Category: pittura

11
Giu

Lucio Pozzi

“Come in ogni cosa che faccio, opero nel panico e nell’eccitazione e ci tengo a non sapere come andrà a finire, così il pensiero e l’emozione si rivelano di volta in volta inattese”
“Spero soprattutto che sia stimolato, in ognuno di coloro che guardano,
quel salto emotivo che trascende i dati descrivibili.
Questo è il fine ultimo della mia arte”
“Vorrei che, entrando in una stanza, una persona possa dire: “Com’è interessante quel pezzo, chi lo ha fatto? “Piuttosto che: “Questo è un lavoro tipico di Lucio Pozzi”.
Lucio Pozzi

RizzutoGallery è lieta di ospitare per la prima volta a Palermo la personale di LUCIO POZZI (Milano, 1935). La mostra – accompagnata da un testo di Marcello Carriero – dà il via alla programmazione della Galleria nella sua nuova sede nel centro storico della Città, in via Maletto 5. La mostra sarà inaugurata sabato 17 giugno 2017 alle ore 18, e resterà visitabile fino al 2 settembre, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00. Lucio Pozzi è un’artista che ha incontrato durante la sua vicenda artistica le avanguardie americane con le quali ha condiviso temperature e sperimentazioni tra gli anni sessanta e settanta, essendosi trasferito a New York proprio in quel momento fertile e problematico che coincide con il minimalismo, l’arte concettuale, l’antiform. Sebbene coerente con il suo tempo e la sua ricerca, Pozzi ha sempre considerato centrale il problema linguistico della pittura sia nella sua componente dialettica di segno e superficie, sia nella funzione di connotato emotivo del colore. Questa duplice indagine Pozzi la esplica in forme molteplici in cui l’immagine è sempre legata alla natura fenomenica, sebbene a volte del tutto secondaria nella soluzione visiva. Dalla performance all’installazione ambientale, le opere di Lucio Pozzi hanno sempre ben chiari due sistemi oppositivi, un dialogo che ha sempre sfuggito la narrazione didascalica e il semplice commento della realtà. Le opere esposte rappresentano la coerenza di questo percorso, sono state infatti scelte tra quelle più lontane nel tempo e quelle più recenti, in una soluzione comunque lontana dal dileggio antologico.Continue Reading..

07
Giu

Ytalia. Energia Pensiero Bellezza. Tutto è connesso

L’Italia è una repubblica fondata sull’arte e la bellezza; si potrebbe perfino affermare che è una repubblica fondata e rifondata dagli artisti. In Assisi, in una delle volte della Basilica Superiore, Cimabue ha scritto Ytalia a margine di una rappresentazione di città, sicuramente Roma, nella quale si riconoscono alcuni edifici: Castel Santangelo, forse San Pietro o San Giovanni in Laterano, il Pantheon, il Palazzo Senatorio e la torre dei Conti. La città eterna, vista dall’alto e racchiusa entro la cerchia di mura, rappresenta per quell’artista una primissima affermazione dell’esistenza della civiltà italiana, a cui guardare, di cui sentirsi parte e farsi promotore. Con quella segnaletica, Cimabue sancisce che i confini nazionali -siamo tra il 1280 e il 1290- sono prima artistici che politici, e che l’identità nazionale è fatta di cultura classica e umanistica, di bellezza pagana e spiritualità cristiana. In fondo poco è cambiato nel corso dei secoli. L’Italia è ancora  oggi il paese dell’arte e della bellezza.  Così è stato dal Trecento al Seicento, secoli di massimo splendore, e fino al Novecento. In tal senso, all’interno della comunità artistica internazionale, l’arte italiana – da Giotto a Piero della Francesca, da Michelangelo a Caravaggio, e da questi fino ai Futuristi e oltre – ha fatto scuola, è stata di modello per il mondo intero, perché nei nostri manufatti artistici si è potuto apprezzare il perfetto equilibrio di classicità e anticlassicità, di eclettismo e purismo, d’invenzione e citazione, d’immanenza e trascendenza. Una mostra, che offra al pubblico nazionale e internazionale, l’opportunità di confrontarsi con le opere di alcuni tra i maggiori artisti italiani del nostro tempo è sempre un fatto importante, anche per le discussioni che suscita, oltre che per le emozioni e le riflessioni che rigenera.

