Category: design

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Gen

SUBSTRATUM G A L L E R I A, spazio relazionale tra design e arte contemporanea

SUBSTRATUM G A L L E R I A, spazio relazionale tra design e arte contemporanea

☾Alla Luna

omaggio alla luce riflessa

il design incontra le opere di Virginia Carbonelli

Si ispira alla Luna il primo tema del format quadrimestrale che SUBSTRATUM, studio di architettura nel rione Monti di Roma, propone per presentare G A L L E R I A, spazio relazionale tra design, arte e pratiche contemporanee, visitabile fino al 29 aprile 2023. Un progetto che nasce dall’idea di ricreare un ambiente ‘interiore’ e familiare in cui il progetto di arredo interno si armonizzi con le opere di artisti contemporanei che, di volta in volta, interagiranno con lo spazio. Condurre i visitatori in un altrove dimenticato, un sotto che riemerga sopra, immersi in un’atmosfera raffinata e intima in cui ritrovarsi e ritrovare insieme, a ogni appuntamento, il senso di una cultura e umanità perduta attraverso pratiche artistiche che intervalleranno il periodo espositivo.

Perché la luna? Perché qui vengono raccolte tutte le cose perse dagli uomini sulla Terra, beni materiali ma soprattutto morali.

Come Astolfo nell’Orlando Furioso vogliamo intraprendere il nostro viaggio verso il regno della Luna per recuperare il senno e…il senso delle cose che siamo e facciamo. In questo omaggio al corpo celeste che da sempre ha ispirato artisti, poeti e scrittori, c’è il filo della poesia che attraversa SUBSTRATUM G A L L E R I A: le opere di Virginia Carbonelli, artista romana specializzata in calcografia e tecniche di stampa tradizionale e sperimentale, disegnano un unicum spaziale che evoca e celebra il disco lunare. Dal cerchio Universi ci si sposta con eleganza verso Fase Lunare, per poi convergere centralmente accolti dalla luce della grande Moon di Davide Groppi che dolcemente ci invita ad accomodarci sulle intriganti sedute di Kartell; così predisposti raccogliamo le parole di Luna, piccoli segni celesti incisi su carta, la stessa che ritroviamo nella impalpabile installazione della Carbonelli che ci riporta alla sospensione. Siamo nello spazio e sulle Nuvole…ed è forse in questa dimensione visionaria e onirica che tutto può accadere, ma solo se davvero lo desideriamo.

Virginia Carbonelli nasce nel 1980 a Roma dove vive e lavora nel suo studio in via di San Martino ai Monti. Nel 1999 si diploma al Liceo Artistico, avvicinandosi per la prima volta alle tecniche grafiche. Nel 2000 frequenta un corso di disegno e pittura alla Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma. Dal 2001 al 2003 segue vari corsi di calcografia presso Associazioni culturali e laboratori privati romani specializzandosi nell’arte della stampa e nell’incisione artistica. Nel 2004 ad Urbino frequenta un Corso di specializzazione in Tecniche Calcografiche presso il Centro Internazionale per la Grafica Artistica – Kaus. Nel 2005 si laurea in Lettere indirizzo Storia dell’Arte discutendo la tesi in Storia sociale dell’Arte. Nel 2007 si avvicina alla fotografia e nel 2008 al restauro e alla rilegatura di libri. Nello stesso anno apre a Roma la_lineaartecontemporanea, un’Associazione culturale dedicata alla stampa e all’incisione artistica in cui tiene corsi di incisione ed organizza workshop sulla stampa sperimentale e tradizionale. Nel 2011 si diploma all’Istituto di Stato per la Cinematografia e Tv “Roberto Rossellini”, l’anno successivo segue un seminario teorico e pratico sul segno inciso, all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Dal 2016 al 2019 ha collaborato con HD Edizioni piccola private press che produce Libri d’artista a Roma. Dal 2018 al 2020 ha insegnato alla Asl di Roma 2 a Cinecittà nel Centro Diurno reparto igiene mentale, tecniche di incisione e stampa.

Substratum è uno studio di architettura con sede a Roma dal 2017, costituito da Giorgia Castellani e Giovanni Tamburro. Il principale oggetto di interesse dello studio è la materia storica, antica o più recente, che si traduce in lavori di restauro di beni storico-artistici, ristrutturazioni di edifici residenziali, disegno di arredi e allestimenti. Si relazionano con l’esistente urbano anche attraverso la progettazione di nuovi edifici. In un senso arcaico Substratum è ciò che sta sotto, talora nascosto, ma pur sempre ciò che tiene, materia fatta di relazioni solide, connessioni costanti, collegamenti persistenti. Esige uno sguardo acuto, dinamico, capace di leggere dal basso verso l’alto e ritorno, di lato e di traverso, fuori e dentro. Un’indagine attenta non solo alle luci ma soprattutto alle ombre, perché sono queste a dare spessore e sostanza, capace di rintracciare segni e disegni, di ricostruire tessuti e trame, di connettere idee ad altre idee, colori a forme, gesti a corpi, sensi a sogni, suoni a forme, forme a idee, e da capo. La filosofia di SUBSTRATUM può essere sintetizzata nelle loro parole: osserviamo il basso per guardare l’alto, ricuciamo il sotto per tessere un sopra.

