Camera d’Arte

26
Lug

La forma dell’oro

BUILDINGBOX presenta dal 3 luglio al 30 luglio 2021 un’opera di Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972), settima artista de La forma dell’oro, progetto espositivo annuale a cura di Melania Rossi, che indaga l’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea attraverso le opere di dodici artisti invitati a misurarsi con il tema prescelto. Le installazioni sono visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dalla vetrina di via Monte di Pietà 23 a Milano.

Concepita dall’artista site specific, la scultura vuole innescare un gioco sottile tra ciò che è immediatamente visibile e ciò che è assente, tra materiale e immateriale, mandando in cortocircuito il meccanismo automatico con cui interpretiamo un oggetto in uno spazio. La pratica artistica di Delphine Valli ricerca da sempre le tensioni, i confini e le relazioni inaspettate tra l’opera e il luogo in cui si trova, mettendo in dialogo elementi architettonici, parti scultoree, geometrie dipinte e il vuoto come dimensione poetica di osservazione. L’artista crea forme ambigue e instabili, che seppur con un’estetica pulita e minimale, pongono l’osservatore nella “scomoda” posizione di ricercare punti di vista diversi, instaurando un rapporto inedito con la realtà conosciuta. Il concetto di “non definito” è centrale nei lavori di Delphine Valli, il potenziale insito nelle forme aperte favorisce letture e significati multipli che l’artista ricerca senza mai provocare o forzare, ma piuttosto minando, delicatamente, la solidità delle cose. Le installazioni sono spesso accompagnate da testi scritti dall’artista, che ci invitano ad uscire da interpretazioni prestabilite.

Nel caso di Cosmic Attraction, la geometria scultorea sospesa nello spazio della vetrina manca di alcune parti che l’occhio dell’osservatore tende a completare in maniera automatica. Nel notare questo meccanismo della visione, passiamo dall’attenzione al dettaglio alla visione d’insieme e viceversa, cercando strategie percettive per raggiungere un nuovo punto di equilibrio. Il colore oro emerge tra le ossidazioni dell’ottone, ottenute dall’artista usando acidi, fuoco e acqua piovana; le reazioni del metallo possono essere controllate solo in parte e proprio in questa casualità guidata sono sottese la poetica e l’estetica del lavoro. L’oro stesso, che riesce a raggiungere la superficie della Terra dalle regioni più profonde del pianeta, sarebbe stato originato da uno scontro cosmico non ancora del tutto spiegato. Interrogandoci sulla sua natura alchemica, siamo inevitabilmente portati a chiederci da dove veniamo, dove stiamo andando. Il testo Dark Matter – che accompagna l’opera fisica ed è leggibile di seguito e attraverso il QR code stampato sulla vetrina – descrive il nostro camminare nella realtà quotidiana e allo stesso tempo ci invita ad elevare la nostra visione dalla strada fino alle stelle.

Nel lavoro di Delphine Valli l’oro non è mai “vero”, che sia vernice spray, ottone o bronzo, è usato dall’artista per evocare il mistero del cosmo e dell’esistenza.

Niente è meno certo dell’improbabile, meno ovvio dell’imprevisto e a volte tutto è arido, camminiamo per le strade, sui marciapiedi, concepiamo muri, cartelli, semafori, negozi, taxi, ombrelli, ruote, fiori, agende, borse, occhiali, targhe, ecc. non concepiamo nient’altro al di là di questo orizzonte solido e fattuale, sta tutto lì, nel mondo comune – finito, definito, determinato, ineluttabile. Rimaniamo materialisti, per carità, ma per guadagnare un po’ di altezza, ci ricordiamo che siamo su un pianeta, in una galassia, che ci sono cento miliardi di pianeti nella nostra galassia, che ci sono forse due trilioni di galassie nell’universo, lune, comete e stelle a bizzeffe… ma non cambia nulla. Siamo tanto stupidi quanto un martello senza chiodi o un pozzo senza fondo. Delphine Valli