Partendo dalla citazione medievale di Cimabue, e in concomitanza con lo svolgimento della 57° Biennale di Venezia, periodo di massima attenzione intorno al contemporaneo nel nostro paese, lL Il progetto espositivo – promosso dal Comune di Firenze e organizzato da Mus.e – nasce in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, l’Opera di Santa Croce e  il Museo Marino Marini. Per Dario Nardella, Sindaco di Firenze : “La mostra Ytalia è una nuova grande sfida per Firenze: con le opere di dodici tra i maggiori artisti del nostro tempo facciamo vivere ancora il Forte Belvedere per un’altra stagione di arte contemporanea, ma soprattutto mettiamo in rete – insieme al Forte – 8 spazi straordinari tra musei, giardini e luoghi dell’architettura civile e religiosa dove il passato convive con il contemporaneo per un’esperienza unica che coinvolgerà fiorentini e turisti. In un’epoca in cui i valori dell’identità nazionale sono messi in discussione dalle nuove dinamiche globali, vogliamo celebrare il fatto che l’Italia vanta da secoli un ruolo esemplare nell’evoluzione artistica mondiale. Il primo G7 Cultura, non a caso, si è appena svolto a Firenze ed è stato dedicato alla conservazione e tutela del patrimonio culturale. Ma Firenze non è solo culla del Rinascimento e rivendica ancora una volta di essere città aperta alla storicizzazione e sperimentazione del contemporaneo“.Continue Reading..

01
Giu

Omar Galliani. Ancora nuovi voli

Si inaugura Sabato 3 Giugno alle ore 18 ” Ancora nuovi Voli”, l’immaginifico viaggio di Omar Galliani all’interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizi ‘900 sul tetto di Capri.

A cura di Maria Savarese, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ed il Patrocinio della Città di Capri, Omar Galliani giunge in volo a Capri, per la prima volta, con una mostra che rifiuta ogni tipo di cornice, se non quelle architettoniche che fanno da sfondo naturale alla Villa. L’esposizione prevede l’allestimento inedito di sei opere finora chiuse nel “cassetto dei disegni” dell’artista: ad accogliere i visitatori, un grande ricamo siamese rosso su fondo nero, adagiato sul pavimento d’ingresso con 4 gocce di cristallo purissimo ai lati. Due lunghe ali a matita e carboncino su carta disposte, a specchio, sulle pareti delle stanze superiori; attorno, tre piccole raffigurazioni di voli sospesi tra Ganimede, Perseo e altri mitici viaggiatori fanno da contraltare. Un ultimo grande ricamo nel “fumoir”, o stanza dell’oppio, conclude il percorso. Consapevole della vastità semantica legata al tema delle ali tra Oriente e Occidente, dai babilonesi ai cristiani, Omar Galliani vuole prepararci ad un volo che leggero sfreccia dall’alto delle mura della Villa.

“Inremeabilis Error “, la possente ala che ha scelto di esporre, datata 1978 e disegnata in punta sottile di grafite  su di un foglio esteso oltre tre metri per due, convive con  due rari e unici ricami  di ampie  dimensioni: una figura femminile ” Siamese ” e una “Chimera”, entrambe realizzate nel 2004. Un voyage à rebours, percorribile anche attraverso il libro che fa da corredo alla mostra, pensato come un taccuino di viaggio, sulle orme di artisti giunti sull’isola in passato. Un allestimento studiato quindi per il luogo che lo ospita, un ambiente di per sé ricco di contrasti, maestosamente sacrale e dal forte richiamo simbolico al mondo orientale. Galliani, maestro del disegno italiano e figura di spicco della scena artistica mondiale, ricostruisce la classicità di questa sua nuova tappa con una specifica sensibilità contemporanea.

La mostra sarà visitabile fino al 2 Luglio, durante l’orario di apertura della Villa-Museo affidata dal Comune di Capri ad Ápeiron, l’associazione incaricata dei servizi turistici di assistenza, promozione e valorizzazione del sito.Continue Reading..

