Category: cinema

16
Set

Andrei Tarkovsky – The Exhibition

With associative films rich in imagery, such as Andrei Rublev (1966), Solaris (1972), The Mirror (1974) and especially Stalker (1979), Andrei Tarkovsky (1932‒1986) made his name as a leading innovator of the language of cinema. This autumn, Eye presents an exhibition and film programme devoted to the celebrated filmmaker and mystic, focusing specifically on Tarkovsky’s quest for existential truth. In addition to immersing the visitor in Tarkovsky’s imagery, the exhibition includes unique documents — letters, photos and Polaroids — that have never previously been displayed in the Netherlands. Moreover, the accompanying film programme features digitally restored films.

The work of Andrei Tarkovsky weaves together dreams and memories, past and present. The painterly beauty of his images, his metaphysical reflections on humanity, and his lucid observations about cinema still inspire new generations of filmmakers and artists. Filmmakers such as Béla Tarr and Alexander Sokurov are considered his most direct descendants in the world of film.

inner voice, personal visual idiom
Beyond the straitjacket of social-realist Soviet cinema, Tarkovsky developed a unique body of work in which he saw life as a spiritual quest for truth and self-knowledge. He called it the ‘inner voice of humankind’, which could only be heard within range of the magical and transcendental. He saw his films as ‘hieroglyphics of absolute truth’, acts of non-rational creation that, more than analytical science, were capable of revealing existential meaning.

For Tarkovsky, who died in 1986, film was the ideal medium for getting close to ‘real’ life. Of all the arts, film comes closest to the laws and patterns of human thought and life, he contended — and that made it the most truthful form of art. The style of Tarkovsky’s films was determined by extremely long takes, a very slowly moving camera, remarkable use of sound and music, and an alternation of coloured and monochrome sequences.

exhibition concept

The exhibition has been conceived to get as close as possible to Tarkovsky and his work. That is why it will immerse visitors in the director’s imagery, intoxicating them, as it were, with numerous precisely chosen fragments from his films. This approach follows the ideas of the filmmaker regarding the ‘poetry of the image’ and the necessity of a ‘poetic logic’ and a ‘poetic montage’.

private memories

Especially unique is the collection of Polaroids and photographs – never previously shown in the Netherlands – made by Tarkovsky in a private capacity and while filming. The exhibition will also include material from Tarkovsky’s private archives, including letters, scripts and other documents that have never before been presented. These mementos of Tarkovsky’s personal and professional life have been made available by Tarkovsky’s son Andrei Andrejevich Tarkovsky.

film programme

The accompanying programme features Tarkovsky’s entire body of work, mostly in the form of digital restorations, including The Mirror (1974), Solaris (1972),  and his last film, The Sacrifice (1986). Also included are films by directors who inspired Tarkovsky (Sergei Parajanov, Robert Bresson) and by directors who Tarkovsky inspired (Lars von Trier, Alex Garland). Six of Tarkovsky’s films will be distributed nationally by Eye.

For those interested in Russia’s Soviet past, a six-part lecture series is being organized in collaboration with Russia expert Otto Boelen from Leiden University.

The art magazine Kunstschrift will publish a special issue devoted to Tarkovsky.

Founded in 2012, Eye Filmmuseum in Amsterdam was based on the former Dutch Cinematheque and focuses its exhibition programme on the intersection between film and visual arts. Eye explores the interplay between film and visual arts and vice versa. Recent exhibitions have been organised with artists and filmmakers such as William Kentridge, Ryoji Ikeda, Jesper Just, Apichatpong Weerasethakul, João Gusmão & Pedro Paiva, Anthony McCall, Jan Svankmajer and many others.

Andrei Tarkovsky – The Exhibition
Curated by Jaap Guldemond, in collaboration with Marente Bloemheuvel.
Exhibition, films, talks & events
September 14–December 6, 2019

Eye Filmmuseum
IJpromenade 1
1031 KT Amsterdam
The Netherlands

Image: Stalker, 1976, Andrei Tarkovsky

21
Giu

1977 2018. Mario Martone Museo Madre

Al Madre la prima retrospettiva dedicata al regista napoletano Mario Martone, concepita come un viaggio all’interno del suo percorso artistico.

