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Apr

Duilio Cambellotti. Le grazie e le virtù dell’acqua

Oltre 120 opere tra dipinti, disegni, illustrazioni, sculture in bronzo, ceramiche, terrecotte, vetrate, mobili e 40 bozzetti preparatori. Per celebrare il primo centenario dell’arrivo dell’acqua nelle terre pugliesi (1915-2015).

Monumento unico in Italia, il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari si apre al visitatore come lo scrigno prezioso delle simbologie dell’acqua, delle sue grazie e delle sue virtù, realizzate dal genio di Duilio Cambellotti.
Dal 27 febbraio al 14 giugno 2015 il Palazzo ospita la mostra “Duilio Cambellotti. Le grazie e le virtù dell’acqua”. L’Acquedotto Pugliese, la Regione Puglia, la Città di Bari, con il contributo della Banca Popolare di Bari e la preziosa collaborazione della Wolfsoniana Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo di Genova e l’Archivio Cambellotti di Roma, dedicano questa mostra a Duilio Cambellotti per celebrare il primo centenario dell’arrivo dell’acqua nelle terre pugliesi (1915-2015), con un grande omaggio alla poliedrica personalità dell’artista che ha saputo dar corpo e figura alla celebrazione dell’acqua nelle terre assetate della Puglia. La mostra è organizzata dalla società Sistema Museo.

Il lungo percorso artistico dell’autore si compone di oltre centoventi opere in dipinti, disegni, illustrazioni, celebri sculture in bronzo come la monumentale “Fonte della Palude”, ceramiche, terrecotte, vetrate, mobili e quaranta bozzetti preparatori eseguiti per il Palazzo dell’Acquedotto, in un susseguirsi di argomenti dedicati: la spiga e l’ulivo, le mille e una notte, il mondo della natura, la grazia delle donne, le virtù dell’acqua, gli stili e gli arredi.

Le porte del Palazzo si aprono, dunque, sulle stanze dove l’acqua scorre da grossi vasi dipinti, dalle stele femminili di marmo sulle pareti, quasi divinità metafisiche, ieratiche e silenziose, dispensatrici dell’acqua risucchiata dalle vene di un fiume “addomesticato”, fino al trionfo del grande tubo dipinto sulle tele della Sala del Consiglio, trionfo della tecnologia idraulica accompagnata dalla danza delle lavandaie che strizzano lunghi panni bianchi, mentre sugli ulivi sventolano al sole grandi bandiere di lenzuola messe ad asciugare.

Nel Palazzo delle Acque, pensato e allestito come una favola, gli arredi sono concepiti come troni di rustiche principesse, gli armadi degli uffici stilizzate dispense di tesori sui quali vegliano volti femminili dai capelli d’acqua madreperlata.

Il poliedrico artista Duilio Cambellotti nasce a Roma nel 1876.
Il suo lungo percorso artistico lo ha visto protagonista nelle arti plastiche della scultura, pittura, scenografia teatrale, ceramica, illustrazione editoriale, architettura e design, sperimentate di volta in volta con la stessa forza espressiva verso il mondo del lavoro, la terra in particolare.
L’impegno assunto a favore delle scuole rurali dell’agro romano, l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti, nelle scuole di ceramica di Civita Castellana e in quella Comunale del San Michele, la collaborazione con l’Umanitaria e l’Opera nazionale combattenti, la Biennale di Monza, l’esperienza di innovatore nelle illustrazioni dei libri per l’infanzia e nella grafica, sono tutti passaggi, conseguenti e intrecciati l’uno all’altro, tali da formare quel personale cammino artistico che sfocia nei lavori destinati all’Acquedotto Pugliese come frutto della maturità artistica.

La sua attività di scenografo e costumista per il teatro inizia nel 1905, un’esperienza che lo accompagna per quarant’anni tra il Teatro Stabile e l’Opera di Roma, il teatro all’aperto di Ostia antica e il Teatro Greco di Siracusa, realizzando alcuni spettacoli memorabili come “La Nave” di Gabriele D’Annunzio del 1907.
Nel 1908 ha inizio l’importante esperienza legata alla rivista di taglio modernista “La Casa”, che rappresenta in ambito romano un reale tentativo di rinnovamento dell’arte e dell’architettura. Da questa esperienza nascono i progetti e le decorazioni dei villini romani Bellacci (1908), Vitale (1910), Pallottelli (1922) e De Grossi a Castelgandolfo (1915) e prende il via un vitale sodalizio tra il gruppo di artisti legati a “La Casa” e il maestro vetraio Cesare Picchiarini.
Nel 1917 inizia a lavorare nel cinema, realizzando scenografie, costumi e cartelloni per il film “Frate Sole”, “Gli ultimi giorni di Pompei” (1926), “La corona di ferro” (1941) e “Fabiola” (1949), un’esperienza che si concluderà nel 1948 con gli studi per i movimenti di scena del film “Il cielo sulla palude” di Augusto Genina.
Nel 1926 interviene per la prima volta nella decorazione di un edificio pubblico decorando le Sale delle bandiere a Castel Sant’Angelo a Roma, a cui seguono la decorazione e gli arredi della Sala del consiglio dell’Istituto Eastman (1933), quelli per il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari (1930-1934), della Prefettura di Ragusa (1933) e la Sala consiliare della Prefettura e l’Aula del Palazzo di Giustizia a Latina (1934-1936).
Muore a Roma nel 1960.

Inaugurazione 26 febbraio 2015 ore 17.30

Palazzo dell’Acquedotto Pugliese
via Salvatore Cognetti, 36 Bari
Orario:
da martedì a domenica e festivi 10.00 – 18.00.
Chiuso lunedì non festivo
intero 6,00 euro; ridotto A 4,00 euro (gruppi di almeno 15 unità)
ridotto B 3,00 euro (6-18 anni)