SUBSTRATUM G A L L E R I A

Alla Luna | Omaggio alla luce riflessa

il design incontra le opere di Virginia Carbonelli

Inaugurazione sabato 28 gennaio 2023 ore 18.00

Visite su appuntamento lun-ven 10-19

Tel. 3384038423

fino al 29 aprile 2023

SUBSTRATUM Via in Selci, 84b. 00184 – Roma

T. 064823658 www.substratum.it g.tamburro@substratum.itg.castellani@substratum.it

Communication Manager Amalia Di Lanno info@amaliadilanno.com

Si ringrazia Mobilia Scatena s.n.c. di Battaglini Gabriele & c. Via Montello, 17 – 06024 Gubbio (PG)

22
Ago

UNKNOWN UNKNOWS, quello che non sappiamo di non sapere

La mostra tematica, a cura di Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea, è il centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale, concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti. Unknown Unknowns cerca di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Un’esperienza profonda, che coinvolgendo designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti, dà la possibilità di rovesciare la nostra idea di mondo. 

Un percorso dai contorni sfumati e permeabili che presenta più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali che si confrontano con l’ignoto.

Unknown Unknowns affronta una serie di tematiche tra cui la gravità, considerata “il più grande designer”, un artigiano che modella instancabilmente l’universo cui apparteniamo; le mappe, sistemi attraverso cui orientare traiettorie e percorsi; le nuove sfide della architettura, che si apre a prospettive inedite come quella di abitare lo spazio extraterrestre; fino ai misteri legati allo spazio profondo.

La mostra tematica comprende quattro special commission che Triennale ha affidato all’artista giapponese Yuri Suzuki, alla designer italiana Irene Stracuzzi, al collettivo di architetti statunitensi SOM, e all’artista turco-americano Refik Anadol. Oltre alle opere commissionate, la mostra include una serie di installazioni site specific, tra cui quelle realizzate da Andrea Galvani, Tomás Saraceno, Bosco Sodi, Protey Temen, Julijonas Urbonas e Marie Velardi. 

Lungo il percorso espositivo sono inoltre presenti quattro Listening Chambers, spazi in cui il suono si fa parola e il visitatore può abbandonarsi alle narrazioni di grandi personalità del mondo scientifico. E così il neuroscienziato Antonio Damasio affronta il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani riflette sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sul mistero di ciò che sta al di là dei nostri sensi.

Nell’ottica del riuso e della sostenibilità, l’allestimento della mostra tematica – progettato da Space Caviar e realizzato da WASP – è interamente creato attraverso la stampa 3D. È stato prodotto negli spazi di Triennale da grandi stampanti, sviluppate per questa specifica applicazione architettonica, utilizzando solo materiali di origine naturale, e in gran parte derivati da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.

 

Antonio Fiorentino, Dominium Melancholiae, 2014
Courtesy of Antonio Fiorentino e Villa Arson, Nice (France)
Photo: Jean Brasille

Gaia’s stellar motion for the next 400-thousand years
Copyright: ESA/Gaia/DPAC; CC BY-SA 3.0 IGO. Acknowledgement: A. Brown, S. Jordan, T. Roegiers, X. Luria, E. Masana, T. Prusti and A. Moitinho

 

Curatrice:
Ersilia Vaudo

Exhibition project:
Space Caviar, Wasp

Unknown Unknowns
15 luglio – 11 dicembre 2022
Triennale di Milano

Cover Image:The complex terrains of Saturn’s icy-moon Enceladus Credit; NASA/JPL-Caltech

21
Mag

Agostino Bonalumi – Small games

Cardi Gallery annuncia a Milano l’apertura della mostra di Agostino Bonalumi “Small Gems”,dedicata ad una speciale selezione di lavori di piccole dimensioni che l’artista ha realizzato durante tutto l’arco della sua carriera.

Si tratta di una mostra ufficiale, realizzata in collaborazione con Archivio Bonalumi, che rappresenta un’occasione davvero unica per vedere un insieme di opere raramente esposte.

Bonalumi è stato una delle figure che maggiormente hanno segnato la scena artistica italiana a partire dagli anni Sessanta. Ha preso parte al dibattito culturale sviluppatosi intorno a quegli anni contribuendo in modo determinante, insieme con Enrico Baj, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, al superamento del linguaggio informale in nome di una nuova oggettualizzazione dell’opera d’arte. A partire dal 1959Agostino Bonalumi ha cominciato a realizzare opere sagomate utilizzando la tela estroflessa ottenuta tramite l’uso di elementi in legno o acciaio posti dietro la tela. Una caratteristica stilistica che rimarrà invariata negli anni e cheporterà l’artista a cimentarsi sia in ambito scultoreo sia in quello ambientale/architettonico.

Attraverso le opere in mostra si potrà ripercorrere il percorso concettuale e progettuale di Bonalumi, dalle tele estroflesse fino alla produzione scultorea. Gli esiti raffinati della ricerca dell’artista sono qui raggiunti anche grazie a una dimensione più intima, in cui egli riversa il proprio approccio metodologico. Una produzione, quella delle opere di piccolo formato, che ha sempre avuto una sua propria individualità e che ha visto l’artista sperimentare con diversi materiali: oltre che la tela estroflessa, per esempio anche con la ceramica e il bronzo. I lavori in mostra non sono né modelli preparatori né bozzetti di opere di maggiori dimensioni: al contrario, nascono dalla stessa prassi e, talvolta, ne condividono la conformazione. Spesso, le opere di piccolo formato sono realizzate successivamente a quelle più grandi, come se le dimensioni ridotte permettessero all’artista di delineare meglio l’idea progettuale alla base di queste ultime.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 27 maggio al 6 agosto 2021 ed accompagnata da una pubblicazione di oltre trecento pagine a colori, a cura di Antonella Soldaini con Veronica Locatelli.