Al Madre Martone presenta un film-flusso prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, installazione che entrerà a far parte della collezione permanente del museo, realizzata attraverso il montaggio dei materiali conservati nell’Archivio Mario Martone, in collaborazione con PAV e con il supporto dellaFondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia. Attraverso documenti e filmati inediti, immagini di repertorio, brani di film e riprese di spettacoli teatrali che ne documentano la poliforme attività creativa, l’esperienza artistica di Martone viene presentata secondo un ordine non cronologico ma evocativo, in cui tutti i segni che raccontano la storia del regista convivono in un rapporto orizzontale di per sé contemporaneo. Proiettata simultaneamente su quattro schermi nella Sala Re_PUBBLICA MADRE, la presentazione del film-flusso rielabora musealmente la messa in scena di uno spettacolo teatrale di Martone del 1986, Ritorno ad Alphaville, ispirato all’omonimo film di Jean-Luc Godard, di cui sono riproposti l’andamento circolare e la visione simultanea da parte del pubblico.

Come in tutta la ricerca artistica di Martone, anche in questa mostra retrospettiva al Madre il ruolo attivo dello spettatore risulta determinante: al centro della sala sono posizionate, su una pedana, trentasei sedie girevoli, ciascuna collegata ad una cuffia con accesso diretto ai quattro canali audio corrispondenti a ognuno dei quattro schermi sui quali il film-flusso è proiettato. Lo spettatore potrà così orientare la propria attenzione girando la seduta per seguire alternativamente l’andamento delle proiezioni del film e cogliere, oltre che le singole immagini, anche le possibili connessioni visive o tematiche fra di esse. Il film stesso è stato montato secondo un flusso lineare che accoglie in sé sia la superficie bidimensionale dello schermo sia la spazialità tridimensionale dell’ambiente di proiezione, restituendo visivamente e sensorialmente le connessioni interne e quindi la circolarità propria dell’opera e della ricerca del regista napoletano.

1977 2018. Mario Martone Museo Madre
a cura di Gianluca Riccio
fino al 3 settembre 2018
Re_PUBBLICA Madre

Orari: Lunedì / Sabato 10.00 – 19.30, Domenica 10.00 – 20.00, Martedì chiuso

Via Settembrini 79, 80139 Napoli
+39.081.197.37.254
info@madrenapoli.it
Immagine: 1977 2018. Mario Martone Museo Madre, courtesy Museo Madre
11
Mag

Cannes: Italian Pavilion “Universo Elegante”

L’ITALIAN PAVILION È ‘L’UNIVERSO ELEGANTE’ DI CANNES

Il collettivo artistico NONE progetta e realizza l’Italian Pavilion “Universo Elegante”

69th Cannes Film Festival

11 – 22 maggio 2016

L’Italian Pavilion è  l’Universo Elegante  del 69th Cannes Film Festival, progettato dal collettivo artistico NONEcoordinato da Luce-Cinecittà, in collaborazione con Anica e con il contributo della Direzione Generale Cinema, Ministero dello Sviluppo Economico ed Ice.

L’architettura celebra l’Universo del Cinema italiano omaggiandolo con le icone e le scene più famose ed eleganti del firmamento cinematografico, da cui il Padiglione prende il nome: Universo Elegante. Il progetto Italian Pavilion “Universo Elegante” si ispira alla “Teoria delle Stringhe”, secondo la quale l’Universo non sarebbe composto semplicemente da atomi bensì da filamenti di energia simili a nastri. Una visione armonica ed elegante della natura che il collettivo artistico NONE ha metaforicamente accostato all’immaginario del cinema italiano, un universo visivo le cui stringhe non sono altro che le pellicole dei film. L’“Universo Elegante” del cinema italiano all’Italian Pavilion, così come l’universo fisico, sarà in costante movimento: fin dall’ingresso del Padiglione, il visitatore verrà travolto da un flusso di immagini illuminate dalla luce che anima le pellicole dei film e si troverà avvolto da un’installazione cinetica, cuore pulsante del Padiglione, che regalerà allo spettatore un’esperienza immersiva nelle più celebri ed eleganti sequenze della nostra Storia del Cinema. Dall’ambasciatrice dello stile italiano e giurata del festival Valeria Golino in Respiro di Crialese, alla struggente Anna Magnani in Roma città aperta, alla grazia ruvida di Sofia Loren in Una giornata particolare; dagli Oscar di Tornatore e Salvatores, agli Orsi di Cesare deve morire e Fuocoammare, alle Meraviglie del sofisticato occhio di Alice Rohrwacher; a film che a Cannes indimenticabilmente si imposero come L’avventura di Antonioni o La dolce vita di Fellini, passando a quei maestri in cui la commedia non si fece soltanto all’ ‘italiana’ ma divenne uno specchio di caratteri universali: Scola, Monicelli, Risi. E ancora, l’eleganza, la raffinatezza, la classe e lo stile in celebri pellicole di autori come Visconti, Bertolucci, Zurlini, Leone, Pietro Marcello, Paolo Genovese, Laura Morante…