   

BUILDINGBOX dedica la stagione 2021 al progetto La forma dell’oro, un’esposizione in dodici appuntamenti con cadenza mensile, a cura di Melania Rossi. La mostra vuole dare una panoramica sull’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea, attraverso dodici installazioni di artisti che alludono al “re dei metalli” con modalità e pratiche diverse. Definito “carne degli dei” dagli antichi egizi, oggetto simbolo della discordia nel mito greco, l’oro diviene nell’interpretazione cristiana sia emblema della manifestazione divina, sia incarnazione della vanità terrena e dei vizi umani. Un fatto è certo: nel corso dei secoli, questo elemento naturale ha conservato un alto valore espressivo tanto nella sfera del sacro, quanto in quella del profano. Nella tradizione rappresentativa, l’oro è definito da una polifonia di metafore che vanno dal divino al demoniaco, dallo spirituale al materiale, dalla perfezione alla corruzione. Lo spettro della sua potenza simbolica è tale da arrivare persino ad alludere all’assenza, alla negazione dello spazio-tempo e della gravità. I pittori d’epoca medievale e del primo Rinascimento se ne servivano per rappresentare ciò che eccede la realtà materiale e supera l’uomo. L’aura mistica propria di tecniche antiche quali il fondo oro, il lustro e la doratura rappresentano l’imprescindibile punto di partenza per tutti gli artisti che ancora oggi scelgono di inserire quest’elemento nella loro prassi artistica. Che tipo di fascino esercita l’oro nel mondo odierno? A quali scopi se ne serve l’arte contemporanea? Tutti lucenti nella loro doratura, le opere e i lavori site specific degli artisti selezionati da Melania Rossi (in oro vero o falso, oppure in bronzo, ottone, plastica, ceramica, vetro, carta) richiamano inevitabilmente la tradizione storico-artistica, portando al contempo la personale ricerca di ogni autore. Ciascun artista offre infatti un punto di vista diverso sul metallo nobile, osservato con seduzione alchemica o volontà dissacratoria. Alcuni, considerandolo un colore, ne hanno studiato le proprietà pittoriche; altri, considerandolo un materiale plastico, ne hanno indagato le potenzialità scultoree. Altri artisti, invece, hanno operato dei ribaltamenti di senso rispetto ai significati mitici, filosofici e letterari assunti dall’oro lungo le epoche. La forma dell’oro è dunque una mostra fatta di eccezioni: qui, è tutto oro quel che luccica. La mostra si compone di un’installazione al mese per dodici mesi, visibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24, nella vetrina BUILDINGBOX. Un confronto senza pause tra diversi ed eccellenti modi di intendere l’aurum, metallo nobile, eterno e incorruttibile nella sua natura più pura.

Cenni biografici
Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972) vive e lavora a Roma dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti in Scultura nel 2002.
La sua ricerca artistica ha origine dalla fascinazione provata nell’osservare l’ambiente circostante; sollecita l’apparente immutabilità delle cose. Esplora le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e spazi privati, pubblici e istituzionali tra i quali: MANIFESTA13, Maison R&C, Marsiglia; a Roma, AlbumArte, Institut Français, MAXXI, Accademia Nazionale di San Luca, Ex Elettrofonica; Seminaria Sogninterra, Festival Biennale di Arte Ambientale, Maranola (FM); Jade Carving Art Museum, Suzhou, Cina; Digital District, Paris; Ex Convento Domenicano, Muro Leccese; CIAC, Genazzano; Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia; Festival Euromediterraneo, Altomonte; Ninni Esposito arte contemporanea, Bari; MuseoLaboratorio, Città Sant’Angelo.
Insegna Tecniche Performative per le Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Roma.

