
Mar

ZERO IS INFINITY

Yayoi Kusama Museum is delighted to announce its first major group exhibition, ZERO IS INFINITY, ZERO and Yayoi Kusama, featuring Kusama’s activity in Europe during the 1960s, introducing ZERO’s art practices and also exploring their relationship with Kusama.

“ZERO” indicated in a narrow sense the name of the group formed by Mack and Piene in 1958 in Düsseldorf, Germany, with Günther Uecker later joining in 1961. However, by publishing the magazine ZERO and holding many exhibitions, ZERO’s activity began to involve many active artists, groups and movements from various places in Europe: Yves Klein from France, Piero Manzoni and Enrico Castellani from Italy, and Henk Peeters and Jan Schoonhoven, founding members of Dutch avant-garde group Nul from the Netherlands. Like the resetting of the European continent separated under World War II, ZERO has been a powerful motivation for transnational collaboration between avant-garde artists.

At the time, Yayoi Kusama was based in New York and participated in many exhibitions along with other leading artists of Pop art and Minimalism. While she received high acclaim from the New York art world, she regularly presented her art across Europe, in particular at exhibitions led by ZERO, attracting attention in the European art scene in the 1960s. Kusama’s first invitation to the European exhibitions was for Monochrome Painting (Monochrome Malerei), curated by Udo Kultermann, and held at Morsbroich Museum, Leverkusen in 1960. After participating in this international exhibition, Kusama started correspondence with ZERO artists such as Peeters. Kusama’s pursuit of “Infinity” through her art finds various similarities with artistic expressions in the works of ZERO artists: in their experiments with new materials such as mirror, repetitions of single motifs, pursuit of monochrome and their orientations towards environment art and performance.

In this context, ZERO IS INFINITY explores the transnational developments in Kusama’s and ZERO’s activities during the 1960s, by showcasing their works and documentation materials. The group show displays a work from Infinity Nets, Kusama’s monochrome painting series, a series shown in Europe for the first time at the above-mentioned exhibition in 1960. The newest work in her Infinity Mirror Rooms series, Longing for Infinite Heaven, as well as a reproduction of Christian Megert’s Mirror Wall (Spiegelwand) installation are also presented. Other highlights of the exhibition include another Kusama installation, Narcissus Garden,which was first presented in the 33rd Venice Biennale in 1966 with financial support from Lucio Fontana, who also exhibits an artwork from his signature series Spatial Concept (Concetto Spaziale) at this show.Continue Reading..

14
Feb

Franco Vaccari – Migrazione del reale

Migrazione del reale is the first solo exhibition by Franco Vaccari (Modena, 1936) at Galleria P420.

Migrazione del reale is based on Vaccari’s deep interest in dreams, which since 1975 have been the focus of five Esposizioni in tempo reale (exhibitions in real time) as well as a vast output of works closely connected with things dreamt by the artist himself over a span of nearly 40 years. Already in his participation in the Venice Biennale in 1972, Vaccari put aside the traditional role of the artist, acting as an instigator of processes by installing a Photomatic booth with a sign on the wall encouraging visitors to leave a trace of their passage in the space. The main lines of this action then went through a predictable, logical development. But when dreams make their appearance in the Exhibitions in real time “the role of a ‘remote controller’ dissolved, in turn, to the extent that the dream functions as an activator of reality—as the artist himself explains—namely as a pretext to detour an apparently definite situation towards unexpected results, unexpected reality.” In the early 1980s Vaccari began a singular artistic practice, painstakingly annotating and illustrating his nocturnal dreams in notebooks; over the decades, he has created a series of works in which photography and painting coexist to represent subjects and forms that have not been sought, not been studied, but are totally suggested by mechanisms of the unconscious.

I would like to emphasize the fact that I am not interested in the surreal or disorienting dimension of dreams—Vaccari writes in a text from 1985—nor in aspects of the extraordinary, the exceptional, even the psychoanalytic. I am attracted by the ‘real’ dimension of dreams. The real world has been emptied of reality, while at the same time reality has migrated towards the territory of dreams.”