L’Italian Pavilion si annuncia anche quest’anno come una vera e propria “Casa del Cinema”, il luogo ideale per incontri professionali e informali fra talent, operatori del mercato e addetti ai lavori dell’industria cinematografica nella cornice del più importante festival del mondo. Un elegante biglietto da visita del made in Italy per tutti gli operatori del cinema internazionale.

NONE è un collettivo artistico con base a Roma che si muove sul confine tra arte, design e ricerca tecnologica fondato da Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace, Saverio Villirillo. NONE crea opere artistiche, installazioni interattive, architetture innovative, ambienti immersivi per exhibit, musei, brand experience ed eventi. Artisti, architetti, designer, grafici, fotografi, sound designer, visual artist condividono le proprie professionalità e competenze, per sviluppare software ad hoc, hardware e componenti multimediali, prototipi di dispositivi, e realizzare scenografie ed elementi di design. La tecnologia è semplicemente il mezzo con cui NONE crea ambienti sensibili interattivi, il visitatore è parte attiva e contribuisce allo sviluppo della narrazione.

Ufficio stampa:

Settore Cinema: Giulia Gaiato: E gaiatogiulia@gmail.com | C +39 3465606493

Settore Arte e Architettura: Chiara Ciucci Giuliani: E chinapressoffice@gmail.com | T +39 06 94376865 | C +39 3929173661

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18
Dic

Maxime Rossi. It’s a zodiac rain

L’artista sviluppa una ricerca di rimandi in cui le opere svelano precise storie. Ruotando ancora una volta su Max Ernst, la mostra include due film, una serie di fotografie e un altro gruppo di opere preesistenti.

La galleria Tiziana Di Caro inaugura la mostra personale di Maxime Rossi (Parigi, 1980) intitolata It’s a zodiac rain, venerdì 18 dicembre 2015 alle ore 19:00, nella sua sede al primo piano di Palazzo de Sangro in piazzetta Nilo, 7 a Napoli.

Sono passati due anni da Kemosabe, prima mostra personale di Maxime Rossi in Italia, che si tenne nello spazio salernitano e che dedicava una serie di opere (fotografie, sculture, performance) a Max Ernst, le cui suggestioni Rossi ha avuto modo di esplorare durante un viaggio in Arizona, luogo che dal 1941 al 1953 ospitò l’artista tedesco in fuga dall’Europa e dalla guerra, dove egli realizzò alcuni dei suoi più importanti capolavori.

Perpetrando in un metodo che consiste nella collaborazione con artisti e artigiani del presente e del passato, Maxime Rossi sviluppa una ricerca di rimandi curiosi, in cui le opere svelano precise storie. Il tempo ed il passaggio costante dal passato al presente e vice versa rappresentano la linea su cui l’artista francese elabora il suo lavoro. It’s a zodiac rain sembra voler riprendere il discorso là dove è stato sospeso due anni fa. Ruotando ancora una volta su Max Ernst, la mostra include due film, una serie di fotografie e un altro gruppo di opere già incluse in Kemosabe, che rappresentano una sorta di déjà-vu della mostra salernitana, che funge da collegamento tra i due momenti.

Two owls on a mountain … and a snake at the bank inquadra una macchina che attraversa l’inconfondibile paesaggio del Canyon. Non si hanno tanti elementi per capire che a guidare l’auto è Max Ernst e ad accompagnarlo è Dorothea Tanning; i due stanno attraversando l’America da est ad ovest e una volta giunti tra le colline rocciose, Ernst realizza che quei paesaggi che lui credeva di aver inventato, che per tanti anni aveva immaginato e dipinto, nella realtà esistevano, decidendo di fermarsi a vivere lì, in un rifugio Hopi scavato nella roccia. Quest’ultimo è il soggetto di una serie di fotografie in 3D, in cui esso è descritto dettagliatamente attraverso precisi particolari, alcuni dei quali sono inequivocabilmente legati a Ernst. Le foto fanno sì che il visitatore possa approdare al fulcro del progetto, il film in 3D Real estate astrology (Astrologia immobiliare) del 2015. Il titolo è tratto da una pratica che consiste nell’utilizzare l’astrologia al fine di scegliere una casa ed è molto utilizzata a Sedona, città che nel tempo è divenuta un centro importante per la pratica New Age.Continue Reading..

