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Kounellis. Impronte

L’Istituto Centrale per la Grafica presenta nelle sale di Palazzo Poli, la mostra KOUNELLIS IMPRONTE dedicata all’opera grafica del Maestro recentemente scomparso. L’artista, protagonista indiscusso di un’arte che ha rivoluzionato il linguaggio pittorico a partire dagli anni Sessanta, aveva personalmente scelto le opere da esporre e si accingeva a seguirne l’allestimento quando è venuto a mancare il 16 febbraio scorso. Sulla base delle scelte stilistiche esercitate dal Maestro e per sua espressa volontà, l’Istituto, in accordo con l’Archivio Kounellis, espone nella mostra a cura di Antonella Renzitti, l’ultimo lavoro grafico realizzato nel 2014 con la Stamperia d’Arte di Corrado e Gianluca Albicocco di Udine e due cicli di opere, The Gospel according to Thomas del 2000 e Opus I del 2005, entrambi realizzati a Jaffa con la stamperia israeliana Har-El Printers & Publisher. Il libro d’artista The Gospel according to Thomas con le dodici terragraph costituisce una rivisitazione dell’artista del rapporto tra l’arte contemporanea e il Sacro e “mostra un disegno di aspra elementarità ma di forza arcaica e linguisticamente primaria. Le matrici con la sabbia rossa avevano messo in risalto una serie di segni emblematici e carichi di evocazioni spirituali. Partito dal disegno di un cerchio nella sabbia a simbolizzare la comune matrice spirituale a cui Tommaso e Gesù appartenevano, successivamente lo aveva diviso verticalmente nel mezzo assegnando a ciascuno la metà. Disegno e scrittura, entrambi quasi sillabati, distinguono queste dodici opere dove Kounellis chiama in causa la divisione tra l’anima e il corpo, il rapporto tra uomo e universo, tra pesci e uccelli, alberi della conoscenza e pietre filosofali, costellazioni e oggetti degli uomini: la luce di una lampada a petrolio (da Guernica) e una casa volante come tensione all’ascensione nello spazio libero dello spirito. L’ultima tavola evoca i ventiquattro profeti d’Israele, umani propugnatori della virtù etica e morale” (Bruno Corà).

Il lavoro del 2014 è un ciclo di dodici stampe al carborundum (polvere di ferro), di grande formato, con l’impronta del cappotto nero, “saio laico dell’uomo del ‘900”, trovato come di consueto nel mercatino dell’usato, che perde ogni tipo di forma e costituisce una impronta “di memoria, indicazione di umanità”. “Il cappotto è fisicamente lì, non è rappresentato. L’impronta in resina lasciata sulla lastra essiccandosi ha trattenuto la polvere di ferro distribuita sopra. Si è creata così una superficie ruvida in rilievo che trattiene l’inchiostro e lo trasferisce, per mezzo del torchio, sul foglio di carta da incisione. Riaffiora, a distanza di anni, la suggestione sedimentata delle impronte del suo maestro di Accademia Toti Scialoja che in quegli anni dipingeva, con stracci e stoffe, quadri “come tracce di vita” (Antonella Renzitti). Opus I è un portfolio di 47 fotolitografie, una summa in grafica di quarant’anni di ricerca artistica; la rivendicazione dello spazio della drammaticità dentro l’arte; la cultura mediterranea radicata nel mito e nella tragedia che s’incarnano nella storia; le carboniere e il loro contenuto; il tema del viaggio, fatidico rimando a quello di Odisseo «non una crociera nel Mediterraneo, ma un viaggio in verticale, nel profondo, scaturito da una guerra scatenata dal possesso di una donna», affermò Kounellis in un’intervista. Del portfolio si espongono 24 fogli. La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione dell’Archivio Kounellis e della Stamperia d’arte Albicocco, con il prezioso sostegno di Bruno Corà.

Nel volume, edito da Gli Ori, oltre agli interventi di Federica Galloni e Maria Antonella Fusco sono presenti i saggi di Bruno Corà, Roberto Budassi e Antonella Renzitti e la testimonianza di Gianluca Albicocco. L’edizione è stata resa possibile grazie al sostegno della Direzione Generale per l’Arte, l’Architettura Contemporanee e le Periferie Urbane del MiBACT, diretta da Federica Galloni.

Jannis Kounellis Nasce a Pireo in Grecia il 23 marzo 1936 e nel 1956 si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia di belle arti e ha le prime esperienze espositive. Fin dai primi lavori appare evidente la volontà di uscire dalla stagione artistica ‘informale’ e del dopoguerra per delineare un nuovo codice visivo in cui convivano l’arcaico, il classico e il contemporaneo in una dialettica elementare che porti alla costituzione dell’opera; è in questo ambito che a metà degli anni Sessanta nascono lavori, tutti ‘senza titolo’, in cui la materia vivente reca il suo colore, il suo peso, la sua forma su rigide strutture di supporto. Nel 1967 la svolta linguistica: Kounellis rovescia sul pavimento dello studio un quintale di carbone e ne delimita la volumetria con una linea bianca.Il gesto sancisce l’“uscita dal quadro”, una nuova concezione di fare pittura con l’elaborazione dello spazio in misura reale. Nel 1969, portando alle estreme conseguenze il processo linguistico intrapreso, espone dodici cavalli vivi disposti lungo le pareti della galleria L’Attico di Roma e nello stesso anno a Parigi espone una serie di iammelle a gas poste all’altezza dello sguardo dell’osservatore che ne coglie non solo la luminosità e il colore, ma anche il suono e l’odore. In entrambi i casi l’azione di Kounellis è altresì rivolta a denotare il perimetro dello spazio considerato come cavità teatrale ove attuare una propria drammaturgia. In tali modi, dopo avere contribuito alla nascita e alla formulazione dell’”Arte Povera”, negli ultimi anni il lavoro di Jannis Kounellis deinisce con cruciale incisività il nodo e i rapporti con la tradizione e l’epos popolare, affrontando i problemi riguardanti la centralità dell’artista e l’esempio civile dell’arte nella società contemporanea con formalizzazioni che, a volte pervase di alto lirismo, in altre da una solenne sobrietà formale, ripercorrono la storia dalla classicità alle avanguardie storiche del Novecento, inno alla modernità. Muore a Roma il 16 febbraio 2017.

Roma, Palazzo Poli (Fontana di Trevi), via Poli, 54
Kounellis. Impronte
15 novembre 2017 – 7 gennaio 2018
Apertura al pubblico – ore 14,00 -19,00 mercoledì – domenica (ultimo ingresso ore 18.30)
Ingresso libero

Non è possibile accedere all’Istituto con bagagli, zaini e borse di grandi dimensioni. Non sono disponibili armadietti o guardaroba.

Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Istituto Centrale per la Grafica Angelina Travaglini
con la collaborazione di  Roberta Ricci tel. 06 69980238