Category: pittura

22
Mar

FRANGIBILE di Ezia Mitolo

La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inizia la stagione espositiva presentando al pubblico un nuovo e inedito progetto. Nasce la project room, un ambiente interno alla galleria in cui ospitare differenti progettualità artistiche che andranno ad arricchire il già nutrito programma di mostre proposte dal 2006 ad oggi.
Ad aprire questa nuovo concept di spazio espositivo la galleria sceglie una personale di Ezia Mitolo, affermata artista pugliese capace di esprimersi trasversalmente in una modalità multidisciplinare mediante differenti tecniche e linguaggi.
Frangibile, è il titolo della mostra a cura di Ilaria Caravaglio, la prima di una serie di esposizioni che si susseguiranno con un calendario parallelo a quello dell’attività della sede storica della galleria -accanto alla Concattedrale della città bianca- rendendo finalmente concreto un intenso desiderio dell’art director Maria Gabriella Damiani.
L’artista propone una serie di opere che conducono il visitatore attraverso un percorso di riflessione e introspezione, un invito a soffermarsi sulle emozioni, dalla dimensione più intima a una lettura d’insieme, fino alla fragilità delle stesse. Disegno su carta e su stoffa, installazione, fotografia, scultura e video si alternano negli spazi della project room, a sottolineare una solida continuità nella ricerca di Ezia Mitolo, seppur espressa con differenti medium; un’esposizione che integra opere rappresentative dell’artista a opere più recenti, realizzate tra il 2021 ed il 2023, presentate al pubblico per la prima volta.

L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 1 aprile alle ore 18.00 e la mostra sarà visitabile fino al 23 aprile 2023.

FRANGIBILE
EZIA MITOLO
a cura di Ilaria Caravaglio
Vernissage 1 aprile ore 18,00
1 – 23 aprile 2023

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
www.orizzontiarte.it

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com
info@amaliadilanno.com

07
Feb

L’IMPRONTA DELL’ACQUA. Il Trasimeno tra arte e scienza nell’opera di Roberto Ghezzi

L’impronta dell’acqua, mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi, a cura di Mara Predicatori, diffusa in sei diversi spazi di altrettanti comuni umbri, dal 18 febbraio al 16 aprile 2023.

L’impronta dell’acqua è un progetto culturale promosso da Arpa Umbria in collaborazione con Roberto Ghezzi e Mara Predicatori, con il sostegno della Fondazione Perugia, in partnership con l’Unione dei Comuni del Trasimeno, i Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno e le associazioni Laboratorio del Cittadino e Faro Trasimeno e che ha visto, ai fini della disseminazione, anche la partecipazione di alcune classi delle scuole del territorio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.

L’impronta dell’acqua ha l’obiettivo di introdurre nuove forme di progettazione, nuove modalità di produzione scientifica e artistica, nuovi linguaggi liberi e innovativi per parlare del lago Trasimeno. Una mostra e un progetto complesso che intendono restituire una riflessione sulla rappresentazione paesaggistica e delle sue componenti biologiche e naturali attraverso la sinergia tra la pratica dell’artista, lo studio scientifico-biologico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – Arpa Umbria – e la rilettura dell’azione in chiave artistica delle pratiche di produzione e rappresentazioni di Roberto Ghezzi. 

Protagoniste del progetto sono le Naturografie© di Roberto Ghezzi, opere inedite che riescono a creare un ponte tra arte e scienza. Si tratta di tele create secondo un processo studiato dall’artista affinché sia la natura stessa a lasciare traccia di sé su supporti collocati nell’ambiente naturale per lunghi periodi. Grazie a questa prassi, Ghezzi è in grado di restituire al pubblico opere di grande fascinazione estetica, ma anche capaci di fungere da matrici di raccolta degli organismi tipici dell’ambiente naturale.
Roberto Ghezzi da anni mappa territori e paesaggi. In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Le fasi del progetto: Il progetto ha visto in prima battuta la realizzazione delle opere. Nei mesi di agosto/ottobre-dicembre, intrecciando istanze di ricerca di Arpa e di tipo artistico e pratico, secondo la propria metodologia di lavoro, Roberto Ghezzi ha installato tessuti pretrattati in 4 diversi habitat dell’isola Polvese e altre tele presso la costa di Castiglione del Lago. Una volta che la natura ha compiuto il suo corso e l’artista ha deciso che il processo di formazione delle tele era compiuto, sono state ritirate e si è avviata una fase di studio ecologico e biologico al microscopio da parte di Arpa e una fase di trasformazione dei tessuti in opere adatte per le 6 mostre che si apriranno nel mese di febbraio/aprile 2023.

