Category: arte

08
Mag

Mise en place, il sapore ritualizzato nell’opera di Nordine Sajot e nel design

 

«Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti  possono diventare lo strumento di un rito esistenziale»Ettore Sottsass

Fino a luglio 2024 da SUBSTRATUM, studio di architettura nel rione Monti di Roma, Mise en Place, quarto progetto quadrimestrale tra arte contemporanea e design. Il disegno allestitivo, concepito dallo studio, ci accoglie in uno degli ambienti più relazionali e aggreganti di un abitativo domestico, la cucina.

In questa forma mentis contemporanea si assiste a una dilatazione dello spazio fisico tradizionalmente inteso. Iniziamo a viaggiare verso il centro di questa simbolica terra-isola, il fuoco è velato, raffinatamente custodito in questo affascinante monolite nero che ci attrae e, al contempo, inghiotte. La riflessione progettuale accoglie un’idea più estesa di angolo cottura, inglobando difatti l’intero processo preparatorio che predispone la commensalità, quel ritrovamento identitario e culturale che accade intorno a un tavolo e ci riunisce nell’atto di mangiare attraverso il corpo, pieno e vuoto, della memoria personale e collettiva.

Et voilà…Mise en Place.  La ritualità è servita e si concretizza nella gestuale ‘messa a disposizione’, pronti ad accogliere, dentro, altri mondi e modi di vita. Siamo nella camera alchemica dove si cuoce e attua antropologicamente un rito simbolico, culturale e sociale per antonomasia, laddove si alimentano corpo, culture e tradizioni, ma anche atmosfere ed esperienze condivise che travalicano l’atto fisiologico, rientrando altresì in quella sfera puramente di piacere. In questo spazio ‘sacro’, nutrito di simboli e vissuti, la riappropriazione dell’uso abitativo e, nel caso specifico, del ‘consumo’ del cibo riconducono al senso ancestrale della valenza sociale. Al centro dello spazio tutto è apparecchiato ad arte. Sul monolite nero opaco le opere P.G.R., in ceramica e porcellana smaltata, di Nordine Sajot accendono e stimolano i sensi; l’artista compone un tableau vivantche aziona differenti appetiti per entrare, riflettere e metabolizzare la profondità sensibile del corpo gestuale. Quella dell’artista è una pratica rituale e performativa di consapevolezza esistenziale della propria presenza, di acquisizione di ‘sapore’ e sapere cosa si è e si vuole. Attraverso la complessità di cui siamo fatti e di cui ci nutriamo, la relazione tra vissuto personale e collettivo, l’oggetto-soggetto, anche nella sua parte assente o volutamente sezionata, rappresenta la nostra impronta, quell’azione che, solo sentita, può davvero alimentare noi e gli altri. Come, nella serie di dittici analogici SENZA TITOLO in bianco e nero, che, nella loro unicità ed elegante minimalismo, ci riconducono al rito nella sua tradizionale e valenza estetica. Ogni oggetto-utensile ritrova la sua forma, così lo spostamento del piano visivo genera e trasmette un’altra comunicazione, dal corpo destrutturato orizzontale l’ordine compositivo si verticalizza nella Mise en Place. E così il sottile esprime l’essenziale, la presenza e la sua negazione, percepita e poi lentamente deglutita.

E si ritorna al fuoco, oro di questa cucina. GOLD, il monolite nero, di Situazione Architettura è frutto dell’arte “semi artigianale” del brand italiano Time For Kitchen; l’isola rivestita con il sofisticato e resistentefenix nero ingo, ci catalizza e ingoia nella sua abbuiante monocromia e con il piacevole effetto soft touch. Ma nessuna impronta è trattenuta, se non quella artistica, la straordinaria opacità è garantita dall’innovativa tecnologia di questo gioiello di design ed estetica sublime. Nella visione microscopica del suo fenix, l’isola rivela la fascinazione di un paesaggio irregolare di cime e avvallamenti, sulle quali una fenice sembra davvero risorgere dal nero e riflettere la luce ravvivando l’ambiente circostante. Completano questo simbolico ‘angolo cottura’ due elementi a giorno realizzati con il caldo e accogliente laminato abete bruno, allestiti nella nicchia come dispensa-arredo necessario all’organizzazione di qualsiasi Mise en Place.

E così…la cucina ci trasforma in un’unica comune presenza, commestibile. Baricentro sociale della casa dove l’arte contemporanea e il design si confermano alimenti essenziali alla riattivazione di processi preparatori che ricongiungono l’originario al collettivo.

Substratum è uno studio di architettura con sede a Roma dal 2017, costituito da Giorgia Castellani e Giovanni Tamburro. Il principale oggetto di interesse dello studio è la materia storica, antica o più recente, che si traduce in lavori di restauro di beni storico-artistici, ristrutturazioni di edifici residenziali, disegno di arredi e allestimenti. Si relazionano con l’esistente urbano anche attraverso la progettazione di nuovi edifici. In un senso arcaico Substratum è ciò che sta sotto, talora nascosto, ma pur sempre ciò che tiene, materia fatta di relazioni solide, connessioni costanti, collegamenti persistenti. Esige uno sguardo acuto, dinamico, capace di leggere dal basso verso l’alto e ritorno, di lato e di traverso, fuori e dentro. Un’indagine attenta non solo alle luci ma soprattutto alle ombre, perché sono queste a dare spessore e sostanza, capace di rintracciare segni e disegni, di ricostruire tessuti e trame, di connettere idee ad altre idee, colori a forme, gesti a corpi, sensi a sogni, suoni a forme, forme a idee, e da capo. La filosofia di SUBSTRATUM può essere sintetizzata nelle loro parole: osserviamo il basso per guardare l’alto, ricuciamo il sotto per tessere un sopra.