È per me un grande piacere aver collaborato con Fabrizio Bonalumi e lo stesso Archivio Bonalumi nellorganizzazione di questa mostra che verrà accompagnata da un importante libro, il quale analizzerà il lavoro delle piccole gemme dellartista: un’ulteriore dovuta celebrazione ad una delle figure chiave del Dopoguerra italiano” spiega Nicolò CardiGroup CEO & President di Cardi Gallery. “Questa mostra fotografa una spetto particolare dell’artista, mai presentato e analizzato prima in una forma così analitica. Si tratta di una grande occasione che sono felice di condividere con Cardi Gallery, di cui ho tanta stima” aggiunge Fabrizio Bonalumi, Presidentedell’Archivio Bonalumi.

Agostino Bonalumi nasce a Vimercate (MB) nel 1935. Dopo gli studi di disegno tecnico e meccanico, si dedica alla pittura da autodidatta, iniziandoa mostrare i propri lavori fin da giovanissimo. Dal1958 inizia il sodalizio con Enrico Castellani e Piero Manzoni, con i quali espone prima alla Galleria Pater di Milano, e poi in altre occasioni a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo Nuova Scuola Europea. Dal 1965 inizia un lungo sodalizio con Arturo Schwarze Gillo Dorfles. Dal 1966 è rappresentato in esclusiva dalla Galleria del Naviglio, gestita da Renato Cardazzo: nel 1973 le Edizioni del Naviglio publicano un’ampia monografia su Bonalumi a cura di Gillo Dorfles. Partecipa alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere nel 1966 e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studio e lavoro nell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove la galleria Bonino di New York organizza una personale dedicata al suo lavoro. Nel 1967 è invitato alla  Biennale di São Paulo e nel 1968  alla Biennale dei Giovani di Parigi. Nel 2002 l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma conferisce ad Agostino Bonalumi il Premio Presidente della Repubblica alla carriera. Diventato uno dei più riconosciuti esponenti dell’arte italiana del Novecento, durante la sua carriera ha realizzato anche lavori di pittura-ambientale e scenografie per il teatro. Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013.

AGOSTINO BONALUMI
SMALL GEMS

27 maggio – 6 agosto 2021

Cardi Gallery, Corso di Porta Nuova 38, Milano

 

Lara Facco P&C
E. press@larafacco.com
www.larafacco.com

Immagine in copertina: Agostino Bonalumi, Bianco e nero, 1968, 33 x 48 cm Cirè estroflesso. Courtesy of Archivio Bonalumi

03
Feb

James Turrell – Passages of Light

My work is more about your seeing than it is about my seeing, although it is a product of my seeing. I’m also interested in the sense of presence of space; that is space where you feel a presence, almost an entity—that physical feeling and power that space can give. James Turrell

From November 22, 2019 to March 29, 2020,Museo Jumex presents a survey of the internationally acclaimed arti James Turrell (USA, b.1943). The exhibition features new works from Turrell’s most important series, spanning two floors of Museo Jumex’s galleries. Each installation is a carefully controlled environment in which light is formed and experienced.

Using light as his medium, saturated elds of color take on a physical presence. Through a scientific understanding of light’s affects and a singular artistic vision, Turrell creates wordless meditations on time and space that are as relevant today as they have been throughout human history. Extending beyond the physical spaces of a gallery or museum, the artist has created monumental structures that makes the skies and heavenly bodies seem tangible to the viewer.

Each body of work in the exhibition has been juxtaposed by a quotation from diverse sources that offer a poetic understanding of Turrell’s influences.

The first floor gallery presents Amesha Spentas one of James Turrell’s Ganzfeld installations that subsume the visitor in a field of color. As light modulates through a sequence of changing colors and effects, space transforms and dissolves around the viewer, the installation is designed to eliminate the viewer’s depth perception and provoke different ways of seeing.

On the second floor the exhibition continues with a selection of installations, prints, photographs, models and holograms that survey Turrell’s broad-ranging practice.

The exhibition is introduced by the First Light prints that capture the various forms made from light from Turrell’s Projection Pieces. A projection piece installation follows, marking one of the artists’ earliest experiments with using pure light as a medium to transform space. The Double Shallow Space (Atman) and Wedgework (Spenta Mainyu)installations date from the same period.

The exhibition continues with a selection of photographs and models that document Turrell’s Roden Crater project. Aerial views of the crater portray Turrell’s view of the crater from his percpective as an experienced pilot, an important influence on his understanding of light. The models allow visitors to envisage the point of view of looking out from Roden Crater’s chambers towards the sky. Further works include Turrell’s use of recent technology, including holograms, a natural medium for the artist to explore as light seems to take on a presence in space. The Curved Elliptical Glass(Gathas) installation is among Turrell’s most recent body of works, and its slow transformation of color has been likened by the artist to musical scores.

James Turrell: Passages of Light is organized by Kit Hammonds, Chief Curator, and Adriana Kuri Alamillo, Curatorial Assistant, Museo Jumex.

In order to preserve the intimate, meditative nature of James Turrell’s work, museum capacity will be limited during this exhibition. Please be aware that there may be delays for entry. Photography and video are not permitted within the exhibition.