Da un punto di vista scientifico, l’impronta che la natura ha lasciato su queste tele ha permesso una analisi ecologica da parte di Arpa Umbria, che restituisce una lettura delle peculiarità ambientali ed ecologiche del lago Trasimeno. L’analisi ecologica ha permesso di evidenziare le caratteristiche uniche e particolari del lago e dei suoi abitanti, di evidenziare come l’unicum sia formato da più ambienti ognuno contraddistinto da specifici segni distintivi: la presenza o l’assenza di una specie vegetale o animale, l’insistenza di una architettura o la duttilità di un corso d’acqua, il ruolo dell’essere umano nella tutela o nella distruzione di un ambiente protetto. Lo studio biologico ha esaminato più da vicino le componenti animali, vegetali e minerali che hanno accolto per diversi giorni le tele dell’artista, accettandole nel proprio evolversi, assumendole come parte integrante del proprio divenire. Sulle tele infatti gli insetti si sono riprodotti, le piante hanno trovato supporto per crescere, gli animali matrice per la propria alimentazione. La restituzione di questa integrazione è rappresentata dalle numerose sfumature di colore: ogni organismo ha dipinto la tela con colori brillanti o tenui, secondo il suo essere o il tempo del suo passaggio o del suo permanere. Acqua, aria e terra hanno poi dato il loro contributo spostando, trasportando, rimuovendo, permanendo. 

Da un punto di vista artistico, Ghezzi, pur ancorandosi da un punto di vista scientifico agli specifici habitat in cui interviene e dunque operando secondo una logica site-specific, di fatto porta avanti una ricerca sul linguaggio artistico in sé e più nello specifico una rilettura contemporanea del genere paesaggistico. Come spiega la storica dell’arte e curatrice Mara Predicatori, l’opera di Ghezzi si inquadra nella millenaria riflessione sulla rappresentazione del reale e sulla trasfigurazione che porta con sé. Le tele sono infatti mimetiche rispetto alla realtà che raffigurano (è la natura stessa che lascia la propria materia sulla tela) ma allo stesso tempo, l’immagine non è giammai realistica rispetto al reale ma ne è un rimando simbolico. Nella alchemica collaborazione tra artista e natura risiede il mistero di queste opere, più paesaggio dei paesaggi, eppure di matrice astratta-informale. Un ritorno alla pittura (la logica dei colori, delle trame, la ricerca sul limite tra visibile e non) che tuttavia si innesta sulla pratica performativa, il lavoro site-specific e che nel contrasto tra metodo applicato e arbitrio della scelta creativa sembra eludere il dualismo tra positivismo-romanticismo portando a una terza via di sconfinamento. Nuovi “paesaggi contemporanei” che, a distanza di circa 500-600 anni dalle raffigurazioni in bilico tra paesaggio reale e immaginario del Trasimeno compiute da Beato Angelico (si ricordi la prima raffigurazione del lago nel 1430 nell’Annunciazione presso il Museo Diocesano di Cortona), Perugino e Raffaello, portano a indagare il divenire dell’arte e le plurime matrici linguistiche per farlo. 

Nel mese di febbraio si apriranno le mostre che restituiranno al pubblico i risultati della sperimentazione. Nello specifico, il primo appuntamento è a Castiglione del Lago presso il Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago, dove sarà possibile visionare le Naturografie© prodotte in ciascun habitat, installazioni frutto della combinazione di elementi di prelievo e una serie di disegni e rielaborazioni artistiche degli ingrandimenti delle immagini realizzate al microscopio prodotti da Arpa Umbria. 

La mostra, nata come restituzione artistico-poetica e non didascalica, conserverà l’impianto scientifico ed educativo nei rimandi esplicativi presenti tramite QR in mostra e dunque nel sito web dedicato. I risultati del progetto saranno restituiti attraverso una mostra diffusa. Presso Palazzo della Corgna di Castione Del Lago vi sarà una esposizione principale con una restituzione di tutte le Naturografie e opere riferite ai vari habitat campionati. In altri cinque comuni del comprensorio del Trasimeno (Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno), saranno visibili invece dei trittici dell’autore, appositamente pensati, che forniranno chiavi di lettura plurime al lavoro grazie alla natura eterogenea degli spazi ospitanti che offrono agganci diversi alla ricerca. 

