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19
Nov

Amy Feldman / Pascual Sisto

Attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, Feldman evidenzia il gesto sulla tela. L’alloro macchiato è il motivo usato da Sisto per la video installazione che fa dello spazio un ambiente virtuale.

Amy Feldman
Moon Decorum

Gli ultimi lavori di Amy Feldman presentati in Moon Decorum incarnano un sentimento che è al contempo pacato e ricco di pathos. Amy Feldman, attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, evidenzia il gesto sulla tela.

Moon Decorum, l’opera da cui la mostra prende il titolo, mette in luce entrambi gli aspetti. Da una parte ci sono le forme fluide e ondulate che si dipanano verso l’esterno mettendo in risalto le gocce di colore ai bordi del dipinto, come accade nei dipinti in bianco e nero di Willem de Kooning. Dall’altra parte, il tratto utilizzato dall’artista evidenzia una serialità ridotta che si manifesta quasi fosse una nota a piè di un’espressione o un’affermazione dell’ironia del gesto pittorico, ricordando così i lavori di Jasper Johns. È in quest’ambivalenza che risiede quello che nelle opere dell’artista viene denominato attrito: la luna si dimostra precisa e regolare nella sua rotazione ed al tempo stesso il suo potere trasformativo (basti pensare al mito del lupo mannaro) incarna le nostre paure primordiali. L’oscurità di questi dipinti è analoga all’immensità fredda e vuota dello spazio e alla paura che ci assale nel buio della notte. Come suggerito dalla teoria di Heidegger, sia l’angoscia che la fuga, sono sentimenti astratti e concreti al tempo stesso.

È interessante notare come Amy Feldman abbia intitolato la sua mostra tenendo in considerazione la luna e le sue molteplici connotazioni. Quando pensiamo all’influenza delle fasi lunari in termini scientifici o poetici è dato tutto già per assodato. Siamo altresì abituati a fare una netta distinzione tra l’astronomia e la pittura: la visione scientifica dei pianeti si oppone all’immagine romantica del rückenfigurs, dove le figure sostano dando le spalle all’osservatore mentre osservano una sfera luminosa nel cielo; proprio come avviene nei dipinti di Friedrich. Per i nostri antenati questa divisione non sussisteva. Platone studiò la rivoluzione della luna con precisione matematica ed al tempo stesso capì che essa era anche un mezzo divino per punire gli essere umani. È questa dualità che Amy Feldman rappresenta nei suoi lavori più recenti.

Un dipinto come Swollen Omen allude proprio alle preoccupazioni primarie appena accennate ricordando le forme di un corpo con le sue cavità e le sue sporgenze che simulano le viscere. È il corpo dell’artista? Un’abbreviazione del movimento del pennello sulla tela? È un ginocchio oppure una coscia? Le linee tracciate dall’artista sono allusive, ma non è questo che le interessa. Ciò che merita di essere considerato è come queste forme attivino i ricordi e le associazioni mentali. Le forme di Amy Feldman ci ricordano un corpo scientifico e il poetico, in sospeso tra l’anatomia e la seduzione. L’artista diventa strumento attivo nella creazione delle fini superfici bianche dei suoi dipinti dove si nota la natura selvaggia ed al contempo moderata della sua azione attraverso l’utilizzo dell’acrilico grigio che viene steso sulla tela.Continue Reading..