17
Mag

Abolish Article 153. Annual art exhibition in Kuwait

Abolish Article 153: Expressive Exhibition at “The Hub” Gallery
Twelve years have passed since Kuwaiti women got the right to participate in the political battle in Kuwait; this date, the 16th of May, coincides with the launching of one of the most important creative exhibitions that show a collection of Artistic work and Photographs representing “Women” in order to encourage them to obtain their full rights as well as a support and solidarity with the abolition of Article 153 of the Kuwaiti Penal Code, which allows men to get away with killing their  mothers, daughters, sisters and wives if they suspect them of sexual impropriety with a light punishment of a prison sentence     for a period not exceeding three years or a fine of 15 KD  or one of these penalties, and this is contrary to the principles of Islamic law.

Dr. Al-Anoud Al-Sharikh, Sheikha Al-Nafisi, Lulu Al-Sabah, Amira Behbehani and Sundus Hussain are the organizers of this exhibition and they are the ones who initiated this idea to demand the cancellation of this article and its negative consequences on human rights in general and women’s rights in particular.

The exhibition will last for a week in the hall of “The Hub” Gallery located on the Arabian Gulf Street – Sharq. It will include paintings, jewelry and sculptures created by a group of young Kuwaiti and Arab artists to promote this awareness campaign in all segments of Kuwaiti society in the hope of achieving justice and equality between men and women and the exclusion of violence in any way. Read more about campaign

Abolish Article 153 will host its 4th Art Exhibition at the HUB Gallery in Kuwait. The exhibition will include more then 50 artworks in various media by Kuwaiti and Middle Eastern artists.

Artists: Abdulla Al Awadhi, Abdulla Al Saab, Alina Amer, Amani Althuwaini, Amira Behbehani, Afsoon, Alexandra Zambom*, Azza Al Sherif, Eilidh Middleton, Emma Harake, Fadel Al Abbar, Farah Salem, Fatma Abodoma, Ghada Khunji, Hamad Al Saab, Ibrahim Ismail, Jad El Khoury, Jamal AlYousef, Maher Kuraitem, Manal Al Majed, Maryam Hosseinnia, Mohammed Al Kouh, Neda Dana-Haeri, Norma I. Figueroa, Ricardas Blazukas, Sara AbuMrad, Sara Marwa, Shereen Audi, Shurooq Amin, Sumaya Abdul Ghani, Tagreed Al Baghshi, Thuraya Al Baqsami, Wafaa Al Husaini, Waleed Shalaan, Warda Al Kandari, Zahra Al Mahdi, Zeinab Qabazard, Ziyad Al Arfaj and AUK Graphic Design Students.

All artworks shown at the exhibition were created for the purpose of this exhibition.
Fifty percent of the proceeds from the sale will benefit the campaign.Continue Reading..

17
Mag

Calixto Ramirez. Cuatro pasos | Milano

MAAB Gallery è lieta di presentare Cuatro pasos | milano, prima personale milanese di Calixto Ramirez (Reynosa, 1980).
L’esposizione, realizzata appositamente per gli spazi di MAAB Gallery, costituisce la terza tappa del progetto Cuatro pasos, intrapreso nel 2016 con una mostra presso il Museo del Novecento di Castel Sant’Elmo a Napoli.
Il titolo della mostra allude a uno dei rituali fondamentali del lavoro di Ramirez, ossia le lunghe passeggiate volte all’esplorazione delle vie della città, alla scoperta di suoni, profumi ma anche di persone, architetture e storia locale. Per l’artista il legame tra l’opera d’arte e lo spazio che la accoglie è infatti imprescindibile.
Essendo giunto a Milano verso la fine del periodo di carnevale, Ramirez ha trovato la città ricoperta da coriandoli, che da lì a poco sono divenuti oggetto della sua indagine artistica.
Nelle serie Tra il dialogo e la resistenza, presentata presso la MAAB Gallery, il legame con la città si scorge nella rivisitazione della monumentalità meneghina, affrontata partendo da uno sguardo orientato verso il basso, la strada appunto, alla ricerca di nuove forma di bellezza. Nelle tredici fotografie in mostra, i coriandoli si mischiano agli eleganti mosaici delle architetture storiche oppure compaiono sulle grate e i chiusini delle vie cittadine, generando una nuova e discreta lettura del tessuto urbano. A chiudere la mostra il video Una giornata nuvolosa in cui i coriandoli, posati su una ragnatela quasi invisibile, resistendo alla forza del vento, si mantengono in vibrazione costante.