Nordine Sajot è un’artista visiva pluridisciplinare. Nata a Parigi, si forma in Francia presso l’Accademia del Louvre e l’Accademia delle Belle Arti di Nantes. In seguito consegue un master in Design presso l’Accademia delle Belle Arti di Saint-Etienne. Nel 2005, dopo aver vissuto e lavorato fra Olanda, Italia e Francia, si traferisce a Roma dove attualmente vive. Il suo lavoro si concentra sugli aspetti antropologici della società collegati, in particolare, alle dinamiche del consumo su scala globale. L’indagine si focalizza su cibo, corpo, linguaggi, con una particolare attenzione alle questioni di uguaglianza a matrice femminile. Attraverso disegno, fotografie, sculture, installazioni, video, scrittura e performance, la sua ricerca produce una visione d’insieme che le serve per approfondire le caratteristiche più complesse della società e dei nostri sistemi identitari e culturali radicati nell’inconscio collettivo. La riflessione investe anche l’idea stessa di arte all’interno di uno schema che rimanda ancora a dei riferimenti e modalità dominanti di sistemi maschilisti e colonialisti.Il suo lavoro è stato presentato in diverse gallerie, spazi istituzionali e festival in Italia e all’estero. Le sue opere sono state acquisite in collezioni private e pubbliche quali: UNICREDIT Group Torino, AksoNobelArt Foundation Amsterdam, SEAT Pagine Bianche Torino, Co.Re.Ve Consorzio Recupero Vetri Milano, Saint-Gobain vetri Savona, Museo d’Arte Contemporanea ex-manifattura tabacchi, MLAC Museo d’Arte Contemporanea La Sapienza Rome.

Mise en Place
Il sapore ritualizzato nell’opera di Nordine Sajot e nel design

Visite su appuntamento lun-ven 10-19 Tel. 3384038423
progetto quadrimestrale, visitabile fino a luglio 2024

SUBSTRATUM
Via in Selci, 84b, 00184 – Roma

064823658 www.substratum.it
g.tamburro@substratum.it- g.castellani@substratum.it

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com

progetto in collaborazione con Situazione Architetturadi Stefano Corona, via Carlo Felice, 95 – 00185 Roma

25
Ott

JANNIS KOUNELLIS a Milano

A central figure of international contemporary art, Kounellis’ oeuvre has been a critical reference point for generations of artists and is found in the permanent collections of major art museums worldwide.

The exhibition, held from 19 September to 22 December 2023, It brings together a series of seven wall-mounted iron panels the artist made in 1991, each dotted with coal elements arranged along regular horizontal lines, almost suggesting an archaic visual alphabet. The works, displayed on the gallery’s ground floor in an austere yet impressive setting, exemplify the monumental nature of Kounellis’ wall reliefs, perfectly capturing his fascination with raw, everyday media that fuelled his practice beginning in the 1960s. Since its earliest iterations in the late 1960s, Kounellis’ work has stood out for its quest towards a new spatial awareness. While calling himself a painter, he used materials long considered non-pictorial and departed from traditional concepts of representation. Towards the end of the Twentieth Century, Kounellis developed an increasingly architectural language, creating labyrinthine environments that manipulated the exhibition space and the viewer’s experience, while using the materials that had become part of his vocabulary over the decades. Permeating the viewer’s space and activating all the senses, his works still hold the power to collapse the boundaries between art and life. To accompany the exhibition, Jannis Kounellis, Cardi Gallery will publish a comprehensive volume on the artist’s work and his life in Milan, curated by Studio Celant with texts by Vincenzo De Bellis and Elizabeth Mangini. A special thanks to Archivio Kounellis and Gladstone Gallery, in particular to Simone Battisti and Giulia Ruberti.

“Everything I do is painting, even if I don’t touch a brush,” he said. “I tell my truth as a painter.”

BIO
Greek-born Italian artist Jannis Kounellis (1936-2017) was a pioneer of post-war European art and a leading figure in the Italian art movement “Arte Povera”. Seeking to disrupt the commercial value of art, “Poveristi” often combined organic and mundane materials to comment on the shifting relationship between humankind and the natural environment. Kounellis’s practice encompassed ephemeral pieces and material objects, perfectly exemplifying the radical age of Arte Povera: the work of art existed to reject any representative form. Kounellis quickly moved beyond the medium’s constraints after starting his career as a painter. He began incorporating in his works materials such as fire, earth, gold, and burlap sacks, an homage to fellow artist Alberto Burri. Throughout the 1970s and 1980s, Kounellis continued introducing new elements, such as smoke, shelving units, trolleys, blockaded openings, mounds of coffee grounds, coal and other materials, particularly from the shipping and manufacturing industries. Imbued in these diverse fragments of everyday life, Kounellis saw a narrative of the past alongside the foundations of modern civilisation. Converging and colliding in the artist’s new poetic vocabulary, these elements reveal the rupture between the former and the latter. Kounellis nonetheless referred to his works as paintings, even though his art sought to break down and transcend the medium’s boundaries.

Jannis Kounnelis
September 19 – December 22, 2023
CARDI GALLERY | MILAN

Corso di Porta Nuova 38
Milan, 20121, Italy
Monday-Friday 9.30 am – 6.00 pm
Saturday 11.00 am – 6.00 pm
+39 02 45 47 8189

Cover Image, Installation view Ph. © Gianluca Di Ioia

14
Ott

Thybris il fiume eterno di Roberto Ghezzi a La Galleria Nazionale di Roma

Martedì 7 novembre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma inaugura la mostra THYBRIS il fiume eterno di Roberto Ghezzi, a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli, project manager Linda Simioli.

Il progetto è promosso dalla galleria d’arte FABER in partenariato scientifico con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Sapienza di Roma, ARPA Lazio, realizzato con la collaborazione de Il Giornale dell’Ambiente e il supporto di Phoresta ETS.

La mostra espone una selezione di lavori dalla serie delle Naturografie, opere che nascono dal contatto con le acque del Tevere, realizzate dall’artista a partire dal 2022 lungo il corso del fiume, dalla sorgente alla foce. La metodologia alla genesi di queste opere ha previsto l’immersione di grandi tele per un lungo periodo di tempo – circa un anno – nel letto del fiume, lasciando che le sue acque interagissero con i supporti. Tale procedimento ha permesso alle superfici delle tele di riprodurre stratificazioni visive, texture, umori cromatici, sedimentazioni materiche che, a loro volta, costituiscono l’esito della simbiosi dei supporti con l’ecosistema del Tevere.