But another image complicates the relationship between dream and reality. Migrazione del reale presents a video installation in which the Oumuamua interstellar asteroid looms in a sidereal space, perhaps closer than we might think. Reality reveals itself in all its oneiric character, and dreams and nightmares seem to take on a weight that is more than real.

Oumuamua, a messenger from afar arriving first as the name might be translated, the first interstellar object to literally cross the orbital planes of the planets of our solar system and then disappear back into interstellar space, exists in reality, like a premonitory dream.

Among Vaccari’s most recent exhibitions: the 5th Ural Industrial Biennial of Contemporary Art, Urals and Siberia (2019), Tutto. Prospettive sull’arte italiana, MUSEION, Bolzano (2018);Matriz do tempo real, curated by Jacopo Crivelli Visconti, MAC USP, Sao Paulo, (2018); and Take Me (I’m Yours), curated by Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist, Chiara Parisi, Roberta Tenconi, Hangar Bicocca, Milan (2017). An important event is now being programmed at the Walker Art Center in Minneapolis in 2020.

Franco Vaccari – Migrazione del reale
P420, Bologna / Italy
January 25–March 21, 2020

P420
Via Azzo Gardino 9
40122 Bologna
Italy
Hours: Tuesday–Saturday 10:30am–1:30pm,
Tuesday–Saturday 3–7:30pm

T +39 051 484 7957
info@p420.it

Image: Franco Vaccari, Oumuamua (messaggero che arriva per primo da lontano), 2020, video installation, 5’15’’ (courtesy credit ESO/M. Kornmesser, USA)

03
Feb

James Turrell – Passages of Light

My work is more about your seeing than it is about my seeing, although it is a product of my seeing. I’m also interested in the sense of presence of space; that is space where you feel a presence, almost an entity—that physical feeling and power that space can give. James Turrell

From November 22, 2019 to March 29, 2020,Museo Jumex presents a survey of the internationally acclaimed arti James Turrell (USA, b.1943). The exhibition features new works from Turrell’s most important series, spanning two floors of Museo Jumex’s galleries. Each installation is a carefully controlled environment in which light is formed and experienced.

Using light as his medium, saturated elds of color take on a physical presence. Through a scientific understanding of light’s affects and a singular artistic vision, Turrell creates wordless meditations on time and space that are as relevant today as they have been throughout human history. Extending beyond the physical spaces of a gallery or museum, the artist has created monumental structures that makes the skies and heavenly bodies seem tangible to the viewer.

Each body of work in the exhibition has been juxtaposed by a quotation from diverse sources that offer a poetic understanding of Turrell’s influences.

The first floor gallery presents Amesha Spentas one of James Turrell’s Ganzfeld installations that subsume the visitor in a field of color. As light modulates through a sequence of changing colors and effects, space transforms and dissolves around the viewer, the installation is designed to eliminate the viewer’s depth perception and provoke different ways of seeing.

On the second floor the exhibition continues with a selection of installations, prints, photographs, models and holograms that survey Turrell’s broad-ranging practice.

The exhibition is introduced by the First Light prints that capture the various forms made from light from Turrell’s Projection Pieces. A projection piece installation follows, marking one of the artists’ earliest experiments with using pure light as a medium to transform space. The Double Shallow Space (Atman) and Wedgework (Spenta Mainyu)installations date from the same period.

The exhibition continues with a selection of photographs and models that document Turrell’s Roden Crater project. Aerial views of the crater portray Turrell’s view of the crater from his percpective as an experienced pilot, an important influence on his understanding of light. The models allow visitors to envisage the point of view of looking out from Roden Crater’s chambers towards the sky. Further works include Turrell’s use of recent technology, including holograms, a natural medium for the artist to explore as light seems to take on a presence in space. The Curved Elliptical Glass(Gathas) installation is among Turrell’s most recent body of works, and its slow transformation of color has been likened by the artist to musical scores.