La restituzione, infatti, pur affrontando l’ambiente lago che fa da legante, di fatto fornirà in modo latente un’esperienza estetico/conoscitiva che rifletterà input diversificati e impressioni di tipo multidisciplinare che nascono dal confronto con la storia e altre opere contemporanee (Centro Informazioni presso il Parco Campo del Sole, Tuoro), la ricerca stratigrafica e le testimonianze del territorio (Museo Antiquarium di Corciano), il rapporto con le pratiche del lavoro (Museo della Pesca di San Feliciano), con la rappresentazione della natura nell’opera storica di Perugino (Chiesa di San Sebastiano di Panicale), con la dimensione documentale anche del lavoro artistico (sala comunale di Passignano) a testimonianza ancora una volta del forte legame che unisce l’arte e la scienza

L’IMPRONTA DELL’ACQUA
mostra personale di Roberto Ghezzi
a cura di Mara Predicatori

progetto culturale promosso da Arpa Umbria
con il sostegno della Fondazione Perugia

Sedi Varie, Regione Umbria: Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno.

dal 18 febbraio al 16 aprile 2023

Maggiori info https://limprontadellacqua.arpa.umbria.it e pagina FB L’impronta dell’acqua https://www.facebook.com/profile.php?id=100088579161889

Communication & media relations
Arpa Umbria – Sez. Comunicazione, Stampa e Relazioni istituzionali 0755156240-892 comunicazione@arpa.umbria.it  
Amalia Di Lanno Comunicazione e Relazioni Media Arte – info@amaliadilanno.com 

18
Gen

Jan Fabre | ALLEGORY OF CARITAS (AN ACT OF LOVE)

Allegory of Caritas (An Act of Love), una mostra composta da nuove sculture in corallo rosso e inediti disegni di sangue di Jan Fabre.

Il progetto espositivo, a cura di Melania Rossi, vede la partecipazione anche della sede londinese della galleria, presenta una selezione di lavori appartenenti alla stessa serie.

Il corpus di sculture in corallo rosso del Mediterraneo, concrezioni rosso fuoco che sembrano emerse direttamente dagli abissi della mente dell’artista, è un incontro poetico tra materia naturale e visionarietà artistica.

In mostra, teschi da vanitas, cuori anatomici, croci e oggetti liturgici ma anche lo Yin-Yang e il nodo d’amore celtico, simboli legati alla solidarietà e oggetti che ricordano credenze popolari o vicende personali dell’artista.

L’aspetto di carne viva unisce le sculture ai disegni realizzati dall’artista fiammingo con il suo stesso sangue, in cui l’artista racconta gli albori dell’esistenza umana attraverso le ecografie del figlio Django.

La dolcezza di un sentimento intimo e personale diventa invito ad una riflessione sulla vulnerabilità e le necessità umane.

Un antico legame unisce il sangue al corallo, di cui Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta la nascita mitica dal sangue di Medusa. Anche nella forma del ramo corallino è facile rintracciare una somiglianza con il reticolo dei vasi sanguigni.

Nelle opere di Fabre, la lunga tradizione simbolica del corallo si unisce al concetto di “caritas”, dal latino carus: diletto, amato. Un concetto presente in tutte le culture, religioni e filosofie da est a ovest del mondo.

L’arte è il mezzo privilegiato per raffigurare la vita, la sua origine e il suo mistero, gli opposti e le armonie. In questa allegoria di Fabre, le tante storie e leggende del corallium rubrum si intrecciano nello spazio sconfinato dell’immaginazione dell’artista, dando vita ad opere vibranti che, come la materia naturale di cui sono fatte, appartengono al tempo eterno dell’arte e della bellezza.

L’aspetto di carne viva unisce le sculture di corallo ai disegni di sangue, da cui emerge la dolcezza di un sentimento intimo e personale. L’artista racconta gli albori dell’esistenza attraverso le ecografie del figlio nascituro, invitando ad una riflessione sulle vulnerabilità e le necessità umane.

L’esperienza privata si fa universale nelle opere del maestro Fabre, che ci inducono a osservare le cose del mondo come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, di storie che si tramandano e si fondono nel corso del tempo.

La tensione presente nei suoi lavori e lo stupore che suscitano sono sempre infusi di una spiritualità che armonizza i contrasti.

Come dice l’artista: “L’arte è come l’amore, porta sempre ad una riconciliazione”.

La mostra è corredata da catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Melania Rossi, Dimitri Ozerkov, Barbara De Coninck e Sara Liuzzi.

Ufficio Stampa mostra
Maria Bonmassar | +39 335 490311 | ufficiostampa@mariabonmassar.com

INFORMAZIONI:
Mostra:  ALLEGORY OF CARITAS (An Act of Love) Jan Fabre
Sede: Galleria Mucciaccia, Largo della Fontanella Borghese 89, Roma
Apertura al pubblico: 6 ottobre – 15 dicembre 2022 PROROGATA al 28 gennaio 2023
Orari: lunedì– sabato, 10.00 – 19.30; domenica chiuso
Ingresso gratuito. T. +39 06 69923801 | roma@galleriamucciaccia.it| www.mucciaccia.com

31
Gen

Immersions | Leila Mirzakhani

O Gallery presents “Immersions”, a collection of works on paper by Leila Mirzakhani (b. 1978 Tehran).