BUILDING
via Monte di Pietà 23, Milano www.building-gallery.com

La forma dell’oro
a cura di Melania Rossi
da gennaio 2021, 12 artisti in 12 mesi

BUILDINGBOX
via Monte di Pietà 23, 20121 Milano

Visibile 24/7
3 luglio 2021 – 30 luglio 2021

Delphine Valli
Cosmic Attraction, 2021
ottone, argento, acido, fuoco, pioggia 299 x 35 x 35 cm

Ufficio stampa
ddlArts | T +39 02 8905.2365
Alessandra de Antonellis | E-mail: alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 3637.388 Ilaria Bolognesi | E-mail: ilaria.bolognesi@ddlstudio.net | T +39 339 1287.840
Elisa Fusi | E-mail: elisa.fusi@ddlstudio.net | T + 39 347 8086.566

Immagine in apertura: Cosmic Attraction Delphine Valli 2021_credito foto Luis Do Rosario

16
Giu

KIMERE | Vania Elettra Tam

Per aprire la stagione degli eventi 2021 la galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni propone Kimere, la mostra di una delle artiste che meglio rappresentano le scelte culturali della galleria stessa: Vania Elettra Tam.

Sono tanti anni che contribuisco alla diffusione del suo lavoro e ne sono orgogliosa, specie quando sono testimone di tante evoluzioni, sia personali che pittoriche. Gli ultimi lavori di Vania, infatti, parlano di una nuova consapevolezza interiore, una Verità che esplode nelle forme e nei colori delle sue opere, una maturità della donna prima ancora che dell’artista. Questo periodo di lunghe chiusure ha prodotto tanti disastri ma anche tanti gioielli: il cambiamento vero, lì dove possibile, delle nostre menti e delle nostre coscienze verso un futuro migliore, possibile e sostenibile, se solo recuperassimo la nostra consapevolezza sociale… dovremmo imparare dagli animali, e riprendere il nostro posto di uomini integrati nel ciclo della Natura, al fine di collaborare al bene della collettività. È un concetto che Vania esprime in pieno con tutta la sua cifra pittorica e personale, pur senza perdere, anche se espresso in modo più delicato ed elegante, il suo puro umorismo”. Maria Gabriella Damiani

Ecco come Carlo Micheli presenta quest’ultimo ciclo pittorico di Vania Elettra Tam:
Vi sono animali che vivono in società organizzate, dove ogni individuo ha un ruolo prestabilito e lavora per il bene comune: le termiti, le formiche, le api… no, inutile cercare l’uomo nell’elenco, l’uomo non sa ragionare in termini di sacrificio personale, bene comune, crescita collettiva… Tanto meno lo sanno fare i politicanti di mestiere. Vania Elettra Tam ha un dono raro: sa vedere oltre la barriera dei comunicati ufficiali, sa cogliere la realtà del momento, spesso volutamente offuscata e, ancor più, sa intuire ciò che sarà, attraverso l’infallibile sfera di cristallo della sua arte. Così, fluttuando tra lo stato onirico, la razionalità e la creatività, Vania ha immaginato una società matriarcale, sull’esempio del sistema organizzativo proposto dagli insetti sociali, (contrapposti alla dannosità degli inutili parassiti) e in sostituzione del fallimentare modello maschile. Nel ciclo “Kimere”, donne-regine dirigono società ispirate a formiche, termiti, api, a delineare mondi perfetti, vere e proprie utopie sostenibili.Sintesi profonde, espresse con chiarezza e ironia, come nel caso del castoro, costruttore e riutilizzatore, capace di “fare diga” contro le difficoltà. L’ autoritaria figura femminile (coi capelli raccolti a coda di castoro) incarna l’alternativa per una ricostruzione sostenibile, espressa dall’accostamento tra gli igloo di Merz e le tane dei Castori, in una sorta di ribaltamento logico, a suggerire come la realtà debba rifarsi all’arte e non viceversa. Il messaggio si fa più sorridente e giocoso allorché la “cacciatrice di utopie” si trova al cospetto degli uccelli tessitori, mimetizzata con un copricapo a forma di nido, in perfetta armonia con la natura e nel rispetto delle diversità. Un richiamo alla responsabilità di ognuno, alla necessità di ricostruire al meglio, di ripartire nella consapevolezza che “l’arte lo dice prima, l’arte lo dice meglio…”.