JAMES TURRELL
James Turrell, considered one of the most important artist of the Southern California Light and Space movement, was born in Los Angeles in 1943 and attended Pomona College, where he studied art, art history, mathematics, perceptual psychology and astronomy. Turrell’s work has been widely acclaimed and exhibited since his first showing at the Pasadena Art Museum in 1967. His work has since been presented at major venues including the Stedelijk Museum, Amsterdam (1976); the Whitney Museum of American Art, New York (1980); the Israel Museum (1982); the Museum of Contemporary Art, Los Angeles (1984); MAK, Vienna (1998–99); the Mattress Factory, Pittsburgh (2002–03); and the Kunstmuseum Wolfsburg, Germany (2009– 10); the Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2013) and was included in the54th Venice Biennale (2011).

MUSEO JUMEX
Museo Jumex is the Fundación Jumex Arte Contemporáneo’s main platform. It opened its doors to the public in November 2013 as an institution devoted to contemporary art, whose aim was not only to serve a broad and diverse public, but also to become a laboratory for experimentation and innovation in the arts. Through its exhibitions and public programs, Museo Jumex aspires to become a relevant in institution in the field of art by producing and coproducing original exhibitions and research, and familiarizing audiences with the concepts and contexts that inform current art practice. Through the use of critical and pedagogical tools, the museum’s educational programs further the institution’s commitment to build links between contemporary art and the public.

ADMISSION
General admission / $50 MXN
Mexican citizens / $30 MXN
Free for: Children under 15 / Students* / Senior citizens* /Teachers**with valid ID
Sundays free

HOURS
Tuesday–Sunday / 10 AM–8 PM Monday / Closed

PRESS CONTACTS
Ruth Ovseyevitzruth@fundacionjumex.org +52 (55) 5395 2618–107
Maricruz Garrido maricruz@fundacionjumex.org +52 (55) 5395 2615–103

JAMES TURRELL: PASSAGES OF LIGHT
GALLERIES 1 & 2
NOV.22.2019–MAR.29.2020

MUSEO JUMEX
MIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA 303,
COLONIA GRANADA, 11520, MEXICO CITY

T.(55) 5395 2615 (55) 5395 2618
FUNDACIONJUMEX.ORG
Image: Gathas from series Curved Elliptical Glass, 2019. Museo Jumex, 2019. © James Turrell. Foto- Florian Holzherr
28
Ott

Marcel Duchamp: The Barbara and Aaron Levine Collection

The Smithsonian’s Hirshhorn Museum and Sculpture Garden has announced a two-part exhibition on the life and legacy of Marcel Duchamp, commencing with “Marcel Duchamp: The Barbara and Aaron Levine Collection” on view Nov. 9–Oct. 12, 2020. This first part of the exhibition will feature the recent gift of over 50 major historical artworks, including more than 35 seminal works by Duchamp, promised to the museum by Washington, D.C., collectors Barbara and Aaron Levine. The second stage of the exhibition, on view April 18, 2020–Oct. 12, 2020, will examine Duchamp’s lasting impact through the lens of the Hirshhorn’s permanent collection, including significant works by a diverse roster of modern and contemporary artists. Both exhibitions are organized by Evelyn Hankins, the Hirshhorn’s senior curator, and accompanied by a 224-page publication.

“The Levines’ gift is transformative for the Hirshhorn, and because of their generosity we are able to present the works of one of the most significant artists of the 20th century, whose influence is still felt by artists working today,” said Hirshhorn Director Melissa Chiu. “Through this exhibition, museum visitors will observe firsthand the evolution of Duchamp’s creative output alongside examples of artworks by his peers and artists of subsequent generations.”

“Marcel Duchamp: The Barbara and Aaron Levine Collection” comprises an unparalleled selection of artworks, thoughtfully acquired over the course of two decades and offering a rarely seen view of the entire arc of Duchamp’s career. The exhibition will include a number of Duchamp’s most famous readymades, including “Hat Rack,” “Comb,” “Apolinère Enameled,” “With Hidden Noise,” “L.H.O.O.Q.” and “Why Not Sneeze?,” which together embody Duchamp’s then-radical idea that an artist’s ideas are more important than craft or aesthetics. Also prominently featured will be a number of Duchamp’s unique drawings and prints related to his magnum opus, “The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Large Glass),” including “Pendu Femelle,” “Studies for the Bachelors in the Cemetery of Uniforms and Liveries, No. 2,” “Bride” and “Nine Malic Moulds.” Further insight into his unique working process is revealed by “The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Green Box)” and “In the Infinitive (The White Box),” which contain more than 150 facsimiles of Duchamp’s working notes for “The Large Glass.” His forward-thinking mindset can be seen in his later kinetic works, such as the “Rotoreliefs (Optical Disks)” and “Cover of S.M.S. (Esquivons les ecchymoses des esquimaux aux mots exquis),” which demonstrate the artist’s interest in creating works that call upon the brain to enhance, instead of merely process, the information received by the eye, deftly anticipating future experiments in film and Op art. The exhibition will also include portraits of Duchamp, as well as works by his contemporaries and those he influenced, including Man Ray, Tristan Tzara, Henri Cartier-Bresson, Diane Arbus and Irving Penn, among others. An educational resource room for visitors of all ages will be included at the end of the exhibition, featuring books about Duchamp and his practice and hands-on making activities inspired by the artist’s work. An interactive chess table will also be included at the end of the exhibition—a nod to one of the artist’s favorite pastimes.