La mostra è accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) con testo critico di Giuseppe Virelli.

Biografia
Calixto Ramírez Correa è nato il 24 marzo 1980 nella città di confine di Reynosa (Tamaulipas, Messico). Dal 2004 ha studiato arti visive alla Scuola Nazionale di Pittura, Scultura e Incisione Le Esmeralda, dove si è laureato nel 2008, ottenendo uno scambio con la Facolta di Arti dell’Università Nazionale della Colombia nel 2007. Nel 2009 ha studiato con il M° Jannis Kounellis. Ha tenuto mostre personali in Messico, Italia, Stati Uniti, Austria, Croazia e Francia. Ha partecipato a collettive in Messico – tra cui una mostra tenutati presso il Palacio de Bellas Artes –, in Argentina, Austria, Belgio, Canada, Colombia, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Italia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti e Uruguay.

Calixto Ramirez. Cuatro pasos | Milano
INAUGURAZIONE: GIOVEDÌ 25 MAGGIO 2017 ORE 18
dal 26 maggio al 21 luglio 2017
dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18 – sabato su appuntamento

MAAB Gallery
via Nerino 3
20123 Milano

15
Mag

Philip Guston and The Poets

Evento Collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

Dal 10 maggio 2017, le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentano il lavoro del grande artista americano Philip Guston (1913-1980) grazie a un’importante mostra che ne indagherà l’opera attraverso un’interpretazione critico- letteraria.

Intitolata “Philip Guston and The Poets”, la mostra propone una riflessione sulle modalità con cui l’artista entrava in relazione con le fonti di ispirazione, prendendo in esame cinque poeti fondamentali del XX secolo, che fecero da catalizzatori per gli enigmatici dipinti e visioni di Guston. Cinquant’anni della carriera artistica di Guston vengono ripercorsi esponendo 50 dipinti considerati tra i suoi capolavori e 25 fondamentali disegni che datano dal 1930 fino al 1980, ultimo anno di vita dell’artista. Si tracciano quindi paralleli tra i temi umanistici, riflessi in queste opere e il linguaggio di cinque poeti: D.H Lawrence (Gran Bretagna, 1885 – 1930), W.B. Yeats (Irlanda, 1865 – 1939), Wallace Stevens (Stati Uniti, 1879 – 1955), Eugenio Montale (Italia, 1896 – 1981) e T.S Eliot (Gran Bretagna, americano di nascita, 1888 – 1965).

La mostra “Philip Guston and The Poets”, aperta sino al 3 settembre, è curata da Kosme de Barañano ed è organizzata dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia in collaborazione con l’Estate of Philip Guston. Gli allestimenti della mostra sono curati dallo studio Grisdainese di Padova.

La mostra è una “prima” di Philip Guston nella città che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera ed è al tempo stesso un omaggio alla relazione dell’artista con l’Italia. Sin da giovane, nel realizzare murales guardava agli affreschi rinascimentali come ispirazione e di fatto questo suo amore per la pittura italiana rimase come Leitmotiv di tutta la sua carriera.

In una lettera del 1975 indirizzata all’amico Bill Berkson, importante poeta, critico e docente, Guston affermava: “Sono più che mai immerso nella pittura del Quattrocento e del Cinquecento! E quando vado verso nord, a Venezia, davanti a Tiepolo, Tintoretto e alle cosiddette opere manieriste di Pontormo e Parmigianino perdo la testa e tradisco i miei primi amori.”

Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia afferma: “Siamo felici di presentare la prima mostra a Venezia su Philip Guston. ll ritorno dell’artista nella nostra città è particolarmente pertinente, visto che proprio qui si immerse in una storia e in un patrimonio importanti per il suo successivo sviluppo artistico. Dai suoi stessi scritti del periodo italiano sappiamo che i dipinti che ammirò nelle sale dell’Accademia hanno esercitato un’enorme influenza sulla sua visione artistica. Contestualizzare l’opera di Guston, incoraggiarne gli studi e una nuova interpretazione è per noi un vero piacere”.