James Turrell: Passages of Light is organized by Kit Hammonds, Chief Curator, and Adriana Kuri Alamillo, Curatorial Assistant, Museo Jumex.

In order to preserve the intimate, meditative nature of James Turrell’s work, museum capacity will be limited during this exhibition. Please be aware that there may be delays for entry. Photography and video are not permitted within the exhibition.

JAMES TURRELL
James Turrell, considered one of the most important artist of the Southern California Light and Space movement, was born in Los Angeles in 1943 and attended Pomona College, where he studied art, art history, mathematics, perceptual psychology and astronomy. Turrell’s work has been widely acclaimed and exhibited since his first showing at the Pasadena Art Museum in 1967. His work has since been presented at major venues including the Stedelijk Museum, Amsterdam (1976); the Whitney Museum of American Art, New York (1980); the Israel Museum (1982); the Museum of Contemporary Art, Los Angeles (1984); MAK, Vienna (1998–99); the Mattress Factory, Pittsburgh (2002–03); and the Kunstmuseum Wolfsburg, Germany (2009– 10); the Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2013) and was included in the54th Venice Biennale (2011).

MUSEO JUMEX
Museo Jumex is the Fundación Jumex Arte Contemporáneo’s main platform. It opened its doors to the public in November 2013 as an institution devoted to contemporary art, whose aim was not only to serve a broad and diverse public, but also to become a laboratory for experimentation and innovation in the arts. Through its exhibitions and public programs, Museo Jumex aspires to become a relevant in institution in the field of art by producing and coproducing original exhibitions and research, and familiarizing audiences with the concepts and contexts that inform current art practice. Through the use of critical and pedagogical tools, the museum’s educational programs further the institution’s commitment to build links between contemporary art and the public.

ADMISSION
General admission / $50 MXN
Mexican citizens / $30 MXN
Free for: Children under 15 / Students* / Senior citizens* /Teachers**with valid ID
Sundays free

HOURS
Tuesday–Sunday / 10 AM–8 PM Monday / Closed

PRESS CONTACTS
Ruth Ovseyevitzruth@fundacionjumex.org +52 (55) 5395 2618–107
Maricruz Garrido maricruz@fundacionjumex.org +52 (55) 5395 2615–103

JAMES TURRELL: PASSAGES OF LIGHT
GALLERIES 1 & 2
NOV.22.2019–MAR.29.2020

MUSEO JUMEX
MIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA 303,
COLONIA GRANADA, 11520, MEXICO CITY

T.(55) 5395 2615 (55) 5395 2618
FUNDACIONJUMEX.ORG
Image: Gathas from series Curved Elliptical Glass, 2019. Museo Jumex, 2019. © James Turrell. Foto- Florian Holzherr
30
Gen

Sun Yuan & Peng Yu – If I Died

The St. Regis Rome e Galleria Continua rinnovano la loro proficua collaborazione con l’inaugurazione della terza esposizione, nel segno della ricerca artistica e del dialogo tra l’arte contemporanea e gli ospiti dell’albergo romano.

The St. Regis Rome e Galleria Continua sono lieti di annunciare che sarà il duo di artisti cinesi Sun Yuan & Peng Yu ad esporre nell’hotel della Capitale, presentando una selezione di opere collocate nella maestosa lobby per permettere un’interazione tra queste e gli ospiti. L’albergo romano si propone così ancora una volta come sede ideale per l’esposizione delle migliori testimonianze artistiche del panorama dell’arte contemporanea internazionale, ospitando i due artisti che lo scorso anno sono stati invitati dal curatore Ralph Rugoff a prendere parte alla 58° Biennale d’Arte a Venezia.