The second exhibition focuses on the extraordinary legacy of Duchamp by examining works from the Hirshhorn’s permanent collection that touch upon a number of broad themes pivotal to the artist’s practice. The exhibition will begin by introducing artwork created by Duchamp’s friends and contemporaries, many of whom explored similar ideas, often challenging traditional artistic mediums to create work that questioned the conventional ideas of fine art. Other issues investigated in the work of artists like Joseph Kosuth and Robert Rauschenberg include optics and light, language, the reuse and reproduction of existing images, the use of everyday objects, the artist’s commitment to self-representation and his belief that an artwork’s meaning is inherently dependent on the viewer.

The promised gift will establish the Hirshhorn as a preeminent Duchamp resource in the mid-Atlantic region, offering one of the most significant public collections in the United States alongside those of the Philadelphia Museum of Art and the Museum of Modern Art. Together the paired exhibitions, which demonstrate not only Duchamp’s incredible impact on art, but also the ways in which his revolutionary practice transformed people’s understanding of what an artwork can be, will give viewers a full awareness of the artist’s inimitable significance.Continue Reading..

30
Apr

Lygia Pape

Fondazione Carriero presents Lygia Pape, curated by Francesco Stocchi, the first solo exhibition ever held in an Italian institution on one of the leading figures of Neoconcretism in Brazil, organized in close collaboration with Estate Projeto Lygia Pape

Fifteen years after the death of Lygia Pape (Rio de Janeiro, 1927-2004), Fondazione Carriero sets out to narrate and explore the career of the Brazilian artist, emphasizing her eclectic, versatile approach. Across a career spanning over half a century, Pape came to grips with multiple languages—from drawing to sculpture, video to dance and poetry, ranging into installation and photography— absorbing the experiences of European modernism and blending them with the cultural tenets of her country, generating a very personal synthesis of artistic practices. Inserted in the architecture of the Foundation, the exhibition represents a true voyage in the artist’s world, organized in different spaces, each of which delves into one specific aspect of her work, through the presentation of nuclei of pieces from 1952 to 2000. The exhibition provides an opportunity for knowledge, analysis and investigation of an artist whose practice embodies some of the key areas of research of Post-War. 

The exhibition Lygia Pape offers visitors a chance to approach the artist’s output and to observe it from multiple vantage points, starting from analysis of her research, a synthesis of invention and contamination from which color, intuition and sensuality emerge. Full and empty, interior and exterior, presence and absence coexist, conveying Pape’s figure and continuous experimentation, sustained by an ability to combine materials and techniques through the use of unconventional modes and languages of expression. Seen as a whole, her research reveals the way each new project develops as a natural evolution of those that preceded it. These connections are highlighted in the display of the works, spreading through the three floors of the Foundation and linked together by a common root, a leitmotif that originates in observation of nature and develops in a maximum formal tension using a reduced vocabulary.
The works on view include Livro Noite e Dia and Livro da Criação, books seen as objects with which to establish a relationship, condensations of mental and sensory experiences. The Tecelares, a series of engravings on wood, combine the Brazilian folk tradition with the Constructivist research of European origin. The exhibition also features Tteia1, the distinguished installation that embodies Lygia Pape’s investigation of materials, the third dimension and the constant drive towards reinvention and reinterpretation of her language.
 Today her work offers interesting tools for the interpretation of the issues of our present, in an approach based less on rules and more on spontaneity, applied by the artist has a key for deconstructing the standards and schemes of preconceptions. 

About Fondazione Carriero
Fondazione Carriero opened to the public in 2015, thanks to the great passion of its founder for art and his desire to share this passion with the public. It is a non-profit institution that joins research activities to commissioning new works for solo, and group exhibitions.

With the creation of a free venue open to everyone, the Foundation aims to promote, enhance, and spread modern and contemporary art and culture, acting as a cultural center in collaboration with the most acclaimed and innovative contemporary artists while also drawing attention to new artists or those from the past who deserve to be reconsidered. From a perspective that joins rediscovery and experimentation, investigations into any form of intellectual expression are joined with commissioning new works.

Lygia Pape
March 28–July 21, 2019 

Fondazione Carriero
Via Cino del Duca 4 
20122 Milan 
Italy 
Hours: Monday–Saturday 11am–6pm H

Contact
T +39 02 3674 7039 
info@fondazionecarriero.org
press@fondazionecarriero.org

28
Mar

Italian Pavilion at the Venice Biennale. Neither Nor: The challenge to the Labyrinth

Neither Nor: The challenge to the Labyrinth (Né altra Né questa: La sfida al Labirinto) is the title of the exhibition for the Italian Pavilion at the 58th Venice Biennale, curated by Milovan Farronato and featuring work by Enrico David (Ancona, 1966), Chiara Fumai (Rome, 1978–Bari, 2017) and Liliana Moro (Milan, 1961).

The subtitle of the project alludes to La sfida al labirinto (The Challenge to the Labyrinth), a seminal essay written by Italo Calvino in 1962 that has been the inspiration for Neither Nor. In this text the author proposed a cultural work open to all possible languages and that felt itself co-responsible in the construction of a world which, having lost its traditional points of reference, no longer asked to be simply represented. To visualize the intricate forms of contemporary reality, Calvino turned to the vivid metaphor of the labyrinth: an apparent maze of lines and tendencies that is in reality constructed on the basis of strict rules.