“La mostra – scrivono i curatori – è pensata in stretta correlazione con la realtà geografica che la ospita e al contempo, grazie all’indole del lavoro di Roberto Ghezzi, è progettata anche per stabilire delle connessioni interdisciplinari, al fine di impostare un dialogo quantomai attuale tra la sperimentazione artistica contemporanea ed altri ambiti del sapere. Difatti, le Naturografie, serie distintiva della ricerca dell’artista e da lui già realizzate in svariati contesti naturali, permettono di confrontarsi con ciò che, tra i tanti interessanti aspetti, può essere considerato uno dei risultati più coerenti forniti dalla ricerca contemporanea in merito allo storico rapporto arte e paesaggio, nonché di tematizzare questioni urgenti del nostro quotidiano riferibili alla complessa relazione tra uomo e natura. Dunque, facendo delle acque del fiume Tevere il luogo di creazione delle opere in mostra, l’evento intende metterne in luce tanto il valore culturale, ancora in potere di catturare l’attenzione degli artisti, quanto le criticità della sua condizione odierna.”

L’esposizione pone in rilievo quanto il modus operandi dell’autore sia passibile di una pluralità di letture, tutte ugualmente valide, ora di carattere artistico in merito al legame tra arte e paesaggio, ora filosofico relativamente alla sinergia tra uomo e natura, ora ecologico riguardo la conoscenza dell’ambiente. Le Naturografie di Roberto Ghezzi possono quindi essere intraprese come oggetto di confronto interdisciplinare, in particolare con l’ambito scientifico. Conservano nella loro costituzione le proprietà biologiche e chimiche dell’habitat a fondamento della loro conformazione, corrispondendo così anche a potenziali riserve di informazioni relative a un luogo specifico in un dato arco di tempo.

A tal proposito, per offrire una fruizione esaustiva dell’opera e delle pratiche dell’artista, l’esposizione delle opere create nell’alveo del “fiume eterno” sarà accompagnata tanto dalla relativa discussione critica quanto da relazioni di carattere tecnico-scientifico elaborate dai soggetti accademici che hanno collaborato al progetto, attraverso un momento di approfondimento in programma alle ore 18.00 che precederà l’inaugurazione.
Roberto Ghezzi (Cortona, 1978), vive e lavora a Cortona (AR). La sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si perfeziona all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre negli anni Novanta e i suoi esordi sono legati alla pittura. Tutta la sua produzione è fondata sul forte interesse per il paesaggio naturale, che, agli inizi, egli indaga sia attraverso la rappresentazione pittorica, che mediante sperimentazioni “sul campo”, a contatto diretto con l’ambiente naturale. Si tratta di uno studio portato avanti nel corso di un decennio, che, muovendo da un approccio scientifico di esame approfondito della realtà organica, assume forma concettuale attraverso la materia.
Nei primi anni 2000 presenta al pubblico opere legate alla suddetta ricerca, maturata negli anni. Creazioni inedite, che nascono da studi e sperimentazioni su luoghi naturali, spesso incontaminati, e il cui titolo Naturografie© ha in sé il concetto fondante sia del risultato finale, che del processo. Quest’ultimo è parte integrante dell’opera, in un viaggio all’origine del rapporto tra artista e natura, dove il supporto è spazio di comunione tra essi. L’artista crea con la natura, ma, al tempo stesso sovraintende ad ogni fase della creazione: dalla determinazione delle variabili iniziali, al fattore tempo, fino alla forma finale.
Tra le ultime esperienze espositive: AQUAE, a cura di Start Cultura e EContemporary, Fondaco dei Tedeschi, Venezia, IT (2023); CONTEMPORARY ECOSYSTEMS, a cura di Bojana Janeva e Davide Silvioli, Museum of Contemporary Art of Skopje, NMK (2022); IMPERMANENTE, a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli, galleria d’arte FABER, Roma, IT (2022); THE WRITING OF NATURE, a cura di Inanna Riccardi, Sixty Eight Art Institute, Copenaghen, DK (2022);GENETICA DELLA FORMA, a cura di Davide Silvioli, Palazzo Collicola, Spoleto, IT (2022); LE LATITUDINI DELL’ARTE, a cura di Virginia Monteverde, Pulchri Studio, Den Haag, NL (2021). Principali residenze artistiche: The Polar Stream, in collaborazione con CNR ISP, Svalbard, NOR (2023); The Greenland Project, in collaborazione con CNR ISP, Tasiilaq, GRL (2022); North Macedonia Project- Art As Nature, NMK (2022); The Writing of Nature, 68 Art Institute and CasermArcheologica, Copenaghen, DK (2022); Planeta de Origen, Ushuaia, ARG (2019); Kunstkvarteret artist house, Lofoten Islands – Leknes, NO (2019); OAW, Tunis and Hergla, TUN (2018); South Africa Project, Blyde River Canyon and Mossel Baai, ZA (2018); Iceland Project, Hofn, Akureyri, IS (2017); Alaska Project, Talkeetna, McCarthy, AK USA (2015).

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporaneadi Roma
THYBRIS il fiume eterno di Roberto Ghezzi
a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli
project manager Linda Simioli

dal 7 al 26 novembre 2023

Martedì 7 novembre 2023
Sala delle Colonne

Martedì 7 novembre 2023
Sala Merini
ore 19.00 – 20.30

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131
Roma

Ingresso accessibile
via Gramsci 71

Orari di apertura
da martedì a domenica:
9.00 – 19.00
ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
T + 39 06 32298 221
lagallerianazionale.com #LaGalleriaNazionale

Ufficio stampa
T +39 06 32298 308
gan-amc.uffstampa@cultura.gov.itAmalia Di Lanno
T +39 333 782 0768
info@amaliadilanno.com
28
Giu

THE POLAR STREAM, il nuovo progetto di Roberto Ghezzi alle isole Svalbard

Roberto Ghezzi, artista che pone al centro della propria ricerca l’“autorappresentazione” della natura e dei fenomeni naturali, il 12 luglio 2023 partirà per una nuova spedizione artistico/scientifica alle Isole Svalbard (NO), le terre abitate più a nord del pianeta, a Longyearbyen presso lo Spitsbergen Artists Center. Il progetto, patrocinato dall’Istituto Italiano di Cultura a Oslo, verrà realizzato in collaborazione con la dott.ssa Fabiana Corami del CNR ISP (Istituto di Scienze Polari), Phoresta ETS e il videomaker Leonardo Mizar Vianello.  

Come per la precedente spedizione a Tassilaq in Groenlandia, l’artista intende anche in questo caso tracciare la fusione dei ghiacci e restituire una rappresentazione del paesaggio artico facendo in modo che sia il fenomeno del cambiamento di stato dei ghiacciai a trascrivere in qualche modo sé stesso in termini artistici.