The St. Regis Rome è entrato nella sua “nuova era” riaprendo le porte nel novembre del 2018 dopo un meticoloso restauro. Con il progetto condotto in collaborazione con Galleria Continua, The St Regis Rome si fa portavoce del sostegno al partimonio artistico e culturale e ha dato vita a un ricco programma che consente al pubblico italiano ed internazionale di avvicinarsi ai capolavori dei migliori esponenti della scena artistica contemporanea.

Galleria Continua nasce nel 1990 a San Gimignano per iniziativa di Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo e trova sede negli spazi di un ex cinema, lontano dalle grandi città e dalle metropoli moderne, nel borgo senza tempo di San Gimignano, immerso nella storia.

Conosciuti internazionalmente per il carattere spesso destabilizzante e provocatorio delle loro opere e per l’uso di materiali singolari, Sun Yuan & Peng Yu hanno iniziato a collaborare in coppia dalla fine degli anni ’90. Il loro lavoro è incentrato sulla costante conferma del paradosso, sulla ricerca perpetua della dualità tra il bianco e il nero, tra realtà e menzogna, tra manifesto e celato. Le loro opere sono la dimostrazione di una costante analisi della vita attraverso l’esperienza a cui spesso anche il pubblico è invitato a partecipare nella volontà di trovare l’essenza e la sostanza che si nasconde dietro l’apparenza.

Le opere selezionate per l’esposizione al The St. Regis Rome sono tre: Teenager Teenager (2011); I didn’t notice what I am doing (2012) e If I Died (2013). Ad accogliere gli ospiti all’ingresso dell’hotel, I didn’t notice what I am doing, dove un rinoceronte e un triceratopo in vetroresina sono messi a confronto: lo spettatore stabilisce automaticamente connessioni e somiglianze tra i due animali che invece non hanno nessuna attinenza con la realtà né alcuna pertinenza scientifica. Al centro della lobby troneggia la scenografica If I Died, una figura umana – che ritrae la madre di Peng Yu – che, con gli occhi socchiusi e aria sognante, fluttua insieme a decine di animali a rappresentare come la donna immagini se stessa in una vita dopo la morte. Muovendosi verso gli spazi del LUMEN Cocktails & Cuisine, il visitatore è invitato a una riflessione sui limiti della comunicazione, sui conflitti generazionali ma anche sulla possibilità di cambiare e di proteggere ciò che abbiamo: in Teenager, Teenager si trovano, adagiati su divani in pelle, una serie di figure ben vestite con un ingombrante masso sulla testa che impedisce loro ogni tipo di visione.

Le opere, che rimarranno esposte fino al 26 aprile prossimo, sono un vero e proprio invito all’interazione con l’arte per gli ospiti, i viaggiatori globali e i cittadini romani: The St. Regis Rome si    riconferma così promotore di un rapporto di apertura verso il mondo dell’arte contemporanea, con la volontà di creare una sinergia tra amanti del bello, ispirare i visitatori e stimolare il dialogo con l’hotel.

Per maggiori informazioni su The St. Regis Rome potete visitare www.stregisrome.com Per maggiori informazioni su Galleria Continua potete visitare www.galleriacontinua.com

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Sun Yuan & Peng Yu
Sun Yuan nasce nel 1972 a Pechino. Peng Yu nasce nel 1974 a Heilongjiang, in Cina. Si formano negli stessi anni presso la Central Academy of Fine Arts di Pechino, città dove tuttora vivono e lavorano. Numerose le istituzioni pubbliche e private dove hanno esposto: 5° Biennale di Lione (2000); Triennale di Yokohama (2001); 1° Triennale di Guangzhou (2002); Today Art Museum, Pechino (2003); MAC Museo d’arte contemporanea, Lione (2004); Biennale di Kwangju (2004); MuHKA: Museo d’arte contemporanea, Anversa (2004); Kunstmuseum di Berna (2005); 51° Biennale di Venezia (2005); Biennale Liverpool (2006); 2° Biennale di Mosca (2007); Kunsthaus di Graz (2007); Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana (2008, 2009, 2011); The Saatchi Gallery, Londra (2008); The National Art Center, Tokyo (2008); Ullens Center for Contemporary Art – UCCA, Pechino (2009); 2° Biennale di Mosca (2009); Triennale di Aichi, Nagoya (2010); Biennale di Sydney (2010); Para\Site Art Space, Hong Kong (2011); The Pace Gallery, Pechino (2011); dOCUMENTA(13), Kassel (2012); Contemporary Art Center di Taipei (2012); Hayward Gallery, Londra (2012); PinchukArtCentre, Kiev (2013); Uferhallen, Berlino (2014); Qatar Museums (QMA), Doha (2016); Guggenheim Museum, New York (2016); 11° Biennale di Shanghai (2016); DMA- Daejeon Museum of Art, Daejeon (2017); Guggenheim Museum, Bilbao (2018); May You Live in Interesting Times, 58° Edition of Venice Biennale, Venice, Italy (2019).