Using a meditative and poetic approach, Leila Mirzakhani aims to recreate instinctual and natural human experiences in her practice through rediscovering a spiritual dimension in the ordinary events of everyday life. Mirzakhani’s drawings of atmospheric color fields examine qualities of ephemeral light as well as solid radiance. Offering examples of the medium’s possibilities, the artist minimalizes painting to the essentials with a sensory and allusive richness embedded in their asperity. The structural expressions and limited palette emphasize the beauty inherent in nature with a reference to seasons. This subtle beauty is apparent in the delicate visual incidents in the executions of lines, marks, hues and margins while demonstrating a deliberate emphasis on the wholeness of the surface.

Immersions
Immersion is an attempt to capture the elusive beauty of the nature; it is the desire to adapt oneself into the colors of the leaves in the spring, to the petals of Bougainvillea and the irresistible violet of the Iris.

It’s the amazement felt only towards something extremely fragile and at the same time magical and beyond the bounds:
In the face of such beauty we are well aware from the beginning that what we receive is partial and the rest remains unseen.

As Sohrab Sepehri said (Iranian contemporary poet)

Our need
Isn’t to unravel the mystery of the rose,
our need is,
may be
to immerse ourselves in the enchantment of the rose”

Leila Mirzakhani

Immersions | Leila Mirzakhani
January 28 _ February 8 2022

O Gallery
18 Shahin (Khedri) St., Sanaee St., Tehran, Iran

26
Gen

PALADINO

Tutta la storia artistica di Mimmo Paladino si nutre della cultura, della terra e della luce mediterranee. E non solo. Altri fantasmi la abitano. Mentre i pittori della sua generazione fanno ricorso alla memoria e alla citazione con effetti puramente stilistici, i riferimenti poetici di Paladino sondano le profondità del mito da cui riemergono frantumati, come schegge di figurazioni arcane, indecifrabili e tuttavia familiari per chi ha confidenza con il mondo oscuro della cultura arcaica campana. Memoria e citazione non sono tuttavia attività libere e giocose, ma pratiche quotidiane di lavoro e di confronto con la materia dell’arte, che non è solo colore, pietra, legno, bronzo. Fondamentale in Paladino resta la formazione concettuale e analitica che è divenuta nel tempo dato inalienabile del lavoro pittorico, permettendogli di spaziare fra le istanze della tradizione e quelle dell’avanguardia, di rielaborare la cultura figurativa del Novecento, in particolare l’espressionismo, l’informale e la popart, di attingere da culture arcaiche ed extraeuropee, sapendo scegliere chi e che cosa guardare: gli affreschi e le miniature medievali, le alchimie del manierismo, i chiaroscuri del Seicento. I soggetti della sua pittura non sono infatti mai semplicemente figurativi, perché quanto si dà come pittoricamente visibile è il risultato di un linguaggio formale assai consapevole che incamera e restituisce il fantasma o i fantasmi attraverso tutto quanto in astratto e in concreto può diventare o essere pittura e figura. Spesso l’immagine scaturisce dalla proliferazione o stratificazione di segni e materie. La superficie viene coperta con strati successivi di colore o gesso, si creano grovigli e frammenti di segni e simboli che a volte dichiarano un significato, a volte alludono, a volte nascondono. Se è vero che Mimmo Paladino, silenzioso si ritira a dipingere già nel 1977, troncando la sua prima ispirazione concettuale e anticipando la svolta culturale della generazione transavanguardista, nondimeno è evidente dal disegno al quadro, dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla scenografia, che l’arte per Paladino sia un processo ricostruttivo di ordine e di senso, avulso da ogni tentazione regressiva o restaurativa. L’arte come creazione di una cosmogonia, fondazione di un universo senza tempo, in cui tornino a circolare storie e leggende che rendano abitabile e affascinante la vicenda umana. Ecco allora che le forme paladiniane, depurate dalle tensioni della contingenza, raggiungono l’essenza primitiva, iconica, di immagini essenziali come ombre che non si cancellano e sempre ritornano, mescolandosi all’infinito. Questo è il tratto decisivo dell’opera di Mimmo Paladino: l’affermazione di un linguaggio figurativo non illustrativo, non narrativo; di un’arte che genera pensiero e conoscenza e dunque speranza di un mondo nuovo.

PALADINO
CASAMADRE
Piazza dei Martiri 58, Palazzo Partanna – Napoli – Campania
dal 22 gennaio 2022  al 9 aprile 2022

Immagine in evidenza: Mimmo Paladino, senza titolo, 2020

14
Gen

Ugo Rondinone | nude in the landscape

Landscapes, suns, nudes, and still lifes—Ugo Rondinone‘s visual worlds transport the viewer into an unfamiliar reality. For his first solo exhibition in a museum in Austria, the multimedia conceptual and installation artist has devised a polyphonic, immersive cosmos.