Roberto Ghezzi, infatti, da ormai un ventennio, ha parzialmente abdicato alla pratica pittorica creando nuovi approcci creativi in cui è la natura a sedimentare serie di tracce sulle proprie tele (le Naturografie, scrittura della natura su tela) o dove singolari fenomeni naturali trascrivono direttamente se stessi su supporti appositamente predisposti (es. cianotipie della fusione dei ghiacci). Grazie alla singolare ossessione artistica di restituire quanto più fedelmente i fenomeni naturali delegando alla natura la propria raffigurazione, in quasi due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia, Danimarca, Groenlandia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente, collaborando con i più importanti istituti di ricerca tra cui CNR ISMAR, CNR IOM, CNR ISP, Arpa Umbria e Arpa Lazio, oltre che con associazioni come Greenpeace, WWF e Legambiente. Le sue opere possono essere descritte come delle oggettificazioni della natura che, da un lato, danno forma ad autentiche opere d’arte capaci di restituire una dimensione estetico-romantica del paesaggio senza un agito diretto dell’artista; dall’altra si presentano come singolari supporti per indagini di matrice scientifica sullo stato degli ambienti e su fenomeni ambientali ed ecologici.

Per la residenza alle Isole Svalbard – della durata di circa un mese – l’artista prevede di approfondire ulteriormente la ricerca avviata in Groenlandia nel 2022, riadattando ancora una volta ai propri fini l’antica tecnica cianografica ma a partire questa volta dall’impiego della videocamera e di immagini macro dei cristalli di ghiaccio in fusione. Le cianotipie (immagini fotografiche ottenute da carte fotosensibilizzate con sali d’argento) verranno realizzate sulla base di negativi di macro fotografie digitali o immagini, scattate mediante l’ausilio di un microscopio digitale, di cristalli prelevati in diverse parti delle Isole Svalbard. I video (macro) verranno invece realizzati mediante videocamere letteralmente “affidate” all’ambiente. Attraverso varie strumentazioni tra cui droni e piccole zattere galleggianti progettate al fine di sostenere le piccole telecamere, l’artista affiderà inquadrature e tempistiche di ripresa al movimento stesso del ghiaccio durante tutto il “percorso” di fusione, dalla fase solida a quella liquida. Questa particolare metodologia consentirà di fare diretta esperienza audiovisiva della delicata fase del cambiamento di stato del ghiaccio, come se fossimo all’interno del ghiaccio stesso e ne seguissimo il percorso. I materiali prodotti saranno poi resi in forma artistica attraverso video-installazioni artistiche e trasposizione cianografiche delle risultanze video-fotografiche.

Oltre a fornire una trascrizione del fenomeno che ferma in una singola immagine la decantazione di un processo, in questo caso, Ghezzi, grazie all’ausilio delle telecamere, introdurrà nella rappresentazione della fusione del ghiaccio anche la dimensione temporale e la rappresentazione delle dinamiche della trasformazione del ghiaccio dell’Artico in acqua. Tuttavia non sarà una “documentazione”, ma una autonoma trascrizione del fenomeno del disgelo, perfettamente in linea con la filosofia delle naturografie in cui l’artista, invertendo i ruoli, lascia che sia la natura a parlare di sé, a presentarsi quale essa è, mettendo in luce con l’assoluta spontaneità del reale, la sua più intima essenza.

Quanto in effetti emergerà, esattamente come per le precedenti spedizioni, sarà il frutto dell’alchemica capacità dell’arte di registrare sotto nuove vesti fenomeni naturali e rappresentarli attraverso i codici del contemporaneo e, dall’altro lato, frutto della capacità di lettura da parte del sapere scientifico di supporti non abituali.

Come per la residenza in Groenlandia, anche in questo caso, dopo la fase di studio e creazione delle opere durante la residenza alle Isole Svalbard, seguiranno contributi scientifico e critico-artistici per la fase divulgativa che prevedrà mostre, presentazioni, pubblicazioni, talk, incontri con studenti, sia in Italia che all’estero.

L’intera residenza artistica di Roberto Ghezzi sarà ad impatto neutro grazie al contributo di Phoresta ETS che compenserà mediante la piantumazione di alberi tutte le emissioni di CO2.

THE POLAR STREAM
un progetto di Roberto Ghezzi
a cura di Mara Predicatori

con il patrocinio di Istituto di Cultura a Oslo
in collaborazione con la dott.ssa Fabiana Corami CNR ISP – Istituto Scienze Polari
Elizabeth Bourne – Spitsbergen Artists Center, Phoresta ETS (Ente Terzo Settore)
e il videomaker Leonardo Mizar Vianello

residenza alle Isole Svalbard, Norvegia
Spitsbergen Artists Center – Vei 100.2 Longyearbyen Norway
dal 12 luglio al 5 agosto 2023

Communication & media relations
Amalia Di Lanno – info@amaliadilanno.com
❆ Immagine in evidenza: Roberto Ghezzi, The Greenland Project, Tasiilaq, 2022

22
Mar

FRANGIBILE di Ezia Mitolo

La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inizia la stagione espositiva presentando al pubblico un nuovo e inedito progetto. Nasce la project room, un ambiente interno alla galleria in cui ospitare differenti progettualità artistiche che andranno ad arricchire il già nutrito programma di mostre proposte dal 2006 ad oggi.
Ad aprire questa nuovo concept di spazio espositivo la galleria sceglie una personale di Ezia Mitolo, affermata artista pugliese capace di esprimersi trasversalmente in una modalità multidisciplinare mediante differenti tecniche e linguaggi.
Frangibile, è il titolo della mostra a cura di Ilaria Caravaglio, la prima di una serie di esposizioni che si susseguiranno con un calendario parallelo a quello dell’attività della sede storica della galleria -accanto alla Concattedrale della città bianca- rendendo finalmente concreto un intenso desiderio dell’art director Maria Gabriella Damiani.
L’artista propone una serie di opere che conducono il visitatore attraverso un percorso di riflessione e introspezione, un invito a soffermarsi sulle emozioni, dalla dimensione più intima a una lettura d’insieme, fino alla fragilità delle stesse. Disegno su carta e su stoffa, installazione, fotografia, scultura e video si alternano negli spazi della project room, a sottolineare una solida continuità nella ricerca di Ezia Mitolo, seppur espressa con differenti medium; un’esposizione che integra opere rappresentative dell’artista a opere più recenti, realizzate tra il 2021 ed il 2023, presentate al pubblico per la prima volta.