Interpreting this line of thought in an artistic context, Neither Nor—whose Italian title, Né altra Né questa, already uses the rhetorical figure of the anastrophe to disorientate—gives agency to a project of ‘challenge to the labyrinth’ that takes Calvino’s lesson on board by staging an exhibition whose layout is not linear and cannot be reduced to a set of tidy and predictable trajectories. Many generous journeys and interpretations are offered to the public, whom the exhibition entrusts with the chance to take on an active role in determining the route they will take and thereby find themselves confronted with the result of their own choices, accepting doubt and uncertainty as inescapable parts of understanding.

The exhibition is accompanied by a Public Program including talks by Enrico David, Liliana Moro and Prof. Marco Pasi, as well as the presentation of Bustrofedico (“Boustrophedon”), a new experimental short film by Italian filmmaker Anna Franceschini documenting the exhibition, produced by In Between Art Film and Gluck50, to be premiered in Venice at the end of the show. The Educational Program, promoted by the Directorate-General for Contemporary Art and Architecture and Urban Peripheries (DGAAP) of the Ministry for the Cultural Heritage and Activities, invites participants to collectively study and perform a choreography conceived by Christodoulos Panayiotou (Limassol, Cyprus, 1978), inspired by the ‘Dance of the Cranes’ which, according to the ancient Greek poet Callimachus, celebrated Theseus’s escape from the Labyrinth of Knossos. The Programs are curated by Milovan Farronato, Stella Bottai and Lavinia Filippi, and will be held in the spaces of the Italian Pavilion.

Neither Nor: The challenge to the Labyrinth will be accompanied by a bilingual catalogue published by Humboldt Books, with essays by Stella Bottai, Italo Calvino, Enrico David, Milovan Farronato, Lavinia Filippi, Chiara Fumai, Liliana Moro, Christodoulos Panayiotou, Emanuele Trevi.

The Italian Pavilion is realized also with the support of Gucci and FPT Industrial, main sponsors of the exhibition, and the contribution of the main donor Nicoletta Fiorucci Russo. Special thanks also go to all the other donors for their fundamental contributions to the project; we are grateful as well to the technical sponsors Gemmo, C&C-Milano and Select Aperitivo.

Neither Nor: The challenge to the Labyrinth
Italian Pavilion at the Venice Biennale
May 11–November 24, 2019

Italian Pavilion at the Venice Biennale
Arsenale
Venice
Italy

www.neithernor.it

Commissioned by the Ministry for Cultural Heritage and Activities
DGAAP – Directorate-General for Contemporary Art and Architecture Urban Peripheries
Commissioner: Federica Galloni, Director General DGAAP

Curated by Milovan Farronato

source: e-flux

20
Mar

Miart 2019

A Milano dal 5 al 7 aprile 2019 torna miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano e diretta per il terzo anno da Alessandro Rabottini. 186 gallerie provenienti da 19 paesi esporranno opere di maestri moderni, artisti contemporanei affermati ed emergenti e designer storicizzati e sperimentali. In occasione di miart 2019, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, una nuova edizione della Milano Art Week coinvolgerà visitatori, collezionisti e professionisti.

Concepita da miart in collaborazione con il Comune di Milano, la Milano Art Week conferma lo status di capitale culturale e creativa di Milano mettendo in scena una gamma incredibilmente diversificata di posizioni artistiche – sia storiche sia contemporanee – attraverso nuove commissioni artistiche, mostre monografiche e collettive tematiche. A partire dal 1 aprile, ogni giornata della Milano Art Week ospiterà opening e visite straordinarie presso mostre e progetti artistici tra cui, fra gli altri:

– Sheela Gowda, a cura di Nuria Enguita e Lucia Aspesi; Giorgio Andreotta Calò, a cura di Roberta Tenconi presso Pirelli HangarBicocca
– Lizzie Fitch / Ryan Trecartin presso Fondazione Prada
– Ibrahim Mahama alla Fondazione Nicola Trussardi, a cura di Massimiliano Gioni
– Anna Maria Maiolino presso PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, a cura di Diego Sileo
– XXII Triennale di Milano. Broken Nature: Design Takes on Human Survival a cura di Paola Antonelli presso La Triennale di Milano
– Lygia Pape alla Fondazione Carriero, a cura di Francesco Stocchi
The Unexpected Subject. 1978 Art and Feminism in Italy presso FM – Centro per l’Arte Contemporanea, a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna
– Renata Boero, a cura di Anna Daneri e Iolanda Ratti; Marinella Pirelli, a cura di Lucia Aspesi e Iolanda Ratti al Museo del Novecento
– Antonello da Messina, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa; Jean-Auguste-Dominique Ingres, a cura di Florence Viguier a Palazzo Reale
– Carlos Amorales alla Fondazione Adolfo Pini, a cura di Gabi Scardi
– Sophia Al-Maria presso Fondazione Arnaldo Pomodoro, a cura di Cloé Perrone
– Jamie Diamond presso Osservatorio Fondazione Prada, a cura di Melissa Harris
– Morbelli (1853-1919) alla GAM – Galleria d’Arte Moderna, a cura di Paola Zatti
Hyper Visuality. Film & Video Art from the Wemhöner Collection a Palazzo Dugnani e curata da Philipp Bollmann
– Hans Josephsohn presso ICA, a cura di Alberto Salvadori
– Anj Smith presso il Museo Poldi Pezzoli
The Last Supper After Leonardo alla Fondazione Stelline e curata da Demetrio Paparoni

La Milano Art Week porterà in scena anche la performance attraverso alcune prestigiose commissioni, fra cui mk e Linda Fregni Nagler presso Triennale Teatro dell’Arte e Anna Maria Maiolino al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea.