Ugo Rondinone has been crossing boundaries between media and disciplines for more than 30 years. Works by the New York–based Swiss artist are often inspired by everyday issues and subjects that take on a poetic dimension through isolation, amplification, or specific material treatment. Ideas of Romanticism, the sublime, and transience resonate, as do the leitmotifs that define Rondinone’s work: figuration and abstraction, humans and nature, day and night, space and time. In highly artificial installations that cite art history and popular culture, the artist creates haunting moods that capture our modern-day attitude toward life.

nude in the landscape is Rondinone’s first solo show in an Austrian museum. With the genres “nude” and “landscape” cited in the title, the artist opens up a broad artistic and art historical space of signification that extends through different eras to our present day. As viewers step into a calm, almost meditative setting, a “landscape tableau” made up of several elements unfolds before them.

At the center of the exhibition is a monumental statement: two standing landscapes with sunrise and sunset (2021), the title of Rondinone’s oversized two-part work created specifically for this show. Standing over four meters tall, these “walls” are 16 and 18 meters wide respectively and weigh several tons; they can be read both as picturess and as sculptures. The two circular sections placed at different heights denote a sunrise and sunset. Juxtaposed against the landscapes are 14 life-size nudes (2010/11), wax casts of dancers, captured in a moment of contemplation and indifferent repose. Each figure consists of up to twenty segments, with earth pigments from different continents mixed into the material to produce a variety of color gradations. Also part of this atmospheric setting are the series poems (2003–2021), the work winter cloud (2019) and a series of clocks without hands: red clock(2016), blue clock (2016) and yellow clock (2016). A transparent gray foil work on the glass façade of the Belvedere 21, titled when the sun goes down and the moon comes up (2021), blurs the boundaries between day and night, interior and exterior, art and nature. The romantic longing to capture a particular fleeting moment, or rather to suspend time by artistic means, permeates the entire exhibition.

Curated by Axel Köhne

Ugo Rondinone
nude in the landscape
December 12, 2021–May 1, 2022

Belvedere 21
Arsenalstrasse 1
1030 Vienna
Austria
Hours: Tuesday–Sunday 11am–6pm

T +43 1 795570
info@belvedere.at

www.belvedere.at

Image: View of Ugo Rondinone: nude in the landscape, Belvedere 21, Vienna, 2022. Photo: Stefan Altenburger, Courtesy studio rondinone

Catalogue
Ugo Rondinone. Akt in der Landschaft / nude in the landscape
Editors: Stella Rollig, Axel Köhne
Authors: Laura Hoptman, Axel Köhne, Stella Rollig
Graphics: Willi Schmid
Verlag Buchhandlung Walther & Franz König
Approx. 112 pages, 150 illustrations
Format: 31 × 24 cm
Hardcover
German & English in one volume
ISBN 978-3-903114-99-9
Price: 29.80 EUR
Available from February 2022

Press contact: Irene Jäger, presse@belvedere.at / T +43 1 79 557-185

21
Dic

FABIO MAURI. Opere dall’Apocalisse

VIASATERNA ospita in esclusiva uno straordinario progetto espositivo: FABIO MAURI. Opere dall’Apocalisse.

La mostra, a cura di Francesca Alfano Miglietti, raccoglie per la prima volta una collezione di dipinti e disegni su carta provenienti dallo Studio Fabio Mauri: emozioni e visioni dell’artista che ha fatto dell’ideologia un materiale dell’arte.

Il progetto, organizzato in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri e Hauser & Wirth, si muove su un registro espositivo che costituisce un itinerario unitario e coerente: un percorso intimo, in una raccolta di disegni, dipinti e fotografie che si presentano come vere e proprie opere su carta, e che comprendono la serie pressoché inedita dell’Apocalisse (degli anni Ottanta), degli Scorticati e alcuni Dramophone, in cui l’immagine del disco come “mondo già inciso” richiama il tema della predestinazione.

Il significato primo di “apocalisse” è “rivelazione”, gettar via ciò che copre, togliere il velo, letteralmente “scoperta” o “disvelamento”, e Mauri, in queste opere, sembra voler rintracciare nel Caos una poeticità che indaga l’apocalisse non come ‘fine’ ma come incontro. Mauri non indietreggia mai, ma si attesta tra le pieghe di una linea che silenziosamente tocca l’interdetto, il proibito.

Fabio Mauri (1926-2009), che ha conosciuto in prima persona abissi, lacerazioni e inganni delle ideologie del Novecento, è considerato un esponente d’indiscusso rilievo delle neo-avanguardie della seconda metà del XX secolo. La sua attività è molto estesa e comprende installazioni, performance, teatro e scrittura. Autore di una personalissima indagine, durata tutta la vita, sull’insidiosa logica dell’arte, dell’ideologia e del totalitarismo, Mauri esplora la Storia filtrandola attraverso la lente del privato.