L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 1 aprile alle ore 18.00 e la mostra sarà visitabile fino al 23 aprile 2023.

FRANGIBILE
EZIA MITOLO
a cura di Ilaria Caravaglio
Vernissage 1 aprile ore 18,00
1 – 23 aprile 2023

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
www.orizzontiarte.it

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com
info@amaliadilanno.com

07
Feb

L’IMPRONTA DELL’ACQUA. Il Trasimeno tra arte e scienza nell’opera di Roberto Ghezzi

L’impronta dell’acqua, mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi, a cura di Mara Predicatori, diffusa in sei diversi spazi di altrettanti comuni umbri, dal 18 febbraio al 16 aprile 2023.

L’impronta dell’acqua è un progetto culturale promosso da Arpa Umbria in collaborazione con Roberto Ghezzi e Mara Predicatori, con il sostegno della Fondazione Perugia, in partnership con l’Unione dei Comuni del Trasimeno, i Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno e le associazioni Laboratorio del Cittadino e Faro Trasimeno e che ha visto, ai fini della disseminazione, anche la partecipazione di alcune classi delle scuole del territorio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.

L’impronta dell’acqua ha l’obiettivo di introdurre nuove forme di progettazione, nuove modalità di produzione scientifica e artistica, nuovi linguaggi liberi e innovativi per parlare del lago Trasimeno. Una mostra e un progetto complesso che intendono restituire una riflessione sulla rappresentazione paesaggistica e delle sue componenti biologiche e naturali attraverso la sinergia tra la pratica dell’artista, lo studio scientifico-biologico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – Arpa Umbria – e la rilettura dell’azione in chiave artistica delle pratiche di produzione e rappresentazioni di Roberto Ghezzi. 

Protagoniste del progetto sono le Naturografie© di Roberto Ghezzi, opere inedite che riescono a creare un ponte tra arte e scienza. Si tratta di tele create secondo un processo studiato dall’artista affinché sia la natura stessa a lasciare traccia di sé su supporti collocati nell’ambiente naturale per lunghi periodi. Grazie a questa prassi, Ghezzi è in grado di restituire al pubblico opere di grande fascinazione estetica, ma anche capaci di fungere da matrici di raccolta degli organismi tipici dell’ambiente naturale.
Roberto Ghezzi da anni mappa territori e paesaggi. In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Le fasi del progetto: Il progetto ha visto in prima battuta la realizzazione delle opere. Nei mesi di agosto/ottobre-dicembre, intrecciando istanze di ricerca di Arpa e di tipo artistico e pratico, secondo la propria metodologia di lavoro, Roberto Ghezzi ha installato tessuti pretrattati in 4 diversi habitat dell’isola Polvese e altre tele presso la costa di Castiglione del Lago. Una volta che la natura ha compiuto il suo corso e l’artista ha deciso che il processo di formazione delle tele era compiuto, sono state ritirate e si è avviata una fase di studio ecologico e biologico al microscopio da parte di Arpa e una fase di trasformazione dei tessuti in opere adatte per le 6 mostre che si apriranno nel mese di febbraio/aprile 2023.

Da un punto di vista scientifico, l’impronta che la natura ha lasciato su queste tele ha permesso una analisi ecologica da parte di Arpa Umbria, che restituisce una lettura delle peculiarità ambientali ed ecologiche del lago Trasimeno. L’analisi ecologica ha permesso di evidenziare le caratteristiche uniche e particolari del lago e dei suoi abitanti, di evidenziare come l’unicum sia formato da più ambienti ognuno contraddistinto da specifici segni distintivi: la presenza o l’assenza di una specie vegetale o animale, l’insistenza di una architettura o la duttilità di un corso d’acqua, il ruolo dell’essere umano nella tutela o nella distruzione di un ambiente protetto. Lo studio biologico ha esaminato più da vicino le componenti animali, vegetali e minerali che hanno accolto per diversi giorni le tele dell’artista, accettandole nel proprio evolversi, assumendole come parte integrante del proprio divenire. Sulle tele infatti gli insetti si sono riprodotti, le piante hanno trovato supporto per crescere, gli animali matrice per la propria alimentazione. La restituzione di questa integrazione è rappresentata dalle numerose sfumature di colore: ogni organismo ha dipinto la tela con colori brillanti o tenui, secondo il suo essere o il tempo del suo passaggio o del suo permanere. Acqua, aria e terra hanno poi dato il loro contributo spostando, trasportando, rimuovendo, permanendo. 

Da un punto di vista artistico, Ghezzi, pur ancorandosi da un punto di vista scientifico agli specifici habitat in cui interviene e dunque operando secondo una logica site-specific, di fatto porta avanti una ricerca sul linguaggio artistico in sé e più nello specifico una rilettura contemporanea del genere paesaggistico. Come spiega la storica dell’arte e curatrice Mara Predicatori, l’opera di Ghezzi si inquadra nella millenaria riflessione sulla rappresentazione del reale e sulla trasfigurazione che porta con sé. Le tele sono infatti mimetiche rispetto alla realtà che raffigurano (è la natura stessa che lascia la propria materia sulla tela) ma allo stesso tempo, l’immagine non è giammai realistica rispetto al reale ma ne è un rimando simbolico. Nella alchemica collaborazione tra artista e natura risiede il mistero di queste opere, più paesaggio dei paesaggi, eppure di matrice astratta-informale. Un ritorno alla pittura (la logica dei colori, delle trame, la ricerca sul limite tra visibile e non) che tuttavia si innesta sulla pratica performativa, il lavoro site-specific e che nel contrasto tra metodo applicato e arbitrio della scelta creativa sembra eludere il dualismo tra positivismo-romanticismo portando a una terza via di sconfinamento. Nuovi “paesaggi contemporanei” che, a distanza di circa 500-600 anni dalle raffigurazioni in bilico tra paesaggio reale e immaginario del Trasimeno compiute da Beato Angelico (si ricordi la prima raffigurazione del lago nel 1430 nell’Annunciazione presso il Museo Diocesano di Cortona), Perugino e Raffaello, portano a indagare il divenire dell’arte e le plurime matrici linguistiche per farlo. 