Musa Mayer, figlia dell’artista e Presidente della Fondazione Philip Guston, ricorda: “In occasione dell’esposizione di Guston al Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 1960, mio padre portò mia madre e me in Italia prima della mia partenza per il college. Venezia e le Gallerie dell’Accademia furono la nostra primissima tappa. Più di mezzo secolo dopo, ho ancora forte il ricordo del suo amore per i grandi capolavori dell’arte italiana. Mio padre sarebbe profondamente commosso e onorato per questa meravigliosa opportunità di esporre i suoi lavori nella galleria di pittura che egli tanto amava”.

“L’amore di Guston per l’Italia aggiunge alla sua pittura una complessa e ricca profondità di tessitura” ha scritto il curatore Kosme de Barañano. “Ora, quando guardiamo la sua arte attraverso gli occhi e la prosa dei letterati che gli erano affini – attorno ad alcuni dei quali gravitò molto e dai quali attinse nel corso della sua vita, altri invece che lesse saltuariamente – possiamo studiare come le loro parole condividano affinità con la complessità degli ultimi lavori di Guston”.

La mostra
“Philip Guston and The Poets” è organizzata per nuclei tematici di opere messe in relazione con una selezione di scritti e di poesie dei cinque poeti. Iniziando da D.H. Lawrence, con il suo saggio del 1929 “Making Pictures”, la pittura di Guston sarà presentata da un’esplorazione del suo mondo di immagini, che si muove dalla riflessione sull’atto creativo a quello sulle possibilità contenute nella pittura. Con opere che appartengono sia al suo lavoro giovanile che a quello più maturo, la mostra si addentra nel percorso intimo di Philip Guston verso una “consapevolezza visionaria”, cioè il rapporto, sempre in evoluzione, con forme, immagini, idee, e la loro manifestazione fisica.

Per quanto riguarda la relazione con gli scritti di Yeats, il viaggio di Guston alla ricerca di una visione personale della pittura avviene in particolare attraverso il poema “Byzantium” del 1930. Come in Yeats anche nell’evoluzione artistica di Guston sono presenti riferimenti all’agonia e alla purificazione. L’artista si allontana dai confini rarefatti del modernismo, dal linguaggio dell’astrazione e dai canoni della New York School per andare verso una nuova struttura pittorica più espressiva, che egli rintraccia nella figurazione.

Dall’italiano Eugenio Montale, con cui Guston condivide una poetica del frammento che si esprime attraverso simboli tragici e potenti, per arrivare a Wallace Stevens e T.S. Eliot (cui Guston fa esplicito riferimento nel dipinto del 1979 “East Coker – T.S.E.”), l’esposizione offre una ricognizione letteraria della metafisica, degli enigmi e della ricerca di significato così come essi appaiono nel lavoro di Guston. Il lavoro di Guston viene presentato in relazione all’ambiente poetico, invece che in una sequenza cronologica o di tendenze, come invece accade nelle rassegne più tradizionali. L’approccio curatoriale di “Philip Guston and The Poets” consente dunque una rilettura, e una riconsiderazione per certi versi inedita, del suo lavoro.

L’enorme influenza che l’Italia ha avuto su Guston e sulla sua pittura sarà messa in rilievo grazie all’allestimento concepito per le Gallerie dell’Accademia. Nel 1948, un giovane Guston visitò l’Italia per la prima volta, dopo aver ricevuto il Prix de Rome. Vi ritornò ancora nel 1960, allorché il suo lavoro venne esposto alla Biennale di Venezia, e ancora nel 1970 per una residenza d’artista a Roma. Questo ulteriore viaggio italiano avvenne in seguito all’ondata di critiche sollevatesi attorno alla sua prima mostra di pittura figurativa a New York. Le tele più esistenzialiste di Guston, ritenute da alcuni “crude” e da “cartoon”, sono permeate dall’influenza della tradizione culturale e artistica italiana: dalle vedute urbane antiche e moderne che popolano la sua serie dedicata a Roma, passando per i riferimenti ai film di Federico Fellini. Il lavoro dell’artista mostra un grandissimo debito verso i grandi maestri italiani: Masaccio, Piero della Francesca, Giotto, Tiepolo, e De Chirico, al quale riserva un omaggio in “Pantheon” del 1973. E, ancora, saranno esposti dipinti ispirati al Rinascimento, lavori che alludono a Cosmè Tura e a Giovanni Bellini, e opere realizzate da Guston durante i suoi viaggi.Continue Reading..