Informazioni su St. Regis Hotels & Resorts
Con un blend tra classica raffinatezza e lusso contemporaneo, il brand St.Regis parte di Marriott International, Inc. rimane fedele al proprio impegno nel far vivere esperienze eccezionali presso 40 hotel e resort situati nei luoghi più esclusivi al mondo. Creato da John Jacob Astor IV, con l’apertura del primo St.Regis Hotel a New York oltre un secolo fa, il Brand di Hotellerie St.Regis è noto nel mondo per la propria cifra stilistica legata al lusso esclusivo, alla raffinata eleganza e al servizio altamente personalizzato, grazie all’impeccabile St Regis Butler. Per maggiori informazioni e nuove aperture, visitare stregis.com o seguire Twitter, Instagram e Facebook.

Informazioni su Marriott International, Inc.
Marriott International, Inc. (NASDAQ: MAR) è una società con sede a Bethesda (Maryland, Stati Uniti d’America) e conta circa 7200 proprietà e 30 brands in oltre 132 paesi. Marriott è una società di gestione e franchising di alberghi, oltre ad essere licenziataria di resort in multiproprietà. La società offre un travel program Marriott Bonvoy TM che sostituisce Marriott Rewards®, The Ritz-Carlton Rewards®, and Starwood Preferred Guest®(SPG). Per ulteriori informazioni si prega di visitare il sito web all’indirizzo www.marriott.com e per le ultime notizie visitate www.marriottnewscenter.com e @MarriottIntl su

Informazioni su Galleria Continua
Galleria Continua ha aperto a San Gimignano nel 1990, su iniziativa di tre amici: Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo. Trovando sede negli spazi di un ex cinema, Galleria Continua si è affermata e ha prosperato in una posizione del tutto inaspettata, lontano dalle grandi città e dai centri urbani ultramoderni, in un borgo – San Gimignano – ricco di storia, senza tempo. Questa scelta del luogo ha permesso di sviluppare nuove forme di dialogo e simbiosi tra geografie inaspettate: rurali e industriali, locali e globali, arte del passato e arte di oggi, artisti famosi e emergenti. Rimanendo fedele a uno spirito di evoluzione perpetua e impegnato a interessare il più vasto pubblico possibile nell’arte contemporanea, nel corso di quasi un trentennio Galleria Continua ha costruito una forte identità attraverso i suoi legami e le sue esperienze. Questa identità è fondata su due valori: generosità e altruismo, che si trovano al centro di tutti i rapporti con gli artisti, il pubblico in generale e il suo sviluppo nel suo complesso. Galleria Continua è stata la prima galleria straniera con un programma internazionale ad aprire in Cina nel 2004 e tre anni dopo, nel 2007, ha inaugurato un nuovo sito particolare per le creazioni di grandi dimensioni – Les Moulins – nella campagna parigina. Nel 2015 la galleria ha intrapreso nuovi percorsi, aprendo uno spazio a L’Avana, a Cuba, dedicato a progetti culturali volti a superare ogni frontiera. Galleria Continua è un desiderio di continuità tra i secoli, l’aspirazione ad avere una parte nella scrittura della storia del presente, una storia sensibile alle pratiche creative contemporanee e che custodisce il legame tra passato e futuro, e tra individui e geografie diverse e inusuali.

