Category: performance

14
Feb

Goshka Macuga

Fondazione Prada presenta a Milano la mostra di Goshka Macuga “To the Son of Man Who Ate the Scroll” dal 4 febbraio al 19 giugno 2016 negli spazi del Podium, della Cisterna e della galleria Sud. Il progetto è stato ideato da Goshka Macuga che nella sua ricerca artistica ricopre i ruoli normalmente distinti dell’autore, curatore, collezionista, ricercatore e ideatore di mostre. Macuga descrive queste categorie normalmente associate alla sua pratica come definizioni che “descrivono e individuano la sua posizione all’interno di una tassonomia della storia dell’arte”. L’artista opera nel punto d’incontro tra discipline diverse come la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura e il design. Esplora le modalità e le motivazioni con cui ricordiamo eventi personali e culturali, concentrando l’attenzione sullo sviluppo di complessi sistemi di classificazione in grado di dare forma e tramandare la conoscenza, in tempi caratterizzati da una tecnologia in costante evoluzione e da una saturazione di informazioni.
“To the Son of Man Who Ate the Scroll”, concepito dall’artista per gli spazi della Fondazione Prada, esplora questioni fondamentali come il tempo, l’origine, la fine, il collasso e la rinascita. Osservando l’angoscia che accomuna l’umanità di fronte all’idea della propria estinzione, Macuga si pone un interrogativo essenziale: quanto è importante affrontare la questione della “fine” nel contesto della pratica artistica attuale? La capacità di pensare l’universo in maniera astratta e oggettiva e di concepire noi stessi come esseri umani ci permette di determinare l’epoca in cui viviamo come una delle molte ere dell’universo e di immaginare un’esistenza dopo di noi, un universo senza l’uomo. All’interno di questo scenario apocalittico, alcuni studiosi hanno riflettuto sul ruolo della tecnologia e dei robot come fattori che potenzialmente contribuiscono all’estinzione dell’umanità e alla loro successiva dominazione sul mondo. Il “man-made man” (l’uomo perfetto prodotto dall’uomo) potrebbe trasformarsi in una delle maggiori minacce nei confronti del suo stesso creatore e proprietario. Non a caso nel corso della storia il potere della tecnologia ha generato nell’uomo fantasie, preoccupazioni e paure, come dimostra l’invenzione di figure mitologiche quali Prometeo o di personaggi letterari come il mostro di Frankenstein.
La mostra di Macuga segna il culmine di una sua lunga e approfondita ricerca finalizzata a elaborare una metodologia di categorizzazione di materiali e informazioni attorno a questi temi. L’artista considera l’arte della retorica e la memoria artificiale come strumenti interconnessi, in grado di organizzare e far progredire la conoscenza. Concepita originariamente nell’antica Grecia, la retorica è stata celebrata nel Rinascimento non solo come una tecnica finalizzata alla formulazione di discorsi, dibattiti, ragionamenti, ma anche come uno strumento per organizzare le idee attraverso la costruzione della conoscenza e delle tecniche mnemoniche. L’Ars memorativa getta le basi della memoria artificiale estendendo e sviluppando la memoria naturale attraverso visualizzazioni complesse che richiamano informazioni specifiche. L’influenza di questa macro-struttura risuona nella mostra “To the Son of Man Who Ate the Scroll”, in cui sono inclusi riferimenti all’arte della retorica e alle tecniche mnemoniche. Continue Reading..

22
Gen

Bill Beckley. Elements of Romance. Works from The Seventies

Giovedì 21 gennaio presso lo Studio Trisorio, in via Riviera di Chiaia 215 a Napoli, sarà inaugurata la mostra di Bill Beckley Elements of Romance. Works from The Seventies.