12
Mag

Blue Nights

Sultan Gallery is pleased to announce the opening of it’s next exhibition, Blue Nights, which features the work of eleven contemporary artists.

Curated by Mark Dean, this group show of contemporary pop art is a continuation of the Miami-based gallery DEAN PROJECT’s biannual collaboration.

The exhibition’s title takes it’s name from Joan Didion’s memoir, Blue Nights, originally published in 2011. Much like Didion – a writer known for exploring the cultural values and experiences of American life — the works in this group show comment on contemporary pop culture and the current global mood. Visually, all the works in Blue Nights contain or are the color blue. Similar to Didion’s titular reference to the final lingering hours of daylight in summer, the blues used in the show warn of darkness, though simultaneously seem to suggest that it may never come. Figurative and abstract, the exhibited works are executed in diverse media, yet cohesively come together to speak about the universal contemporary human experience and to export these ideas from the United States to Kuwait.

DEAN PROJECTs first exhibition in Kuwait was ten years ago, and for the gallery, this project marks the passage of time and an anniversary. Blue Nights brings together diverse artists working across disciplines to address contemporary issues of our existence and to share these experiences with a broader, more global audience.

Blue Nights (A group show curated by Mark Dean)
Artists featured in the show: Lluis Barba, Vincent Beaurin, Tim Berg & Rebekah Myers, Carlos Betancourt, Mel Bochner, Max Steven Grossman, Brad Howe, Hendrik Kerstens, Robert Polidori, Hunt Slonem, and Donald Sultan.

Preview: Tuesday, 16th May, 2017; 7 – 9 pm
Exhibition Dates:
Opening: Tuesday, 16th May, 2017; 7 – 9pm
17th May – 15th June; 10am – 4pm
(Closed on Fridays, Saturdays and Public Holidays)

Sultan Gallery
South Subhan, Block 8, Street 105, Building #168 besides Sadeer.
Madinat al-Kuwait

Image: Mel Bochner, Blah Blah Blah, 2016

12
Mag

Ettore Spalletti

“Quando fai una passeggiata sul mare, vedi l’azzurro che diventa sempre più profondo, e, verso sera, diventa tutto d’argento, la linea dell’orizzonte si perde e il mare si congiunge con il cielo”
Ettore Spalletti

A partire dalla metà degli anni Settanta, Ettore Spalletti si è dedicato ad una ricerca tesa a valorizzare il risalto emotivo del tono cromatico, indagato sia in pittura che in scultura. La pratica artistica si identifica in Spalletti con un processo interamente manuale di elaborazione della superficie (il supporto ligneo del dipinto, ma anche il marmo o l’alabastro della scultura), trattata con molteplici stesure di pigmenti. Dalla apparente monocromia delle sue opere, traspare un colore intriso di materia e di luce, in armonica interrelazione con lo spazio circostante. La superficie pittorica infatti si pone in rapporto con l’ambiente espositivo in senso fisico, fino al punto di rinunciare alla propria integrità tramite la rastrematura dei bordi o l’aggetto del piano di supporto, travalicando il confine tra pittura e scultura. L’opera scultorea si presenta come forma fortemente sintetizzata in senso geometrico e spesso si fa allusiva ad immagini riconoscibili (colonna, vaso, coppa, che valgono come archetipi del linguaggio della scultura). Nella galleria Vistamare, Spalletti espone alcune delle ultime opere realizzate – Muro, azzurro 2016, Come l’acqua 2016, Grigio oro, orizzonte 2016 – insieme ad altre meno recenti – Scatola di colore 1991, Così com’è 2006. Le pareti della sala più grande della galleria saranno scompaginate dall’opera Carte, sottili fogli di legno di grande formato, dipinti sul fronte e sul retro, che si muovono liberamente; un lavoro che si pone in continuità con le prime carte di colore realizzate nel 1974.Continue Reading..