25
Set

Fiona Tan. Geography of Time

Fiona Tan. Geography of Time

25 September 2015–31 January 2016

The Museum of Contemporary Art

The Museum of Contemporary Art is pleased to present «Fiona Tan. Geography of Time» by the internationally renowned contemporary artist Fiona Tan.

Memories and identity, time and place

Deeply embedded in Tan’s work is her fascination with the mutability of identity, the deceptive nature of representation and the play of memory across time and space. Fiona Tan’s film and video practice explores notions of individual and collective identity in a world increasingly shaped by global culture and the histories and journeys that form it. Geography of Time brings together works by Fiona Tan that explore the themes of memory and identity in mesmerizing ways.

For Nellie (2013), the most recent video installation on view in the exhibition, Tan brings the story of Corneila van Rijn, Rembrandt’s illegitimate daughter, to light. At the age of sixteen she emigrated to Batavia (present-day Jakarta) and made the opposite journey that Fiona Tan herself made from Indonesia to Amsterdam. Tan makes a visual enhancing portrait of the young girls’ secluded and lonely life.

Photographic and cinematic idiom

From the “Vox Populi” series, the London, Tokyo and Sydney versions will be on view in the museum and a fourth work from the series, Vox Populi Norway, will be on view in the Storting, the Norwegian parliament. In “Vox Populi (Voice of the People)” Tan has borrowed photo albums from citizens in five different cities. By contributing their albums lenders have given the artist unique access to domestic imagery that ranges from the celebratory to the mundane. Tan has selected several hundred images from these albums to be scanned, and exhibited as photo installations displaying a playful cross-section of the cities and countries the series portray.

Other works on view include the photo installation Changeling (2006), the video installations Diptych(2006–11), Provenance (2010) and A lapse of Memory (2007).

For Fiona Tan (b. 1966, Pekan Baru, Indonesia) images of people almost always play a central role in her photographs, films and audio-video installations. The role of language and the written word is equally fundamental to her work, and Tan personally scripts the texts and essays that accompany her films. Many of her works are defined by a back and forth shifting between visual and literal possibilities of meaning. Born in Indonesia, Tan eventually settled in Amsterdam to study at the Gerrit Rietveld Academie and the Rijksakademie van beeldende kunsten. She began exhibiting in the early 1990s and has been recognized for her important contributions to international biennials and group exhibitions. Recent solo exhibitions include exhibitions at the Philadelphia Museum of Art (2014), BALTIC Centre for Contemporary Art, Gateshead, UK (2015) and Tokyo Metropolitan Museum of Photography & National Museum of Art, Osaka (2014).

Curator: Eva Klerck Gange

Educational curator: Camilla Frøland Sramek/Siv Hofsvang

Project director: Marthe Tveitan

Fiona Tan. Geography of Time is a collaborative travelling exhibition initiated by the National Museum, Oslo. After showing in Oslo it will travel to Mudam Luxembourg, MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt am Main, and Tel Aviv Museum of Art

The National Museum of Art, Architecture and Design

Postal address: P.O. Box 7014 St. Olavs plass, N–0130 Oslo
Tel.: +47 21 98 20 00
Email: info@nasjonalmuseet.no

11
Set

Paolo Gioli. Opere alchemiche

Apre al pubblico il 24 settembre alla Galleria del Cembalo, e proseguirà fino al 14 novembre, una grande mostra sul lavoro di Paolo Gioli