Negli anni Settanta Bill Beckley è stato uno degli iniziatori e dei protagonisti del movimento della Narrative Art e membro del gruppo 112 Greene Street, nato in risposta al Minimalismo di Robert Morris, Carl Andre e Sol LeWitt. Ha utilizzato tecniche e materiali diversi associando sempre testi e immagini che in alcuni casi sono anche messi in relazione con azioni performative e installazioni.

Oltre a lavori storici come Myself as Washington (1969), Cake Story (1974), Paris Bistro (1975), Mao Dead (1976), Kitchen (1977), Deirdre’s Lip, (1978), Shoulder Blade, (1978) che possono essere considerati manifesti della Narrative Art, saranno in mostra acquerelli e studi preparatori.

Attraverso immagini di forte impatto visivo e testi iconici, ognuno di questi lavori apre il varco all’immaginazione conducendoci in un racconto che intreccia frammenti di esperienze e ricordi personali, stralci di Storia e altre narrazioni.

I lavori fotografici esposti sono gli ultimi esemplari realizzati con la tecnica di stampa cibachrome, oggi non più riproducibile, che Beckley ha scelto per la resa sensuale e splendente dei colori.

L’artista sarà presente all’inaugurazione.

La mostra si potrà visitare fino al 21 marzo 2016.

Biografia
Bill Beckley è nato ad Amburgo, in Pennsylvania nel 1946. Vive e lavora a New York. Ha esposto al MOMA, al Museo Solomon R. Guggenheim, al Whitney Museum of American Art (1979), a Documenta/Kassel (1976), alla Biennale di Parigi (1973) alla Biennale di Venezia (1975). Le sue opere sono nelle collezioni permanenti di istituzioni pubbliche e private in diverse parti del mondo: Museum of Modern Art di New York, Whitney Museum of American Art, Solomon R. Guggenheim Museum, Smithsonian American Art Museum, Museum of Fine Arts di Boston, Tate Modern di Londra; Daimler Collection di Stoccarda, collezione Hoffman di Berlino, Morton Neumann Family Collection di Washington, collezioni degli artisti Jeff Koons e Sol LeWitt. È rappresentato in Italia dallo Studio Trisorio con cui collabora fin dal 1986, anno della personale Gardens of Pompeii. Un’opera della stessa mostra è attualmente esposta al Museo MADRE di Napoli.

Studio Trisorio
Riviera di Chiaia 215
80121 Napoli
tel/fax +39 081 414306
info@studiotrisorio.com

24
Dic

GESTURES – Women in action

A Merano Arte
dal 6 febbraio al 10 aprile 2016
La mostra
GESTURES – Women in action

Conferenza stampa: venerdì 5 febbraio 2016, ore 11.00
Inaugurazione: venerdì 5 febbraio 2016, ore 19.00

A cura di: Valerio Dehò

La mostra “GESTURES – Women in action”, in programma dal 6 febbraio al 10 Aprile 2016 a Merano Arte, presenta 40 opere – fotografie, video, oggetti e collage – che ripercorrono le espressioni più significative della Body Art femminile dagli anni Sessanta ad oggi. Sono lavori che esplorano il tema del corpo femminile impiegato come mezzo espressivo primario per veicolare un pensiero di protesta e sovvertimento dei valori costituiti, realizzati dalle più importanti esponenti della Body e Performance Art attive già dagli anni Sessanta e Settanta, quali Yoko Ono, Marina Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Charlotte Moorman, Orlan, alle esperienze più recenti di artiste quali Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e Odinea Pamici.