VIASATERNA
Via Leopardi, 32
20123 Milano
Italia

T. +39 02 36725378
E. info@viasaterna.com

Orari di apertura:
Lunedì – Venerdì
12.00 – 19.00
Su appuntamento

Dal 17 dicembre 2021 all’1 aprile 2022
Dal lunedì al venerdì dalle ore 12 alle 19

Chiusa dal 24 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022 e il 6 gennaio 2022

Immagine in evidenza: Fabio Mauri, The End, 1960, acrilico su carta, 50×70

16
Nov

DOMENICO GNOLI, la retrospettiva alla Fondazione Prada di Milano

Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento.
Domenico Gnoli

La mostra si presenta come una retrospettiva che riunisce più di 100 opere realizzate da Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970) dal 1949 al 1969 e altrettanti disegni. Una sezione cronologica e documentaria con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Gnoli a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa. La ricerca alla base del progetto concepito da Germano Celant è stata sviluppata in collaborazione con gli archivi dell’artista a Roma e Maiorca, custodi della storia personale e professionale di Gnoli.

Questa retrospettiva si inserisce in una sequenza di mostre di ricerca che Fondazione Prada ha dedicato a figure di outsider come Edward Kienholz, Leon Golub e William Copley, difficilmente assimilabili alle principali correnti artistiche della seconda metà del Novecento. L’obiettivo è esplorare la pratica di Gnoli e leggere la sua attività come un discorso unitario e libero da etichette, documentando connessioni con la scena culturale internazionale del suo tempo e suggerendo risonanze con la ricerca visiva contemporanea. “Domenico Gnoli” sviluppa inoltre le intuizioni di chi, in passato, ha interpretato l’artista dal punto di vista storico e critico in modo originale, riconoscendo l’ispirazione che Gnoli ha trovato nel Rinascimento ed evidenziando il valore narrativo delle sue opere.

L’allestimento progettato dallo studio 2×4 di New York per i due piani del Podium evoca la disposizione e le caratteristiche di ambienti museali novecenteschi tracciando prospettive lineari che dividono lo spazio espositivo in una sequenza di nuclei monografici. Le opere dell’artista sono raggruppate in serie tematiche, grazie alle quali è possibile riconoscere come ogni opera abbia generato altri suoi lavori in una coerente direzione espressiva. I dettagli carichi di significato dipinti da Gnoli suggeriscono nella mostra enigmatiche biografie degli oggetti rappresentati e testimoniano la convinzione dell’artista nel perseguire la propria ricerca in una radicale rilettura della rappresentazione classica.

Fondazione Prada
LARGO ISARCO, 2
20139 MILANO
T. +39 02 5666 2611
INFO@FONDAZIONEPRADA.ORG

DOMENICO GNOLI
28 Ott 2021 – 27 Feb 2022

Immagine in evidenza: Domenico Gnoli, Fondazione Prada Milano, 2021. Ph. Amalia Di Lanno

09
Ago

straperetana 2021 | The New Abnormal

L’edizione 2021 di straperetana, la quinta, avrà luogo come sempre nel borgo di Pereto, in provincia de L’Aquila. Appuntamento consolidato del programma culturale estivo, il progetto vede la partecipazione di 24 artisti, le cui opere troveranno spazio in diversi luoghi di Pereto; gli interventi artistici creeranno un percorso che– attraversando edifici storici, strade, case dismesse – abbraccerà l’intero borgo, per un’esperienza atipica, legata sia alla fruizione delle opere sia all’esplorazione di Pereto.

The New Abnormal è il titolo scelto per questa quinta edizione. Direttamente ispirato all’ultimo disco della band statunitense The Strokes, uscito nei primi mesi del 2020 nel pieno della diffusione del virus, l’espressione trova una coincidenza con lo “strano” momento che stiamo attraversando, quasi a voler sancire l’avvento di qualcosa di inedito e insieme non conforme, diverso da ciò che conoscevamo. E proprio il concetto di “strano” è una delle categorie che la mostra intende toccare. Punto di partenza è il saggio di Mark Fisher The Weird and the Eerie(2016), nel quale il pensatore britannico cerca di delineare le nozioni di strano (“weird”) e inquietante (“eerie”) nel mondo contemporaneo attraverso una sterminata serie di esempi legati alla produzione culturale (dalla narrativa di H. P. Lovecraft al cinema di David Lynch, passando per autori come Stanley Kubrick, Philip K. Dick, Margaret Atwood).