Le immagini di un esploratore della visione tra fotografia, cinema e pittura

“Quello che mi interessa enormemente è la formidabile capacità che la materia fotosensibile ha nel manomettere e immaginare, quasi sempre drammaticamente, ogni cosa tocchi”.
È qui, nell’incontro formidabile tra luce e materia, che ha luogo l’azione fotografica e artistica di Paolo Gioli, cui la Galleria del Cembalo dedica Opere alchemiche, la grande mostra che apre al pubblico il 24 settembre e fino al 14 novembre porterà in quattro delle sue sale oltre ottanta immagini.
Esploratore della visione, Gioli è approdato alla fotografia, e al cinema, dopo essere passato, sin da giovanissimo, per l’esperienza della pittura, individuando in ciascuno dei territori attraversati un percorso estraneo a ogni schematica catalogazione. L’esposizione proposta dalla Galleria del Cembalo dà pieno conto di un’arte che tocca fotografia, cinema e pittura, e si propone come prima mostra a Roma – almeno dai tempi di quella organizzata al Palazzo delle Esposizioni nel 1996 – che significativamente rappresenta la coniugazione di tre universi visivi.
I disegni degli anni Sessanta, i quadri dei Settanta, così come i film, confrontandosi in mostra con esemplari di serie fotografiche – Sconosciuti, Toraci, Vessazioni, Luminescenti, Volti attraverso – trattano la fisicità della figura umana proponendo di volta in volta visioni pop, dadaiste, espressioniste, surrealiste, neoclassiche, barocche e rinascimentali, sempre mantenendo una straordinaria coerenza di approccio ed elaborazione. La categoria della ricerca incontra spesso, nell’opera di Gioli, quella dell’invenzione: ne è frutto una fotografia non intesa come copia del reale, in cui un’attitudine tecnica divenuta sapienza conduce – come ha scritto Giuliano Sergio – a “un’essenzialità che è diventata disciplina mentale ed estetica per cercare l’origine della fotografia e ottenere risultati altrimenti inimmaginabili”.Continue Reading..

07
Set

François Truffaut. Poeta dell’immagine

FRANCOIS TRUFFAUT POETA DELL’IMMAGINE

a cura dell’ASSOCIAZIONE & COMPAGNIA TEATROANTICO

Dall’8 al 27 settembre una rassegna dei più grandi capolavori del cineasta francese accompagnerà la mostra
orari mostra: LUNEDI-VENERDI: 16.00 – 20.00 SABATO E DOMENICA: 10.00-13.00 – 16.00-20.00
Ingresso gratuito

Tra i grandi registi della storia del cinema, François Truffaut è stato il solo a trasporre sul grande schermo la sua vita e le passioni che lo hanno animato, prima fra tutte quella per il cinema, raccontata esplicitamente ne i 400 colpi e in Effetto notte. Il suo stile inconfondibile nasce dal continuo confronto con i classici del passato, reinventati secondo una poetica personale fondata su grandi amori: quella per i libri in Farheneit 451, per il teatro in L’ultimo metro e non ultima quella per le donne proprio nel film L’uomo che amava le donne.

La Casa del Cinema rende omaggio al grande regista francese con la mostra Francois Truffaut poeta dell’immagine – presentata dall’Associazione & Compagnia Teatroantico – aperta al pubblico dall’8 settembre all’11 ottobre accompagnata da una rassegna cinematografica dei suoi capolavori dall’8 al 27 settembre.

In mostra foto di scena originali dei suoi film, brochure, manifesti, riviste e fotobuste italiane, francesi, inglesi, americane. Le testimonianze raccolte nella mostra confermano la radice autobiografica da cui nascono le storie del regista francese, a partire da frammenti di esistenza che attinge senza dubbio dalla propria esperienza, da quella degli amici, dai giornali e dai libri.

Al centro della sua ricerca estetica è lo spettatore, che bisogna incuriosire, stupire, avvicinare e commuovere, tenendo sempre presente la lezione dei cineasti del passato, detentori di un segreto perduto la cui nostalgia lo tormentava. Il suo successo consiste nell’aver saputo riprodurre tale segreto nei suoi film, appassionando in tutto il mondo, spettatori di ogni nazionalità, di ogni età e di ogni cultura.

Ideata da Cecilia Di Stefano e curata da Giulio D’Ascenzo e Elisabetta Centore, la mostra si avvale della supervisione artistica di uno dei più noti critici cinematografici italiani: Vittorio Giacci.

La Casa del Cinema è una struttura promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Dipartimento Cultura, con la direzione di Giorgio Gosetti e la gestione Zètema Progetto Cultura.

La Casa del Cinema

Largo Marcello Mastroianni, 1 – 00197 Roma
Ingresso: da Piazzale del Brasile e da qualunque accesso a Villa Borghese

La Casa del Cinema è accessibile ai visitatori disabili

La mostra è accessibile al pubblico dalle ore 15 alle ore 19

Informazioni tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
Struttura promossa da Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Dipartimento Cultura
Direzione di Giorgio Gosetti
Gestione di Zètema Progetto Cultura
In collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution
Sponsor tecnici Deluxe; Kodak

Immagine: François Truffaut e Jeanne Moreau