Contatti stampa:
Per The St. Regis Rome
Sara Migliore, Director of Communications Italy, Marriott International
Sara.Migliore@marriott.com
+39 335 775 6847

Per Galleria Continua
Silvia Pichini, Communications Director
press@galleriacontinua.com
+39 347 453 6136

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28
Gen

Mario Schifano. Qualcos’altro

Le forme schematiche di Schifano si andavano
sempre più precisando come campo;
le tele orlate da contorni rettangolari, ad angoli smussati,
somigliavano a uno schermo preparato a ricevere,
o ad un video appena acceso, che stia riscaldandosi;
o se si vuole all’inquadratura di un reflex fotografico,
che debba dettagliare una zona di veduta…

(M. Calvesi, cat. mostra Galleria Odyssia, Roma 1963)

La galleria Gió Marconi ha il piacere di presentare la mostra Mario Schifano. Qualcos’altro dedicata ad un nucleo di monocromi compresi tra il 1960 e il 1962, curata da Alberto Salvadori e in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano.

L’artista comincia a realizzare questi smalti su carta intelata a partire dal 1959, dopo alcune esperienze informali.
Li presenta per la prima volta a Roma, alla galleria la Salita (1960), nella collettiva 5 pittori cui partecipano Giuseppe Uncini, Tano Festa, Francesco Lo Savio e Franco Angeli, e successivamente, in una personale alla Tartaruga (1961).
In anticipo rispetto ad altri protagonisti della scena romana, Schifano intende con i suoi monocromi non solo azzerare la superficie del quadro, anche come risposta all’informale, ma attribuirle un altro punto di vista, “inquadrarla”, proporre un nuovo modo di vedere e di fare pittura.
Il primo a capire che la superficie dei monocromi è semplicemente uno schermo sarà Maurizio Calvesi che così scrive nel catalogo della mostra alla Galleria Odyssia (1963): “Erano quadri originalissimi: verniciati con una sola tinta o due, a coprire l’intero rettangolo della superficie o due rettangoli accostati… Un numero o delle lettere (ma solo talvolta) isolati o marcati simmetricamente; qualche gobba della carta, qualche scolatura: il movimento della pittura era tutto lì.”
Comune denominatore di un’intera generazione di artisti da Lucio Fontana a Enrico Castellani, da Piero Manzoni a Yves Klein, il monocromo non è una novità tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta e Schifano ne è perfettamente consapevole.
“Pensavo che dipingere significasse partire da qualcosa di assolutamente primario…”, racconta l’artista, “I primi quadri soltanto gialli con dentro niente, immagini vuote, non volevano dir nulla. Andavano di là, o di qua, di qualsiasi intenzione culturale. Volevano essere loro stessi… Fare un quadro giallo era fare un quadro giallo e basta”.
Azzeramento del gesto e del senso, dunque, un semplice pretesto per fare una pittura che riparta da zero, un incipit a qualcosa di diverso.
La grammatica dei monocromi di Schifano è molto semplice: smalti industriali dall’effetto lucido e coprente; colore “grondante” steso in maniera libera e non uniforme sulla ruvida superficie della carta da pacchi. L’intento è dare l’idea di una pittura da cartellone pubblicitario.
La superficie dei quadri, dai colori accesi e privi di sfumature, alla stregua di una lastra fotografica, prelude all’impressione di nuove immagini: è un nuovo spazio da indagare, un campo di germinazione che si dispone a produrre qualcos’altro.
L’emblematico titolo di questa mostra si riferisce a un’opera del 1960 che Schifano realizza appena ventiseienne e a un polittico del 1962 che figura tra le opere esposte.
Con efficace sinteticità da messaggio pubblicitario Qualcos’altro sta forse a indicare che ciò che l’artista intendeva dipingere doveva essere diverso da quanto si vedeva in giro; ma è anche un intento programmatico espresso in due parole: il monocromo, inteso come tabula rasa, è già pronto a trasformarsi in luogo di proiezione, campo fotografico in cui si metteranno a fuoco dettagli, particolari, frazioni di immagini.