Di natura volutamente effimera e legate al qui ed ora dell’accadimento, oltre che svolte in epoche e contesti socio-culturali specifici, molte delle creazioni di queste artiste hanno natura essenzialmente concettuale e sono arrivate a noi attraverso riproduzioni in forma fotografica o filmica oppure attraverso la conservazione di oggetti impiegati in occasione delle azioni. La mostra testimonia un percorso artistico tortuoso, attraverso il quale le donne protagoniste del movimento della Body Art, hanno mutato profondamente il corso dell’arte contemporanea.
L’abolizione dei confini tra teatro, spettacolo, comunicazione e arte, è stata importante per palesare vari aspetti che riguardavano la condizione della donna nel mondo. Con la Body Art le donne si sono affermate come grandi protagoniste di questa rivoluzione culturale e la loro presenza nell’arte è diventata fondamentale, manifestandosi in molti paesi come scelta politica per la parità di genere proprio negli anni cruciali del movimento femminista. Le loro opere hanno sviluppato un approccio che intendeva abolire la distanza tra artista e pubblico, facendo dell’arte un fondamento della comunicazione sociale, uno specchio e un laboratorio dei cambiamenti in atto. Il pubblico non era più considerato uno spettatore passivo, ma parte integrante dell’opera stessa.
L’esposizione si sviluppa in senso cronologico, fatta eccezione per l’androne del museo e la piattaforma dalla quale si ha accesso alle sale, dove è esposto il violoncello dell’artista e musicista americana Charlotte Moorman e il video che mostra la performance in cui l’artista ha impiegato tale strumento. Sulla grande parete che dal piano terra accompagna i tre piani espositivi, campeggia una grande fotografia di Marina Abramovic.Continue Reading..

10
Dic

Bill Viola. Inverted Birth

“Inverted Birth” is the gallery’s seventh solo exhibition by internationally acclaimed video artist. Featured are six major works created between 2012 and 2014: Ancestors, Inverted Birth and four pieces from the Martyrs series

James Cohan is pleased to present Inverted Birth, the gallery’s seventh solo exhibition by internationally acclaimed video artist Bill Viola, on view from December 10 through January 30.
Featured are six major works created between 2012 and 2014: Ancestors (2012), Inverted Birth (2014), and four pieces from the Martyrs series—Earth Martyr, Air Martyr, Fire Martyr, and Water Martyr (all 2014).
Regarded as a seminal figure in the development of video art, Viola has been celebrated throughout his 40-year career for combining state-of-the-art technology with universal humanistic themes—birth, death, and the unfolding of consciousness.
These themes continue in Viola’s Inverted Birth, which explores the life cycle as a continuum rather than a linear progression. Viola has remarked, “Birth is not a beginning, death is not an end.”
In the main gallery, Viola’s monumental video and audio installation Inverted Birth is projected onto a 15-foot-high screen anchored to the floor. The work depicts five stages of awakening through a series of violent transformations. The piece begins with a man standing in darkness, coated in black fluid. Gradually, the fluid begins to flow in reverse and rises upward with increasing velocity.
The fluids change from black to red to white, ultimately becoming clear like water. A soft mist covers the man for the final stage of awakening. The essential elements of human life—earth, blood, milk, water and air, and the passage from birth to death—here are inverted when darkness is transformed into light. In Ancestors, on view in Gallery 1, a mother and son make a journey on foot across the desert in the heat of summer. In the course of traversing this inhospitable landscape, a new consciousness unfolds when they become swallowed by a dust storm and emerge finding solace in one another.Continue Reading..

18
Nov

Regina José Galindo. Mazorca

“Hanno distrutto le nostre case, hanno rubato i nostri beni, bruciato i nostri vestiti, hanno preso gli animali, tagliato il campo di grano, ci seguirono giorno e notte.” Caso 5339 (uomo intervistato)

—english below

Hanno distrutto le nostre case, hanno rubato i nostri beni, bruciato i nostri vestiti, hanno preso gli animali, tagliato il campo di grano, ci seguirono giorno e notte.
Caso 5339 (uomo intervistato) Piano Sánchez, Baja Verapaz, 1982.Volume 1. Capitolo terzo.REMHI.