Nel mese di febbraio si apriranno le mostre che restituiranno al pubblico i risultati della sperimentazione. Nello specifico, il primo appuntamento è a Castiglione del Lago presso il Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago, dove sarà possibile visionare le Naturografie© prodotte in ciascun habitat, installazioni frutto della combinazione di elementi di prelievo e una serie di disegni e rielaborazioni artistiche degli ingrandimenti delle immagini realizzate al microscopio prodotti da Arpa Umbria. 

La mostra, nata come restituzione artistico-poetica e non didascalica, conserverà l’impianto scientifico ed educativo nei rimandi esplicativi presenti tramite QR in mostra e dunque nel sito web dedicato. I risultati del progetto saranno restituiti attraverso una mostra diffusa. Presso Palazzo della Corgna di Castione Del Lago vi sarà una esposizione principale con una restituzione di tutte le Naturografie e opere riferite ai vari habitat campionati. In altri cinque comuni del comprensorio del Trasimeno (Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno), saranno visibili invece dei trittici dell’autore, appositamente pensati, che forniranno chiavi di lettura plurime al lavoro grazie alla natura eterogenea degli spazi ospitanti che offrono agganci diversi alla ricerca. 

La restituzione, infatti, pur affrontando l’ambiente lago che fa da legante, di fatto fornirà in modo latente un’esperienza estetico/conoscitiva che rifletterà input diversificati e impressioni di tipo multidisciplinare che nascono dal confronto con la storia e altre opere contemporanee (Centro Informazioni presso il Parco Campo del Sole, Tuoro), la ricerca stratigrafica e le testimonianze del territorio (Museo Antiquarium di Corciano), il rapporto con le pratiche del lavoro (Museo della Pesca di San Feliciano), con la rappresentazione della natura nell’opera storica di Perugino (Chiesa di San Sebastiano di Panicale), con la dimensione documentale anche del lavoro artistico (sala comunale di Passignano) a testimonianza ancora una volta del forte legame che unisce l’arte e la scienza

L’IMPRONTA DELL’ACQUA
mostra personale di Roberto Ghezzi
a cura di Mara Predicatori

progetto culturale promosso da Arpa Umbria
con il sostegno della Fondazione Perugia

Sedi Varie, Regione Umbria: Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno.

dal 18 febbraio al 16 aprile 2023

Maggiori info https://limprontadellacqua.arpa.umbria.it e pagina FB L’impronta dell’acqua https://www.facebook.com/profile.php?id=100088579161889

Communication & media relations
Arpa Umbria – Sez. Comunicazione, Stampa e Relazioni istituzionali 0755156240-892 comunicazione@arpa.umbria.it  
Amalia Di Lanno Comunicazione e Relazioni Media Arte – info@amaliadilanno.com 

31
Gen

SUBSTRATUM G A L L E R I A, spazio relazionale tra design e arte contemporanea

SUBSTRATUM G A L L E R I A, spazio relazionale tra design e arte contemporanea

☾Alla Luna

omaggio alla luce riflessa

il design incontra le opere di Virginia Carbonelli

Si ispira alla Luna il primo tema del format quadrimestrale che SUBSTRATUM, studio di architettura nel rione Monti di Roma, propone per presentare G A L L E R I A, spazio relazionale tra design, arte e pratiche contemporanee, visitabile fino al 29 aprile 2023. Un progetto che nasce dall’idea di ricreare un ambiente ‘interiore’ e familiare in cui il progetto di arredo interno si armonizzi con le opere di artisti contemporanei che, di volta in volta, interagiranno con lo spazio. Condurre i visitatori in un altrove dimenticato, un sotto che riemerga sopra, immersi in un’atmosfera raffinata e intima in cui ritrovarsi e ritrovare insieme, a ogni appuntamento, il senso di una cultura e umanità perduta attraverso pratiche artistiche che intervalleranno il periodo espositivo.

Perché la luna? Perché qui vengono raccolte tutte le cose perse dagli uomini sulla Terra, beni materiali ma soprattutto morali.

Come Astolfo nell’Orlando Furioso vogliamo intraprendere il nostro viaggio verso il regno della Luna per recuperare il senno e…il senso delle cose che siamo e facciamo. In questo omaggio al corpo celeste che da sempre ha ispirato artisti, poeti e scrittori, c’è il filo della poesia che attraversa SUBSTRATUM G A L L E R I A: le opere di Virginia Carbonelli, artista romana specializzata in calcografia e tecniche di stampa tradizionale e sperimentale, disegnano un unicum spaziale che evoca e celebra il disco lunare. Dal cerchio Universi ci si sposta con eleganza verso Fase Lunare, per poi convergere centralmente accolti dalla luce della grande Moon di Davide Groppi che dolcemente ci invita ad accomodarci sulle intriganti sedute di Kartell; così predisposti raccogliamo le parole di Luna, piccoli segni celesti incisi su carta, la stessa che ritroviamo nella impalpabile installazione della Carbonelli che ci riporta alla sospensione. Siamo nello spazio e sulle Nuvole…ed è forse in questa dimensione visionaria e onirica che tutto può accadere, ma solo se davvero lo desideriamo.

Virginia Carbonelli nasce nel 1980 a Roma dove vive e lavora nel suo studio in via di San Martino ai Monti. Nel 1999 si diploma al Liceo Artistico, avvicinandosi per la prima volta alle tecniche grafiche. Nel 2000 frequenta un corso di disegno e pittura alla Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma. Dal 2001 al 2003 segue vari corsi di calcografia presso Associazioni culturali e laboratori privati romani specializzandosi nell’arte della stampa e nell’incisione artistica. Nel 2004 ad Urbino frequenta un Corso di specializzazione in Tecniche Calcografiche presso il Centro Internazionale per la Grafica Artistica – Kaus. Nel 2005 si laurea in Lettere indirizzo Storia dell’Arte discutendo la tesi in Storia sociale dell’Arte. Nel 2007 si avvicina alla fotografia e nel 2008 al restauro e alla rilegatura di libri. Nello stesso anno apre a Roma la_lineaartecontemporanea, un’Associazione culturale dedicata alla stampa e all’incisione artistica in cui tiene corsi di incisione ed organizza workshop sulla stampa sperimentale e tradizionale. Nel 2011 si diploma all’Istituto di Stato per la Cinematografia e Tv “Roberto Rossellini”, l’anno successivo segue un seminario teorico e pratico sul segno inciso, all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Dal 2016 al 2019 ha collaborato con HD Edizioni piccola private press che produce Libri d’artista a Roma. Dal 2018 al 2020 ha insegnato alla Asl di Roma 2 a Cinecittà nel Centro Diurno reparto igiene mentale, tecniche di incisione e stampa.