La Milano Art Week 2019 culminerà con la Art Night di sabato 6 aprile – una serata di inaugurazioni e performance diffuse nei numerosi spazi non profit e di sperimentazione della città – e con l’ apertura straordinaria delle gallerie milanesi prevista per domenica 7.

miart vi aspetta a Milano dal 5 al 7 aprile 2019 (con anteprima VIP il 4 aprile)!

Main Partner : Intesa Sanpaolo – Intesa Sanpaolo Private Banking
Partner : Herno, Fidenza Village, Snaporazverein, LCA Studio Legale
miartalks powered by : In Between Art Film
Sponsor : Ruinart, Flos, Nava press
Media Partner : Elle Decor
International Media Partner: The New York Times
Official Guide : My Art Guides
Online exclusively on : Artsy

La campagna visiva Horizon è un racconto per immagini dal sapore cinematografico che celebra il tema dell’arte come luogo di esplorazione, scoperta e mutamento.

Horizon è stata realizzata da:
fotografo Jonathan Frantini
Art Direction di Francesco Valtolina per Mousse
Assistente Art Direction: Anita Poltronieri (Mousse)
Assistente fotografo: Francesca Gardini, Giacomo Lepori
Casting: Semina Casting
Modelli: Amelie, Lorenzo, Clara, Federico, Alessandro, Mohamed, Sara, Angela, Martina, Alessandro, Nicolo’, Davide, Loreley, Mehdi
07
Feb

Franco Grignani. Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia

Ciò che mi fa paura è l’ovvio, la banalità, il già fatto, il non senso.
Franco Grignani

Il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) offre l’occasione di conoscere in maniera approfondita la figura poliedrica di Franco Grignani (1908-1999), che si è mossa sul sottile confine che lega arte, design e grafica, che l’ha consacrato come un artista tra i più profondi innovatori del Novecento, assoluto precursore dell’arte ottico-visiva, nonché grafico tra i più apprezzati del secondo Novecento, cui si deve la creazione del marchio della Pura Lana Vergine. Fino al 15 settembre 2019, l’antologica, curata da Mario Piazza, docente alla Scuola di Design del Politecnico di Milano e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo, abbraccia tutti i settori esplorati da Grignani nel corso della sua carriera, attraverso 300 opere – tra fotografie, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, oggetti di design – e s’inserisce all’interno del filone d’indagine del museo svizzero che, per la stagione 2018-2019 si declina in Sinestesia. La mostra è il risultato di una lunga ricerca scientifica condotta nell’archivio Franco Grignani, oltre che nei fondi del MUFOCO — Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), dell’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva AIAP e in importanti collezioni private italiane e svizzere.

Nato nel 1908 a Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia, Grignani si avvicina presto all’ambito artistico. Già alla fine degli anni venti inizia a dedicarsi alla sperimentazione innovativa, anche grazie all’uso della macchina fotografica. A metà del secolo scorso, Grignani scopre le possibilità linguistiche della fotografia, spingendosi nel territorio dell’astrazione, apparentemente estraneo a quella disciplina. A Chiasso saranno esposti alcuni esemplari di quegli anni, tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai sali di bromuro d’argento. A questi si accompagna una serie di rare fotografie naturali ovvero paesaggi, vedute di città, caratterizzate da inquadrature inconsuete. Fu proprio nel periodo immediatamente post-bellico, che Grignani a fianco della sua passione per la fotografia si dedica a quella di graphic designer. Negli anni’50 inizia una lunghissima collaborazione con Alfieri & Lacroix, diventa art director della rivista “Bellezza d’Italia”, house organ della Dompé Farmaceutici di cui sarà anche autore della comunicazione. È selezionatore, impaginatore e autore delle copertine di “Pubblicità in Italia”. Nel periodo del boom economico italiano, Grignani lavora come grafico per la grande committenza, per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegnadisegna marchi (tra cui Camiceria Cinquini di BergamoChemiGalleria Peccolo di LivornoMontesudSolo Seta Sempre SetaAerhotelBreda NardiCeramiche FalcinelliCentro Cultura Giancarlo PuecherGalleria S.Fedele) e cura campagne pubblicitarie. Anche in questo ambito, Grignani si dimostra un grande innovatore: alle immagini oggetto degli annunci pubblicitari era solito aggiungere degli scritti, a metà tra la poesia e il racconto. Con l’inizio degli anni ’70, Grignani si specializza nella corporate image, ma dalla metà del decennio si dedica quasi esclusivamente all’attività artistica. Di questa fase del suo percorso creativo, il m.a.x. museo presenta una ventina di tele a grandi dimensioni, dai vetri industriali alle Diacroniche, dalle Dissociazioni alle Periodiche, oltre ad alcuni esempi di Psicoplastiche, a metà tra pittura e scultura. La rassegna di Chiasso, patrocinata dal Consolato Generale d’Italia a Lugano, può contare su collaborazioni con diverse istituzioni italiane, come il Museo della Seta di Como, che esporrà uno dei due foulard di seta realizzati per l’occasione, e la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove Grignani insegnò a partire dagli anni ottanta, che ospiterà una serata di approfondimento sulla sua figura. Accompagna la mostra un catalogo edizioni d’arte Skira con i saggi di Roberta Valtorta sulla fotografia astratta, di Mario Piazza sul valore sinestetico di sperimentazione, di Giovanni Anceschi sulle alterazioni ottico-mentali, di Bruno Monguzzi sulle tensioni emotive dell’intera opera e di Nicoletta Ossanna Cavadini sul rapporto di esempio da seguire per i giovani grafici svizzeri agli inizi degli anni ’60 e ’70 nell’asse Basilea-Zurigo-Milano della Kunstgewerbeschule, oltre a testimonianze di grafici la cui vita professionale è mutata a seguito della conoscenza diretta dei lavori di Franco Grignani, fra cui Francesco Milani, Heinz Waibl, Laura Michieletto, Lora Lamm, Till Neuburg, Klaus Zaugg, Mario Trueb, Claude Gressli, Nanette Libiszewski, Serge Libiszewski, Ruedi Kuelling, Bruno Suter.