Durante la guerra in Guatemala, come parte della strategia militare di terra bruciata, il mais è stato tagliato, è stato bruciato; fu distrutto dall’esercito con l’intenzione di distruggere le comunità indigene, considerate causa della guerriglia. La pace è stata firmata nel ’96 , il mais e il popolo hanno resistito. Nel 2014 il Congresso ha approvato una legge sulla protezione delle varietà vegetali, popolarmente conosciuta come Ley Monsanto, che metteva a rischio il futuro del mais e l’autonomia alimentare del paese. I popoli indigeni furono quelli che si opposero maggiormente e che hanno ottenuto l’abrogazione della legge.

Sono nascosta in un campo di grano. Quattro uomini con il macete, tagliano tutto il mais per scoprirmi. Per qualche minuto rimango in piedi sul mais tagliato.
Aldea Chotacaj, Totonicapan, Guatemala. Novembre 12/11/2014.

Inaugurazione 18 Novembre 2015, h.19.00 – 21.30

Prometeogallery
via Ventura, 3 Milano 20134
orario galleria: lun- ven 11-19Continue Reading..

17
Ott

BILL VIOLA E GIOVANNI LANFRANCO. Eterne visioni tra presente e passato

Dal 17 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 la Fondazione Palazzo Magnani presenta un’imperdibile edizione di “Arte in agenda. A tu per tu con….”. L’ appuntamento è con due opere straordinarie: l’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), 2005 di Bill Viola – uno dei massimi artisti contemporanei di video art – e la Santa Maria Maddalena Portata in cielo dagli angeli, 1616 – 1618 ca del maestro emiliano Giovanni Lanfranco, in un evento espositivo dal forte potere evocativo reso possibile dalla collaborazione tra Palazzo Magnani e due prestigiose Istituzioni italiane, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.

Per l’occasione sarà pubblicato il saggio inedito “Un pittore per il nostro tempo: Bill Viola” a firma di Salvatore Settis che terrà a Reggio Emilia, per la Fondazione Palazzo Magnani, martedì 17 novembre alle ore 18.30 presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, una lectio su Bill Viola.

Il progetto Arte in Agenda. A tu per tu con… ideato e promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, attraverso il dialogo tra due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, intende esaltare il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna, generato dal fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti a partire dalle avanguardie del Novecento fino alla contemporaneità.

La relazione e il dialogo tra l’Ascensione di Isotta di Bill Viola e l’Assunzione di Lanfranco sono ravvisabili su due piani: quello compositivo e quello semantico. Del resto è noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini, tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, “colpevoli”, forse, l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il nostro paese.
È lo stesso Viola a dirci “Alla fine degli anni Ottanta la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa. Così il mio profondo legame con la pittura italiana — nato nel periodo in cui vivevo a Firenze — è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet, è indiscutibile. Una volta stabilita questa relazione, e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV° secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si è aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lunga 700 anni”.
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11
Ott

CORPICRUDI. Vita Nova

CORPICRUDI
Vita Nova

“E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco…”
Dante Alighieri, Vita Nova, Capitolo III

“La metropoli è trafitta al cuore (È inevitabile che tali episodi avvengano ai bordi dell’abitare, dove vivono gli emarginati, coloro i quali sono aldilà dei margini, i banditi, gli amanti disperati, gli stregoni, i suicidi). “Claudia Attimonelli e Vincenzo Susca, Perpetuum mobile

Mercoledì 28 ottobre 2015 h. 20 installazione live
Galleria Riccardo Crespi, Via Giacomo Mellerio 1, Milano
www.riccardocrespi.com

Ispirato alle opere di Dante Alighieri e Dante Gabriel Rossetti.
Scritti di Antonio Arévalo, Claudia Attimonelli, Elena Bordignon, Ilenia Corti, Luigi Lazzerini, Luigi Presicce, Jean-Marie Reynier, Vincenzo Susca.
Gioiello di Lavinia Fuksas e Alessandro Grimoldieu.
Presentazione in collaborazione con Zoe De Luca.