07
Mag

INTUITION

In concomitanza con la Biennale d’Arte di Venezia 2017, Intuition è la sesta mostra co-prodotta dalla Axel & May Vervoordt Foundation e la Fondazione Musei Civici di Venezia per Palazzo Fortuny. Una serie di esposizioni di grande successo di pubblico e critica, curata da Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, Artempo (2007), In-finitum (2009), TRA (2011), Tàpies. Lo Sguardo dell’artista (2013) e, più recentemente, Proportio (2015), che giunge ora al suo ultimo capitolo. Intuizione, dal latino intueor, è una forma di conoscenza non spiegabile a parole, che si rivela per “lampi improvvisi”, immagini, suoni, esperienze.

L’intuizione è la capacità di acquisire conoscenze senza prove, indizi, o ragionamento cosciente: un sentimento che guida una persona ad agire in un certo modo, senza comprendere appieno il motivo. Una mostra che intenda esplorare il tema dell’intuizione non può che iniziare dunque dai primi tentativi di creare una relazione immediata tra terra e cielo: dall’erezione di totem allo sciamanismo, alle estasi mistiche, dagli esempi di illuminazione nell’iconografia religiosa (Annunciazione, Visitazione, Pentecoste…) alla capacità di rivelazione divina del sogno dimostrando come l’intuizione ha, in qualche modo, plasmato l’arte in aree geografiche, culture e generazioni diverse. Un’esposizione che riunisce artefatti antichi e opere del passato affiancate ad altre più moderne e contemporanee tutte legate al concetto di intuizione, di sogno, di telepatia, di fantasia paranormale, meditazione, potere creativo, fino all’ipnosi e all’ispirazione. Il campo d’indagine si sposta quindi verso la modernità: nel XIX secolo le tematiche dello spirituale, del sogno, del misticismo, il sentimento panico della natura avranno nuovi sviluppi e, agli albori del secolo successivo, giocheranno un ruolo determinante nella nascita dell’astrattismo con Vassily Kandinsky, Paul Klee, Hilma af Klint. L’arte etnica, apportatrice di forme ed energie nuove, avrà anch’essa una forte influenza sullo sviluppo dei nuovi linguaggi artistici. Particolare attenzione è accordata agli aspetti più “sperimentali” del Surrealismo: scrittura e disegno automatici, creazione collettiva, stati di alterazione dell’Io saranno rappresentanti in mostra dai ‘dessins communiqués’ e ‘cadavres exquis’ di André Breton, André Masson, Paul Eluard, Remedios Varo, Victor Brauner – tra gli altri – insieme agli esperimenti fotografici di Raoul Ubac e Man Ray, e alle opere su carta di Henry Michaux, Oscar Dominguez e Joan Miró. Questa eredità si rifletterà in una serie di opere di artisti contemporanei come Robert Morris, William Anastasi, Isa Genzken, Renato Leotta e Susan Morris che, dal 1960, hanno ravvivato, sviluppato e modernizzato l’interesse per l’automatismo, portando a nuovi risultati formali e tecnici. L’importanza della ricerca spaziale e temporale intrapresa dai gruppi Gutai, Cobra, Zero, Spazialismo e Fluxus sarà illustrata con opere di Kazuo Shiraga, Pierre Alechinsky, Günther Uecker, Lucio Fontana, Mario Deluigi e Joseph Beuys. Altre opere contemporanee di artisti come Marina Abramovic, Chung Chang-Sup, Ann Veronica Janssens e Anish Kapoor, si ispirano ad esperienze soggettive o stati d’animo, per colpire lo spettatore con le proprie preoccupazioni e coinvolgerlo empaticamente. Durante i giorni di apertura i visitatori saranno invitati a esplorare e sperimentare la fantasia paranormale degli artisti attraverso quattro rappresentazioni legate al sogno, la telepatia, e l’ipnosi – della mente e del corpo – realizzate da giovani artisti: Marcos Lutyens, Yasmine Hugonnet, Angel Vergara e Matteo Nasini. L’intuizione si propone di suscitare domande sulle origini della creazione, ed è destinata ad essere vista come un ‘work in progress’, grazie ai lavori dei più importanti artisti contemporanei posti in dialogo con le opere storiche e con il carattere unico della residenza di Mariano e Henriette Fortuny. Kimsooja, Alberto Garutti, Kurt Ralske, Maurizio Donzelli, Berlinde De Bruyckere, Gilles Delmas e Nicola Martini creeranno installazioni site-specific, parte integrante della mostra negli spazi di Palazzo Fortuny.