Qualcos’altro ha un sapore quasi profetico, se si pensa che questi “schermi” si riempiranno presto dei nuovi segni della vita moderna. È alla luce di tutto questo che la mostra si concentra sui monocromi, a sessant’anni dalla loro nascita, in quanto tappa cruciale del cammino creativo di Mario Schifano e genesi della sua invenzione pittorica.

Alle opere verrà affiancato un nucleo di lavori su carta degli stessi anni e, per l’occasione, sarà pubblicato un giornale della mostra in formato tabloid con contenuti inediti dell’artista e un contributo di Riccardo Venturi e Alberto Salvadori.

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20
Gen

Blanc sur Blanc

Gagosian is pleased to present Blanc sur Blanc, a group exhibition.

A century ago, Kazimir Malevich’s Suprematist paintings heralded a revolutionary new interpretation of white, in which total abstraction suggests the utopian and the infinite. Since then, artists have deployed the achromatism of whiteness in an endless range of formal and symbolic ways, evoking states of emptiness and effacement, and summoning the raw potential of the blank page. Working in different contexts and with different ends in mind, the artists in Blanc sur Blanc find unexpected power and substance in what appears at first to be an absence or lack.

In 1946, Lucio Fontana and his students drafted the Manifesto Blanco, a vision for a fundamentally new method of artistic production that demanded that artists engage with the real-world physicality of their materials instead of treating the canvas as an illusory, self-contained space. It was out of this impulse that Fontana produced Concetto Spaziale, Attese(Spatial Concept, Waiting, 1966), one of his first slashed canvases. For Fontana, the painting’s allover coat of white formed a blank screen and acted as a vehicle for heightened drama, with any connotations of purity or tranquility disrupted by his forceful incisions.

During the last decade of his life, Andy Warhol broke with the visual and conceptual language of Pop art to produce idiosyncratic takes on abstract and gestural painting. Abstract Painting (1982) is one such work. Measuring forty inches square—the same dimensions that Warhol used previously for his notorious Society Portraits—the canvas is veiled in a white wash that permits only tantalizing glimpses of multicolored swirls beneath.

LEAN (2005) exemplifies Rachel Whiteread’s practice of concretizing negative space in order to memorialize it. Here she has cast the interiors of various cardboard boxes in plaster of paris as a somewhat wistful tribute to the banal, quotidian container. The resulting geometric accumulation of minimalist white slabs is propped up casually against the gallery wall, ghostlike yet palpable.

Also on view are three recent pieces by Paris-based artist Sheila Hicks, whose textile works incorporate yarn-based techniques from diverse cultures. While Hicks’s oeuvre is characterized by intense color, she also works with natural undyed fibers. Here she has fashioned spheres, woven rectangular canvases, and tumbling cascades of linen in neutral shades that exude a tactile yet meditative calm.

Blanc sur Blanc includes works by Jean (Hans) Arp, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Edmund de Waal, Lucio Fontana, Theaster Gates, Diego Giacometti, Wade Guyton, Simon Hantaï, Sheila Hicks, Thomas Houseago, Y.Z. Kami, Imi Knoebel, Bertrand Lavier, Sol LeWitt, Sally Mann, John Mason, Olivier Mosset, Giuseppe Penone, Seth Price, Paolo Scheggi, Setsuko, Rudolf Stingel, Cy Twombly, Andy Warhol, Franz West, and Rachel Whiteread, among others.

BLANC SUR BLANC
January 16–March 7, 2020

Gagosian
4 rue de Ponthieu, Paris

Image: Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1966