FRANCO GRIGNANI (1908-1999)
Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia
a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6)
17 febbraio – 15 settembre 2019

Orari
martedì – domenica, ore 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00

Aperture speciali
martedì 19.03 San Giuseppe
domenica 21.04 Pasqua
lunedì 22.04 Pasquetta
giovedì 30.05 Ascensione
lunedì 10.06 Lunedì di Pentecoste
giovedì 20.06 Corpus Domini
sabato 29.06 SS. Pietro e Paolo

Chiusure
martedì 05.03 Martedì Grasso
venerdì 19.04 Venerdì Santo
sabato 20.04 Sabato Santo
mercoledì 01.05 Festa del Lavoro

Chiusura estiva m.a.x. museo
lunedì 29.07 – lunedì 19.08 compreso

Ufficio stampa Svizzera                                          Ufficio Stampa Italia
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info@maxmuseo.ch  www.centroculturalechiasso.ch

Image: Franco Grignani, Grandangolare, 1965, tecnica mista su cartone Schoeller, 75 x 104 cm, Collezione privata, © Matteo Zarbo

18
Dic

Bruno Munari. I colori della luce

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI, presenta la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).

Progetto XXI è la piattaforma attraverso la quale la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si propone, dal 2012, di esplorare la produzione artistica emergente, nella sua realizzazione teorico-pratica, e di analizzare l’eredità delle pratiche artistiche più seminali degli ultimi decenni, nella loro esemplare proposta metodologica. Il progetto intende così contribuire alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee, basato sulla collaborazione e l’interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in Regione Campania. In particolare, la collaborazione con Fondazione Plart ha permesso di ampliare i pubblici di riferimento e di approfondire nuove linee di ricerca, esplorando le relazioni in costante aggiornamento fra arte, architettura e design con l’obiettivo di creare le premesse per progetti museali in grado di abbracciare l’ampio spettro di queste relazioni. Oltre ad avviare, con una pluralità di soggetti di eccellenza, una riflessione sistematica sulle tematiche del restauro nelle arti contemporanee e a supportare, quindi, l’affermazione delle nuove professionalità ad esse connesse.

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l’arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari’s Slides, nell’ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

Questa parte peculiare della complessa e variegata produzione artistica di Bruno Munari sarà per la prima volta presentata a Napoli, a seguito della ricerca condotta dalla Fondazione Plart, che ha svolto un accurato lavoro scientifico di digitalizzazione dei vetrini che saranno proiettati in specifici ambienti della mostra. Trattandosi di opere risalenti a oltre cinquant’anni fa (Proiezioni Dirette, 1950; Proiezioni Polarizzate, 1953), il lavoro di digitalizzazione si è reso necessario anche per la conservazione di queste opere, vista la loro precaria costituzione materiale. Inoltre, la digitalizzazione consente di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell’arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, il lavoro di Munari che sarà presentato in mostra ha inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell’Arte cinetica in Francia e dell’Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell’arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art.

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l’opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell’ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l’altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce. mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce. Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell’opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

Nei mesi successivi all’inaugurazione sarà pubblicato il catalogo della mostra con prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell’esposizione.

Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell’arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l’interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.La mostra presentata al Plart analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera. L’artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell’arte attraverso l’uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all’aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un’inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell’opera. Nasce così la “pittura proiettata” di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l’utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

TITOLO DELLA MOSTRA: BRUNO MUNARI. I colori della luce

PROMOSSO DA: Fondazione Donnaregina in partnership con Fondazione Plart
A CURA DI: Miroslava Hajek, Marcello Francolini
SEDE ESPOSITIVA: Fondazione Plart, via Giuseppe Martucci 48, Napoli, Italia
TEL E INFO:081-19565703, info@plart.it
COSTI INGRESSO: Gratuito per la mostra
Per informazioni consultare i siti www.fondazioneplart.ite www.madrenapoli.it
DATE DI APERTURA: 29 novembre 2018 – 20 marzo 2019
ORARI DI APERTURA: da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 / ore 15.00 – 18.00
Sabato ore 10.00 – 13.00

Ufficio stampa Fondazione Plart
Culturalia di Norma Waltmann
051 6569105, 392 2527126
info@culturaliart.com

Ufficio stampa Fondazione Donnaregina/ Museo Madre
Enrico Deuringer
Sarah Manocchio
ufficiostampa@madrenapoli.it

Immagine: BRUNO MUNARI Vetrini a luce polarizzata, 1953 Materiali vari Courtesy Miroslava Hajek