Substratum è uno studio di architettura con sede a Roma dal 2017, costituito da Giorgia Castellani e Giovanni Tamburro. Il principale oggetto di interesse dello studio è la materia storica, antica o più recente, che si traduce in lavori di restauro di beni storico-artistici, ristrutturazioni di edifici residenziali, disegno di arredi e allestimenti. Si relazionano con l’esistente urbano anche attraverso la progettazione di nuovi edifici. In un senso arcaico Substratum è ciò che sta sotto, talora nascosto, ma pur sempre ciò che tiene, materia fatta di relazioni solide, connessioni costanti, collegamenti persistenti. Esige uno sguardo acuto, dinamico, capace di leggere dal basso verso l’alto e ritorno, di lato e di traverso, fuori e dentro. Un’indagine attenta non solo alle luci ma soprattutto alle ombre, perché sono queste a dare spessore e sostanza, capace di rintracciare segni e disegni, di ricostruire tessuti e trame, di connettere idee ad altre idee, colori a forme, gesti a corpi, sensi a sogni, suoni a forme, forme a idee, e da capo. La filosofia di SUBSTRATUM può essere sintetizzata nelle loro parole: osserviamo il basso per guardare l’alto, ricuciamo il sotto per tessere un sopra.

SUBSTRATUM G A L L E R I A

Alla Luna | Omaggio alla luce riflessa

il design incontra le opere di Virginia Carbonelli

Inaugurazione sabato 28 gennaio 2023 ore 18.00

Visite su appuntamento lun-ven 10-19

Tel. 3384038423

fino al 29 aprile 2023

SUBSTRATUM Via in Selci, 84b. 00184 – Roma

T. 064823658 www.substratum.it g.tamburro@substratum.itg.castellani@substratum.it

Communication Manager Amalia Di Lanno info@amaliadilanno.com

Si ringrazia Mobilia Scatena s.n.c. di Battaglini Gabriele & c. Via Montello, 17 – 06024 Gubbio (PG)

18
Gen

Jan Fabre | ALLEGORY OF CARITAS (AN ACT OF LOVE)

Allegory of Caritas (An Act of Love), una mostra composta da nuove sculture in corallo rosso e inediti disegni di sangue di Jan Fabre.

Il progetto espositivo, a cura di Melania Rossi, vede la partecipazione anche della sede londinese della galleria, presenta una selezione di lavori appartenenti alla stessa serie.

Il corpus di sculture in corallo rosso del Mediterraneo, concrezioni rosso fuoco che sembrano emerse direttamente dagli abissi della mente dell’artista, è un incontro poetico tra materia naturale e visionarietà artistica.

In mostra, teschi da vanitas, cuori anatomici, croci e oggetti liturgici ma anche lo Yin-Yang e il nodo d’amore celtico, simboli legati alla solidarietà e oggetti che ricordano credenze popolari o vicende personali dell’artista.

L’aspetto di carne viva unisce le sculture ai disegni realizzati dall’artista fiammingo con il suo stesso sangue, in cui l’artista racconta gli albori dell’esistenza umana attraverso le ecografie del figlio Django.

La dolcezza di un sentimento intimo e personale diventa invito ad una riflessione sulla vulnerabilità e le necessità umane.

Un antico legame unisce il sangue al corallo, di cui Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta la nascita mitica dal sangue di Medusa. Anche nella forma del ramo corallino è facile rintracciare una somiglianza con il reticolo dei vasi sanguigni.

Nelle opere di Fabre, la lunga tradizione simbolica del corallo si unisce al concetto di “caritas”, dal latino carus: diletto, amato. Un concetto presente in tutte le culture, religioni e filosofie da est a ovest del mondo.

L’arte è il mezzo privilegiato per raffigurare la vita, la sua origine e il suo mistero, gli opposti e le armonie. In questa allegoria di Fabre, le tante storie e leggende del corallium rubrum si intrecciano nello spazio sconfinato dell’immaginazione dell’artista, dando vita ad opere vibranti che, come la materia naturale di cui sono fatte, appartengono al tempo eterno dell’arte e della bellezza.

L’aspetto di carne viva unisce le sculture di corallo ai disegni di sangue, da cui emerge la dolcezza di un sentimento intimo e personale. L’artista racconta gli albori dell’esistenza attraverso le ecografie del figlio nascituro, invitando ad una riflessione sulle vulnerabilità e le necessità umane.

L’esperienza privata si fa universale nelle opere del maestro Fabre, che ci inducono a osservare le cose del mondo come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, di storie che si tramandano e si fondono nel corso del tempo.

La tensione presente nei suoi lavori e lo stupore che suscitano sono sempre infusi di una spiritualità che armonizza i contrasti.

Come dice l’artista: “L’arte è come l’amore, porta sempre ad una riconciliazione”.

La mostra è corredata da catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Melania Rossi, Dimitri Ozerkov, Barbara De Coninck e Sara Liuzzi.

Ufficio Stampa mostra
Maria Bonmassar | +39 335 490311 | ufficiostampa@mariabonmassar.com

INFORMAZIONI:
Mostra:  ALLEGORY OF CARITAS (An Act of Love) Jan Fabre
Sede: Galleria Mucciaccia, Largo della Fontanella Borghese 89, Roma
Apertura al pubblico: 6 ottobre – 15 dicembre 2022 PROROGATA al 28 gennaio 2023
Orari: lunedì– sabato, 10.00 – 19.30; domenica chiuso
Ingresso gratuito. T. +39 06 69923801 | roma@galleriamucciaccia.it| www.mucciaccia.com

22
Ago

UNKNOWN UNKNOWS, quello che non sappiamo di non sapere

La mostra tematica, a cura di Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea, è il centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale, concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti. Unknown Unknowns cerca di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Un’esperienza profonda, che coinvolgendo designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti, dà la possibilità di rovesciare la nostra idea di mondo. 