Fisher identifica con il termine “weird” ciò che è fuori posto, inappropriato, che suscita insieme attrazione e respingimento; ma anche commistioni tra umano e animale, le soglie tra mondi diversi, l’accostamento di termini contrastanti e, in generale, il sorprendente e l’inatteso. L’“eerie” invece si manifesta “quando c’è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c’è niente dove invece dovrebbe esserci qualcosa”, per usare le parole di Fisher; è un’esperienza diretta di ciò che è ignoto, capace di generare interrogativi le cui risposte oltrepassano i limiti della conoscenza.

In generale, “weird” e “eerie” hanno a che fare con ciò che risulta non conforme alla realtà, irrompendo al suo interno sotto forma di qualcosa di sconosciuto e apparentemente inclassificabile. Fisher trova una forte corrispondenza tra queste manifestazioni e la realtà contemporanea: il perenne senso di crisi e le ombre di un collasso imminente hanno portato in particolar modo negli ultimi anni all’elaborazione di un immaginario grazie al quale tentare possibili via di fuga da un reale percepito sempre meno sostenibile e desiderabile – un sentimento latente, accelerato ma non certo generato dalla pandemia.

In linea con questa visione, l’edizione 2021 di straperetana intende volgere lo sguardo alle zone d’ombra, al perturbante, allo stupefacente. La mostra sarà popolata di opere legate alle idee di metamorfosi e ibridazione, immagini stranianti e misteriose, forme non immediatamente identificabili, soglie da attraversare. A fianco di autori già affermati la mostra vede la presenza di numerosi emergenti, con un focus particolare sulla scena abruzzese grazie anche al coinvolgimento di Matteo Fato, che ha collaborato con Saverio Verini alla ricerca di artisti attivi sul territorio.

“Siamo davvero felici di annunciare questa nuova puntata di straperetana, a margine di un anno complicato, incerto. E ci fa ancora più piacere che coincida con il traguardo delle cinque edizioni, una soglia simbolica e incoraggiante”, affermano gli ideatori del progetto, Paola Capata e Delfo Durante. “L’organizzazione di straperetanaè sempre estremamente impegnativa: al termine della scorsa edizione ci siamo quasi subito messi al lavoro per la mostra del 2021, che speriamo sia ricca di stimoli per il pubblico, ma anche per gli stessi artisti invitati. Il rapporto con un borgo come Pereto genera sempre cortocircuiti inattesi e“colpi di fulmine” negli artisti, che amano trascorrere del tempo in questo luogo; un sentimento ricambiato dal borgo stesso, visto che l’appuntamento è sempre più sentito nel territorio”.

I 24 artisti invitati di straperetana 2021: Giacomo Alberico (Chieti, 1994), Francesca Banchelli (Montevarchi, 1981), Giuditta Branconi (Teramo, 1998), Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949), Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980), Andrea Di Cesare (Pescara, 1977), Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995), Floating BeautyLuca Francesconi (Mantova, 1979), Oscar Giaconia (Milano, 1978), Francesca Grilli (Bologna, 1978), Sacha Kanah (Milano, 1981), Claudia Losi (Piacenza, 1971), Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), Edoardo Manzoni (Crema, 1993), Paride Petrei (Pescara, 1978), Giulia Poppi (Modena, 1992), Carol Rama (Torino, 1918 – 2015), Andrea Respino (Mondovì, 1976), Moira Ricci (Orbetello, 1977), Giuliano Sale (Cagliari, 1977), Andrea Salvino (Roma, 1969), Gabriele Silli (Roma, 1982), Giovanni Termini (Assoro, 1972).

Le visite alla mostra saranno organizzate per gruppi ristretti di persone, nel rispetto delle attuali norme di sicurezza, in diverse fasce orarie. È gradita la prenotazione all’indirizzo: info@straperetana.org

La mostra è prorogata al 22 agosto 2021. Nelle settimane di apertura, le opere saranno liberamente fruibili dal pubblico nel fine settimana (sabato e domenica), dalle 16.00 alle 20.00; negli altri giorni su appuntamento, che deve essere comunicato all’organizzazione con almeno 24 ore di anticipo.

straperetana  arte contemporanea nella porta d’Abruzzo

un progetto ideato da Paola Capata e Delfo Durante

PROROGATA al 22 agosto 2021

Orari di apertura: sabato e domenica dalle 16.00 alle 20.00
Negli altri giorni aperta solo su appuntamento. È richiesto un preavviso di 24 ore

Titolo: straperetana / The New Abnormal

Artisti: Giacomo Alberico, Francesca Banchelli, Giuditta Branconi, Enzo Cucchi, Luca De Angelis, Andrea Di Cesare, Daniele Di Girolamo, Floating Beauty, Luca Francesconi, Oscar Giaconia, Francesca Grilli, Sacha Kanah, Claudia Losi, Giulia Mangoni, Edoardo Manzoni, Paride Petrei, Giulia Poppi, Carol Rama, Andrea Respino, Moira Ricci, Giuliano Sale, Andrea Salvino, Gabriele Silli, Giovanni Termini