VITA NOVA è un progetto strutturato da Corpicrudi (Samantha Stella e Sergio Frazzingaro), ispirato all’omonima opera in prosa e liriche di Dante Alighieri datata intorno al 1293 ed incentrata sulla figura dell’amata Beatrice, e alle raffigurazioni ad essa dedicate dal pittore e poeta Preraffaellita Dante Gabriel Rossetti che per primo effettuò la traduzione in inglese del testo (1861).
Beatrice è amore non consumato, fonte di beatitudine, sofferenza e salvezza, in un passaggio dal senso allo spirito, dal reale all’ideale, dal contingente all’eterno. La visione degli artisti si focalizza in particolare sul sogno di Dante che presagisce la morte di Beatrice nel capitolo III, dove Amore fa mangiare il cuore di Dante a Beatrice per poi portarla in cielo.
Antonio Arévalo (poeta, curatore di arte), Claudia Attimonelli (scrittrice, ricercatrice in Teorie del linguaggio e scienze dei segni), Elena Bordignon (giornalista, curatrice indipendente), Ilenia Corti (designer di gioielli e calzature), Luigi Lazzerini (saggista), Luigi Presicce (artista visivo), Jean-Marie Reynier (curatore di arte, artista visivo) e Vincenzo Susca (scrittore, ricercatore in Sociologia dell’immaginario), sono stati invitati da Corpicrudi a formulare pensieri in qualsiasi forma scritta dettati dalla suggestione del sogno di Dante nella Vita Nova e al dipinto Dante’s Dream at the Time of the Death of Beatrice (Il sogno di Dante al momento della morte di Beatrice, 1871), di D. G. Rossetti.
I designers Lavinia Fuksas e Alessandro Grimoldieu hanno dedicato al progetto Vita Nova di Corpicrudi il gioiello Beata Beatrix, dall’omonimo dipinto di D. G. Rossetti del 1870 ispirato a Beatrice, incluso nella loro nuova collezione AdMater.
Gli scritti e il gioiello diventano parte, insieme alla serie fotografica con nove immagini bianco e nero in piccole dimensioni scattate da Corpicrudi, dell’installazione live concepita da Corpicrudi presentata in collaborazione con la curatrice Zoe De Luca, ed azione diretta e performata da Samantha Stella di Corpicrudi.

www.corpicrudi.com

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10
Ott

Bill Viola

This autumn, Yorkshire Sculpture Park (YSP) presents a significant exhibition by pioneering American video and installation artist, Bill Viola. Developed in collaboration with Viola, Kira Perov, Executive Director, Bill Viola Studio and Clare Lilley, Director of Programme, YSP, it is the most extensive exhibition in the UK by the artist for over 10 years. The immersive exhibition in YSP’s Chapel and Underground Gallery features installations from the last 20 years of Viola’s career and premieres a new work, The Trial.

Considering universal themes of life, death, love and spirituality, Viola gives tangible visual form to abstract psychological and metaphysical experiences. He explores facets of the human condition and holds a stark and intimate mirror to our strength, fragility, and the impulses and inevitabilities that unite us. The eight works installed in the Underground Gallery continue Viola’s investigations of the unseeable, the unknowable, and the place between birth and death. His new work, The Trial (2015), depicts, in Viola’s words, “five stages of awakening through a series of violent transformations.” A young woman and a young man, both bare-chested and on separate screens, are each doused with a sudden and unexpected succession of different coloured liquids. Their ordeal intensifies then wanes as the cycle progresses and changes, from despair to fear to relief and then purification.

The exhibition also features three works from the Transfigurations series, which reflect on the passage of time and the process by which a person’s inner being is transformed. In Three Women (2008), a mother and her two daughters slowly approach an invisible boundary through which they pass and eventually return. Viola combines images recorded in grainy analogue video from an old surveillance camera with those shot in High-Definition video to bring the viewer to the intersection of obscurity and clarity – from death to life – and back again. Two other related works, The Return and The Innocents (both 2007), use the same device of an unseen wall of water to render visible the momentary threshold between life and death.Continue Reading..