Museo di Palazzo Fortuny
13 Maggio – 26 Novembre 2017
Co-produced with Axel & May Vervoordt  Foundation
Curated by Daniela Ferretti e Axel Vervoordt
Co-curated by Dario Dalla Lana, Davide Daninos and Anne-Sophie Dusselier

Immagine: Bernardi Roig, “An Illuminated Head for Blinky P.”, 2010, Resina di poliestere polvere di marmo, luce fluorescente 177,8 x 64,77×30,48 cm,Courtesy Galerie KEWENIG, Berlin, Palma, © Silvia León

24
Apr

Andrea Chiesi. Parallelo

Dopo La Casa del 2004 e Elogio dell’ombra del 2009, Andrea Chiesi torna nelle sale espositive della OTTO Gallery con la mostra personale Parallelo, a cura di Luca Panaro. La ricerca artistica di Andrea Chiesi è nota per la particolare attenzione a spazi industriali destinati alla riconversione, rappresentati in modo minuzioso attraverso la pittura e in seguito a una serie di incursioni del luogo. Il dipinto è la manifestazione finale della sua ricerca ma un ruolo significativo lo svolge la fase processuale che la precede (realtà, fotografia, disegno).
La mostra, allestita nelle sale della galleria, è concepita come una grande installazione composta prevalentemente di dipinti a olio su lino, disegni a inchiostro e pennarello su carta, pastelli a olio, che alludono però al comportamentismo dell’artista: esplora luoghi abbandonati, strizza l’occhio all’automatismo fotografico, riproduce in velocità per favorire la contemplazione in studio. La realtà si trasforma mediante la pittura che permette a Chiesi di modificare ciò che vede, alterando i micro e macro particolari che ritiene più significativi. Anche la cromia delle sue opere merita una riflessione: il nero e il grigio si mescolano a una serie di gradazioni di azzurro, il dipinto così ottenuto prende le distanze dal bianco e nero di certa fotografia di documentazione architettonica, così come dalla visione a colori tipica del nostro sistema percettivo. In questo modo l’artista instaura un dialogo differente col suo interlocutore, spostando l’attenzione dalla realtà a un piano personale e immaginario.

Il titolo della mostra, Parallelo, si riferisce al dialogo tra le opere esposte, in cui il tempo sembra azzerato per lasciare spazio al confronto tra dipinti e disegni di epoche differenti: la seconda metà degli anni Novanta, i primi Duemila, gli anni Dieci, fino ai lavori nuovi terminati negli ultimi mesi. L’esposizione però non segue questo ordine, quello cronologico, volutamente si è deciso di saltare da un decennio all’altro, trovando in ogni sala della galleria l’occasione per fare convivere opere di periodi diversi ma accomunate da un unico approccio, quello che Chiesi dimostra fin dagli esordi. Le sue visioni giovanili, le vedute di certi luoghi deserti, l’ossessione per i corridoi, ma anche alcune serie dove affronta la figura umana, i disegni erotici, tematiche che appaiono precocemente nella sua ricerca, si affermano nel corso degli anni e si manifestano con forza nei dipinti odierni. Alcuni di questi lavori recenti sono ispirati a fotografie di Roberto Conte, amico dell’artista e compagno di esplorazioni. L’allestimento è pensato per essere a-cronologico ma anche a-temporale, manifesta cioè la necessità di Andrea Chiesi di prescindere dal “qui e ora”, proponendo senza timore luoghi vissuti in passato, da lui fotografati e archiviati, oggi pronti per essere rimessi in circolo attraverso il medium della pittura.

OTTO Gallery
ANDREA CHIESI Parallelo
a cura di Luca Panaro
21 aprile – 20 giugno 2017

OTTO Gallery
via d’Azeglio 55
40123 – Bologna
t. +39 051 6449845
info@otto-gallery.it