Un percorso dai contorni sfumati e permeabili che presenta più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali che si confrontano con l’ignoto.

Unknown Unknowns affronta una serie di tematiche tra cui la gravità, considerata “il più grande designer”, un artigiano che modella instancabilmente l’universo cui apparteniamo; le mappe, sistemi attraverso cui orientare traiettorie e percorsi; le nuove sfide della architettura, che si apre a prospettive inedite come quella di abitare lo spazio extraterrestre; fino ai misteri legati allo spazio profondo.

La mostra tematica comprende quattro special commission che Triennale ha affidato all’artista giapponese Yuri Suzuki, alla designer italiana Irene Stracuzzi, al collettivo di architetti statunitensi SOM, e all’artista turco-americano Refik Anadol. Oltre alle opere commissionate, la mostra include una serie di installazioni site specific, tra cui quelle realizzate da Andrea Galvani, Tomás Saraceno, Bosco Sodi, Protey Temen, Julijonas Urbonas e Marie Velardi. 

Lungo il percorso espositivo sono inoltre presenti quattro Listening Chambers, spazi in cui il suono si fa parola e il visitatore può abbandonarsi alle narrazioni di grandi personalità del mondo scientifico. E così il neuroscienziato Antonio Damasio affronta il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani riflette sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sul mistero di ciò che sta al di là dei nostri sensi.

Nell’ottica del riuso e della sostenibilità, l’allestimento della mostra tematica – progettato da Space Caviar e realizzato da WASP – è interamente creato attraverso la stampa 3D. È stato prodotto negli spazi di Triennale da grandi stampanti, sviluppate per questa specifica applicazione architettonica, utilizzando solo materiali di origine naturale, e in gran parte derivati da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.

 

Antonio Fiorentino, Dominium Melancholiae, 2014
Courtesy of Antonio Fiorentino e Villa Arson, Nice (France)
Photo: Jean Brasille

Gaia’s stellar motion for the next 400-thousand years
Copyright: ESA/Gaia/DPAC; CC BY-SA 3.0 IGO. Acknowledgement: A. Brown, S. Jordan, T. Roegiers, X. Luria, E. Masana, T. Prusti and A. Moitinho

 

Curatrice:
Ersilia Vaudo

Exhibition project:
Space Caviar, Wasp

Unknown Unknowns
15 luglio – 11 dicembre 2022
Triennale di Milano

Cover Image:The complex terrains of Saturn’s icy-moon Enceladus Credit; NASA/JPL-Caltech

28
Lug

Olafur Eliasson | Nel tuo tempo

Dal 22 settembre 2022 la Fondazione Palazzo Strozzi presenta la grande mostra dedicata a Olafur Eliasson, la cui poliedrica produzione mette al centro il visitatore in una riflessione sull’idea di esperienza condivisa e relazionale della realtà.

Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra è il risultato del lavoro diretto di Olafur Eliasson sugli spazi di Palazzo Strozzi. L’artista lavora su tutti gli ambienti rinascimentali, dal cortile al Piano Nobile alla Strozzina, creando un percorso coinvolgente tra nuove installazioni e opere storiche che utilizzano elementi come il colore, l’acqua e la luce per creare un’interazione con nostri sensi e lo spazio rinascimentale. Il contesto architettonico, storico e simbolico del palazzo viene così ripensato esaltando il ruolo del pubblico come parte integrante delle opere.

L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea che il 3 novembre apre al pubblico una mostra dell’artista nei propri spazi.

La mostra è ideata da Olafur Eliasson e promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Studio Olafur Eliasson. Main Supporter: Fondazione CR Firenze. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, Intesa Sanpaolo. Con il sostegno di Fondazione Hillary Merkus Recordati, Maria Manetti Shrem, Città Metropolitana di Firenze.

Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, 2020. Photo: Lars Borges

L’artista islandese-danese Olafur Eliasson (1967) lavora con la scultura, la pittura, la fotografia, i video, le installazioni e i media digitali. La sua arte è guidata dal suo interesse per la percezione, il movimento, l’esperienza vissuta, i propri sentimenti e quelli della comunità. La sua pratica non si limita ai confini dei musei e delle gallerie e coinvolge il pubblico attraverso progetti architettonici, interventi negli spazi pubblici, azioni di educazione artistica, sociale e ambientale.

Dal 1997 le sue mostre personali di ampio respiro sono state ospitate nei principali musei di tutto il mondo. Ha rappresentato la Danimarca alla 50ª Biennale di Venezia nel 2003; nello stesso anno ha presentato The weather project, installazione site specific per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra, visitata da più di due milioni di persone. Nel 2014 la mostra Contact ha inaugurato la Fondation Louis Vuitton a Parigi. La mostra del 2015 Verklighetsmaskiner (Reality machines) è divenuta l’esposizione di un artista vivente più visitata di sempre del Moderna Museet di Stoccolma. Nel 2016 Olafur Eliasson ha realizzato una serie di interventi per la reggia e i giardini di Versailles e ha allestito due grandi mostre al Long Museum di Shanghai e al Leeum, Samsung Museum of Art di Seul. Reality projector, installazione site-specific per la Marciano Foundation di Los Angeles, è stata inaugurata nel marzo 2018, lo stesso mese di The unspeakable openness of things, mostra personale al Red Brick Art Museum di Pechino. Nel 2019 si è tenuta presso la Tate Modern In ​​real life, ampia retrospettiva sulla pratica artistica di Eliasson negli ultimi venticinque anni, che nel 2020 ha viaggiato al Guggenheim di Bilbao. Nel 2020 si sono tenute Olafur Eliasson: Symbiotic Seeing alla Kunsthaus Zürich e Sometimes the river is the bridge al Museo di Arte Contemporanea di Tokyo. Per la mostra Life del 2021, Olafur Eliasson ha rimosso la facciata in vetro della Fondation Beyeler a Basilea e ha creato un’installazione dove l’acqua verde brillante di uno stagno è stata deviata all’interno delle gallerie del museo, insieme a una miriade di piante, anatre e ragni.

Situato a Berlino, lo Studio Olafur Eliasson riunisce un ampio gruppo di artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, storici dell’arte e tecnici specializzati.

In copertina: Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020. Photo: Jens Ziehe. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York. © 2020 Olafur Eliasson