A cura di: Saverio Verini, con la collaborazione di Matteo Fato

Organizzazione: Paola Capata e Delfo Durante

Luogo: Pereto (AQ), sedi varie

Gradita prenotazione: info@straperetana.org- + 39 3351049685
Durata: dal 18 luglio al 15 agosto 2021 PROROGATA al 22 agosto 2021
Orari: sabato e domenica 16.00-20.00; gli altri giorni su appuntamento, prenotazione obbligatoria
Contatti: www.straperetana.org  – info@straperetana.org
STRAPERETANA socialFacebook @straperetana– Instagram straperetana

straperetana si avvale del Patrocinio del Comune di Pereto

Immagine in apertura: Enzo Cucchi, Lingue in bocca, 2017. Bronzo, ceramica, 45x45x27cm, esemplare unico. Courtesy l’artista e ZERO…Milano. Ph. Giorgio Benni

 

16
Giu

KIMERE | Vania Elettra Tam

Per aprire la stagione degli eventi 2021 la galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni propone Kimere, la mostra di una delle artiste che meglio rappresentano le scelte culturali della galleria stessa: Vania Elettra Tam.

Sono tanti anni che contribuisco alla diffusione del suo lavoro e ne sono orgogliosa, specie quando sono testimone di tante evoluzioni, sia personali che pittoriche. Gli ultimi lavori di Vania, infatti, parlano di una nuova consapevolezza interiore, una Verità che esplode nelle forme e nei colori delle sue opere, una maturità della donna prima ancora che dell’artista. Questo periodo di lunghe chiusure ha prodotto tanti disastri ma anche tanti gioielli: il cambiamento vero, lì dove possibile, delle nostre menti e delle nostre coscienze verso un futuro migliore, possibile e sostenibile, se solo recuperassimo la nostra consapevolezza sociale… dovremmo imparare dagli animali, e riprendere il nostro posto di uomini integrati nel ciclo della Natura, al fine di collaborare al bene della collettività. È un concetto che Vania esprime in pieno con tutta la sua cifra pittorica e personale, pur senza perdere, anche se espresso in modo più delicato ed elegante, il suo puro umorismo”. Maria Gabriella Damiani

Ecco come Carlo Micheli presenta quest’ultimo ciclo pittorico di Vania Elettra Tam:
Vi sono animali che vivono in società organizzate, dove ogni individuo ha un ruolo prestabilito e lavora per il bene comune: le termiti, le formiche, le api… no, inutile cercare l’uomo nell’elenco, l’uomo non sa ragionare in termini di sacrificio personale, bene comune, crescita collettiva… Tanto meno lo sanno fare i politicanti di mestiere. Vania Elettra Tam ha un dono raro: sa vedere oltre la barriera dei comunicati ufficiali, sa cogliere la realtà del momento, spesso volutamente offuscata e, ancor più, sa intuire ciò che sarà, attraverso l’infallibile sfera di cristallo della sua arte. Così, fluttuando tra lo stato onirico, la razionalità e la creatività, Vania ha immaginato una società matriarcale, sull’esempio del sistema organizzativo proposto dagli insetti sociali, (contrapposti alla dannosità degli inutili parassiti) e in sostituzione del fallimentare modello maschile. Nel ciclo “Kimere”, donne-regine dirigono società ispirate a formiche, termiti, api, a delineare mondi perfetti, vere e proprie utopie sostenibili.Sintesi profonde, espresse con chiarezza e ironia, come nel caso del castoro, costruttore e riutilizzatore, capace di “fare diga” contro le difficoltà. L’ autoritaria figura femminile (coi capelli raccolti a coda di castoro) incarna l’alternativa per una ricostruzione sostenibile, espressa dall’accostamento tra gli igloo di Merz e le tane dei Castori, in una sorta di ribaltamento logico, a suggerire come la realtà debba rifarsi all’arte e non viceversa. Il messaggio si fa più sorridente e giocoso allorché la “cacciatrice di utopie” si trova al cospetto degli uccelli tessitori, mimetizzata con un copricapo a forma di nido, in perfetta armonia con la natura e nel rispetto delle diversità. Un richiamo alla responsabilità di ognuno, alla necessità di ricostruire al meglio, di ripartire nella consapevolezza che “l’arte lo dice prima, l’arte lo dice meglio…”.

KIMERE | Vania Elettra Tam
a cura di Gabriella Damiani
presentazione Carlo Micheli
26 giugno – 10 luglio 2021

Inaugurazione sabato 26 giugno 2021
Orario Visita: tutti i giorni 10-13 e 17-21

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager Amalia Di Lanno

www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com