KIMERE | Vania Elettra Tam
a cura di Gabriella Damiani
presentazione Carlo Micheli
26 giugno – 10 luglio 2021

Inaugurazione sabato 26 giugno 2021
Orario Visita: tutti i giorni 10-13 e 17-21

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager Amalia Di Lanno

www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com

 

09
Giu

Laura Grisi – The Measuring of Time

The exhibition The Measuring of Time, conceived for Muzeum Susch, is the first, wide-reaching retrospective dedicated to the artist who died in 2017. The title of the show derives from a 16 mm film depicting the solitary artist on a sandy beach, amidst who is making a Sisyphean action that apparently has no end, beyond time. Over and above the display of important works from the 1960s through the 1980s and the presentation of documents that are fundamental to the artist’s research and travels, the exhibition will be the occasion for a reconstruction of several environments dedicated to natural phenomena (such as fog, rain, wind, etc.) that have not been on view since the turn of the 1960s and 1970s when they were presented by Laura Grisi.

Occupying a distinct position that is difficult to pinpoint within any single artistic trend of the 1960s-70s, Laura Grisi’s oeuvre now appears as one of the most original and personal cases of conceptual art and diagrammatic thought (both sensory and mental), in which reasoning is shown through icons and by means of visual representations.

In her diverse practice which could be subsumed as revolving around the topic of the ‘journey’ (be that with respect to remote locations she visited or the multiplicity of mediums used), Laura Grisi embodies the sort of stateless and nomadic female subject who defies the politics of identity, the notion of unambiguous representation as well as the unidirectionality of passing time.

Born in Rhodes, Greece, in 1939, educated in Paris and living between Rome and New York, Laura Grisi spent long periods of her life in Africa, South America and Polynesia. This involvement with cultures beyond those of the Western world would leave an indelible mark on her own practice increasingly focused on the search for a cosmic thought or the ‘science of the concrete’, as Levi-Strauss would have it. In the same way, despite choosing photography as the primary method of her research, she subsequently moved to ‘variable painting’ (with sliding panels and neon tubes), followed by dynamic, environmental installations in which she artificially reproduced natural phenomena, in order to ultimately arrive at a descriptive, verbal form and mathematical language as a conceptual tool, which she employed to explore the mechanisms of human perception and knowledge. Laura Grisi’s body of work is a titanic effort to account for the breadth, the multiplicity, the imperceptible nature, as well as the infinite proliferation, of all things possible, the starting point for which are the precise constraints, paradoxical gaps, linguistic and semiotic limitations, in accordance with an approach that is close to the Nouveau Roman, the Nouvelle Vague cinema, and the French Oulipo group.

The tension between the macro and micro scale, between data and the potentiality (the system and contingency, the universal and particular, the past and the future) is enacted each time with radical politics of attention: to the minimal, the marginal, to zero degrees, with four pebbles, the sound of water dripping, the color of mango leaves, the direction of the wind, the perceptive passage between sensations, the sounds made by the movement of ants on the ground. Such extreme attention is always the subject of a solitary anthropological ritual whose cultural coordinates elude us: counting grains of sand, measuring the strength of the wind, distilling sensory perceptions, re-photographing photographs, permuting things and objects, listening to the inaudible – as if the immeasurable was always the ultimate data of an unflagging measuring process, as if signs and languages would be an initial limit of the possible. “Her work – as Lucy Lippard wrote in 1979 – balances between choices and lack of choices. She chooses the usually permutational system and then takes what it gives her”.