07
Ott

The Body As Language : Women And Performance

On the 40th anniversary of Lea Vergine’s seminal book Body Art and Performance: The Body as Language (1974), Richard Saltoun Gallery presents The Body As Language: Women And Performance.

The exhibition, curated by Paola Ugolini, examines the birth and development of performance art in relation to gender, the body, language and the expression of the self. Focusing on women artists working in Italy during the 70s, the exhibition features work by Gina PANE, Ketty La ROCCA, Suzanne SANTORO and Renate BERTLMANN, together with the archival photographs of the dance performances of Trisha BROWN, Simone FORTI and Yvonne RAINER.

In addition, the exhibition looks at the enduring influence of these artists on a younger generation: Silvia GIAMBRONE, Alice SCHIVARDI and Sara GOLDSCHMIED & Eleonora CHIARI.

Gina PANE (b.1939 – d.1990): her performances have been pivotal for generations of performance artists who have explored the body in extreme situations and actions. In Action II Caso n°2 sul Ring (1976), she simulates a boxing match of four rounds in which she is the only fighter, alternating between self-wounding, gesturing, interacting with her reflection in the mirror and playing with a toy horse.

Ketty La ROCCA (b.1938 – d.1976) gives to linguistic expression her personal ‘feminine’ form, by breaking down the stereotypes of communication. In Le mie parole, e tu? (1975) her hands are symbolically connected to female labour as she performs a choreographed form of visual poetry.

Suzanne SANTORO (b.1946) was born in New York and settled in Rome, where she participated actively in Carla Lonzi’s Rivolta Femminile feminist movement. Her studies in classical art and Roman sculptures led her to publish Towards New Expression in 1974; an iconological examination of the depiction of female genitalia in classical statuary. The work was famously censored in the Artist’s Books exhibition held at the ICA in 1976.

At the 1977 premiere edition of the International Week of Performance in Bologna, Viennese artist Renate BERTLMANN (b.1943) presented her Deflorazione in 14 Stazioni. The artist penetrated 14 paper sheets wearing silicone pacifiers and fake plastic breasts, with scalpels replacing the nipples. The act of rupturing the paper replicated the sexual act of losing one’s virginity and the subsequent feelings of pain, joy, fear, and aggression.Continue Reading..

17
Set

Broomberg & Chanarin: Rudiments

Broomberg & Chanarin: Rudiments
25 September – 31 October 2015

Broomberg & Chanarin’s debut solo exhibition at Lisson Gallery consists of new photographic, moving image and performative works that collectively explore tensions between discipline and chance, precision and chaos, empathy and the involuntary pleasure of watching the pain of others. Central to the show is a new film work, Rudiments (2015) in which the artists have collaborated with a group of young army cadets at a military camp on the outskirts of Liverpool. Whether Broomberg & Chanarin have staged the scenes we observe or have simply documented the camp’s routine practice remains unclear. The young soldiers-in-training are seen marching, drumming and obeying instructions – enacting a collective, authoritarian form of obedience – with varying degrees of success.

The absurd and disturbing introduction of a ‘bouffon’ – a dark clown whose performance teeters on vulgarity – radically challenges the martial codes supposedly being taught and interrupts their carefully choreographed routines. The children also learn how to pratfall, ‘play dead’ or deliver convincing blows to one another, performing comic actions that are seemingly at odds with the hierarchical structures of the army. Broomberg & Chanarin’s film explores the experience of empathy or the enjoyment of pain in others through formative moments of childhood and innocence of early youth, as well as highlighting the importance of cadets to the armed services and especially the historical role of the drummer boy in battle. The work’s title refers to the 40 rudiments that form the technical foundation of percussive music – including rolls, strokes and paradiddles – while the soundtrack is propelled by a dramatic, improvised score devised for the drums by the American musician Kid Millions (also known as John Colpitts).Continue Reading..