Laura Grisi The Measuring of Time

5th June, 3 – 6 PM – December 2021

Curated by Marco Scotini

in collaboration with Krzysztof Kosciuczuk

Muzeum Susch
Surpunt 78
CH-7542 Susch
Switzerland
T. +41 (0)81 861 03 03
E. info@muzeumsusch.ch

http://www.muzeumsusch.ch/

21
Mag

Agostino Bonalumi – Small games

Cardi Gallery annuncia a Milano l’apertura della mostra di Agostino Bonalumi “Small Gems”,dedicata ad una speciale selezione di lavori di piccole dimensioni che l’artista ha realizzato durante tutto l’arco della sua carriera.

Si tratta di una mostra ufficiale, realizzata in collaborazione con Archivio Bonalumi, che rappresenta un’occasione davvero unica per vedere un insieme di opere raramente esposte.

Bonalumi è stato una delle figure che maggiormente hanno segnato la scena artistica italiana a partire dagli anni Sessanta. Ha preso parte al dibattito culturale sviluppatosi intorno a quegli anni contribuendo in modo determinante, insieme con Enrico Baj, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, al superamento del linguaggio informale in nome di una nuova oggettualizzazione dell’opera d’arte. A partire dal 1959Agostino Bonalumi ha cominciato a realizzare opere sagomate utilizzando la tela estroflessa ottenuta tramite l’uso di elementi in legno o acciaio posti dietro la tela. Una caratteristica stilistica che rimarrà invariata negli anni e cheporterà l’artista a cimentarsi sia in ambito scultoreo sia in quello ambientale/architettonico.

Attraverso le opere in mostra si potrà ripercorrere il percorso concettuale e progettuale di Bonalumi, dalle tele estroflesse fino alla produzione scultorea. Gli esiti raffinati della ricerca dell’artista sono qui raggiunti anche grazie a una dimensione più intima, in cui egli riversa il proprio approccio metodologico. Una produzione, quella delle opere di piccolo formato, che ha sempre avuto una sua propria individualità e che ha visto l’artista sperimentare con diversi materiali: oltre che la tela estroflessa, per esempio anche con la ceramica e il bronzo. I lavori in mostra non sono né modelli preparatori né bozzetti di opere di maggiori dimensioni: al contrario, nascono dalla stessa prassi e, talvolta, ne condividono la conformazione. Spesso, le opere di piccolo formato sono realizzate successivamente a quelle più grandi, come se le dimensioni ridotte permettessero all’artista di delineare meglio l’idea progettuale alla base di queste ultime.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 27 maggio al 6 agosto 2021 ed accompagnata da una pubblicazione di oltre trecento pagine a colori, a cura di Antonella Soldaini con Veronica Locatelli.

È per me un grande piacere aver collaborato con Fabrizio Bonalumi e lo stesso Archivio Bonalumi nellorganizzazione di questa mostra che verrà accompagnata da un importante libro, il quale analizzerà il lavoro delle piccole gemme dellartista: un’ulteriore dovuta celebrazione ad una delle figure chiave del Dopoguerra italiano” spiega Nicolò CardiGroup CEO & President di Cardi Gallery. “Questa mostra fotografa una spetto particolare dell’artista, mai presentato e analizzato prima in una forma così analitica. Si tratta di una grande occasione che sono felice di condividere con Cardi Gallery, di cui ho tanta stima” aggiunge Fabrizio Bonalumi, Presidentedell’Archivio Bonalumi.

Agostino Bonalumi nasce a Vimercate (MB) nel 1935. Dopo gli studi di disegno tecnico e meccanico, si dedica alla pittura da autodidatta, iniziandoa mostrare i propri lavori fin da giovanissimo. Dal1958 inizia il sodalizio con Enrico Castellani e Piero Manzoni, con i quali espone prima alla Galleria Pater di Milano, e poi in altre occasioni a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo Nuova Scuola Europea. Dal 1965 inizia un lungo sodalizio con Arturo Schwarze Gillo Dorfles. Dal 1966 è rappresentato in esclusiva dalla Galleria del Naviglio, gestita da Renato Cardazzo: nel 1973 le Edizioni del Naviglio publicano un’ampia monografia su Bonalumi a cura di Gillo Dorfles. Partecipa alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere nel 1966 e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studio e lavoro nell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove la galleria Bonino di New York organizza una personale dedicata al suo lavoro. Nel 1967 è invitato alla  Biennale di São Paulo e nel 1968  alla Biennale dei Giovani di Parigi. Nel 2002 l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma conferisce ad Agostino Bonalumi il Premio Presidente della Repubblica alla carriera. Diventato uno dei più riconosciuti esponenti dell’arte italiana del Novecento, durante la sua carriera ha realizzato anche lavori di pittura-ambientale e scenografie per il teatro. Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013.

AGOSTINO BONALUMI
SMALL GEMS

27 maggio – 6 agosto 2021

Cardi Gallery, Corso di Porta Nuova 38, Milano

 

Lara Facco P&C
E. press@larafacco.com
www.larafacco.com

Immagine in copertina: Agostino Bonalumi, Bianco e nero, 1968, 33 x 48 cm Cirè estroflesso. Courtesy of Archivio Bonalumi

04
Mag

Maurizio Cattelan – Breath Ghosts Blind

Pirelli HangarBicocca presents the solo show by Maurizio Cattelan Breath Ghosts Blind, a unique site-specific project, running from July 15, 2021 to February 20, 2022.

Curated by Roberta Tenconi and Vicente Todolí, the exhibition symbolically represents the cycle of life and gives the audience an insight into collective and personal history, always poised between hope and failure, matter and spirit, truth and fiction.

Over his 30-year-long career, Maurizio Cattelan(b. Padua, 1960), one of the most influential artists of his generation, has staged actions that are often considered provocative and irreverent. His works highlight the paradoxes of society and reflect on political and cultural scenarios with great depth and insight. By using iconic images and a caustic visual language, his works spark heated public debate, fostering a sense of collective participation. Conceiving artworks inspired by images that draw on historical events, figures or symbols of contemporary society—sometimes recalled even in its most disturbing and traumatizing sides—the artist invites the viewer to change perspective and to acknowledge the complexity and ambiguity of reality.

Specially conceived for the spaces of Pirelli HangarBicocca, Breath Ghosts Blind brings together a revised configuration of a historical piece with new artworks for the first time presented in the Navate area, transforming it into a monument beyond time. The solo show unfolds in a series of acts dealing with existential concepts such as the fragility of life, memory, the individual and collective sense of loss. Amongst symbolic references and images that belong to our collective imagery, the unique site-specific project challenges the current system of values.

Breath Ghosts Blind is the culmination of a project the artist has been working on for a long time and it celebrates his return to Milan after more than ten years. Taking place in the city that has already been home to several of his most significant interventions—from Untitled(2004), the debated installation in Piazza XXIV Maggio, to the monumental public sculpture L.O.V.E (2010)—the show pursues Cattelan’s visionary reflections towards the most disorienting aspects of everyday life.

The catalog
The exhibition will be accompanied by a monographic publication encompassing critical essays by Francesco Bonami and Nancy Spector on Cattelan’s practice, together with a conversation between the artist and the curators Roberta Tenconi and Vicente Todolí. Alongside a rich photographic documentation of the exhibited artworks, the volume will also include reflections on themes that emerge in the show through the gaze of philosophers, theologians and writers such as Arnon Grunberg, Andrea Pinotti and Timothy Verdon.

The exhibition program
The exhibition is part of the program devised by Artistic Director Vicente Todolí together with the curatorial department: Roberta Tenconi, Curator; Lucia Aspesi, Assistant Curator; and Fiammetta Griccioli, Assistant Curator. Concurrently, the exhibition Digital Mourning by Neïl Beloufa, on view in the Shed space, is now extended until January 9, 2022

Maurizio Cattelan
Breath Ghosts Blind
July 15, 2021–February 20, 2022

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese, 2
20126 Milan
Italy
Hours: Thursday–Sunday 10:30am–8:30pm

T +39 02 6611 1573
info@hangarbicocca.org
pirellihangarbicocca.org

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