Tag: Erica Ravenna

06
Giu

Storie in gioco

Dal latino iocus, scherzo, celia. Esercizio di forza e di destrezza, ma anche finzione , artificio.
Il mondo dell’infanzia come luogo delle infinite possibilità. Gli elementi iconici che lo compongono appaiono come rappresentazione di quella dimensione onirica, immaginifica propria della condizione umana. Una  selezione di opere comprese tra la fine degli anni ’60 e lo scadere del secolo scorso, è testimonianza di come artisti di varie generazioni  hanno declinato il tema del gioco e della narrazione immaginaria ( fantastica) secondo diverse articolazioni; in particolare nell’era contemporanea, a partire dalla rottura provocata da Duchamp, il carattere ludico proprio degli oggetti di tale narrazione,  nelle molteplici interpretazioni, si può invertire sino ad  alludere a condizioni di drammaticità. 

 English below

From the Latin iocus, joke. Exercise of strength and skill, but also fiction, artifice.
The world of childhood perceived as a place of infinite possibilities. The iconic elements of this world appear as a representation of that dreamlike, imaginative dimension proper to the human condition. A selection of works between the end of the 60s and the end of the last century, testify how artists of various generations have declined, according to different articulations, the theme of the game and the imaginary (fantastic) narration; particularly in the contemporary era, starting from the rupture provoked by Duchamp, the ludic character proper of the objects of this narration, in the multiple interpretations, can be inverted until alluding to conditions of drama.

Storie in gioco/Tales in play
Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Gino Marotta, Aldo Mondino, Pino Pascali

Curated by Erica Ravenna

fino al 10 settembre 2018

Erica Ravenna Arte Contemporanea
Via Margutta 17 – 00187 Roma
t./f. +39 06 3219968  artecontemporanea@ericafiorentini.it
Mon-Fri 10:30 – 19:30 | Sat 10:30 – 13:30 (o su appuntamento)

Image: Emilio Isgrò, Libro cancellato (Cappuccetto Rosso), 1970

29
Dic

Corporale.Tomaso Binga e Donatella Spaziani

Il progetto espositivo approfondisce la tematica del corpo come soggetto, mettendo in relazione il lavoro di Tomaso Binga e Donatella Spaziani, due artiste appartenenti a  diverse generazioni.
Tomaso Binga trasforma i segni alfabetici in una scrittura vivente dove il corpo diviene esso stesso segno di un linguaggio altro. La sua scrittura sembra delineare per il corpo femminile molteplici possibilità per nuove interpretazioni, proprio come la poesia, al di fuori dalle strutture e dalle semantiche precostituite. L’arte di Donatella Spaziani, invece, indaga la dimensione dello spazio e del tempo in relazione al corpo, in questo caso sottoposto a una tensione emotiva che lo vede diviso tra ambienti spesso anonimi, provvisori ed opprimenti tipici del vivere contemporaneo, e un impulso alla fuga che anima, declinando in nuove forme, sagome scure nello spazio. Le loro opere presentano analogie nell’uso dei materiali, come la carta da parati, seppure con un’accezione personale e differente. In Tomaso Binga la carta da parati è superficie che rimanda alla passività a cui è associato il corpo femminile, incluso com’è tra pareti domestiche e ruoli imposti dalla tradizione, una passività che l’artista attraverso il suo segno riesce a sabotare, con arguzia e ironia; in Donatella Spaziani, la carta da parati è sintesi dello spazio circostante e sfondo emotivo in cui le sue sagome nere, silhouettes di corpi, si muovono e con cui si rapportano.

*testo del curatore
“Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo” diceva Alighiero Boetti. E Jacques Lacan: “Chi non parla con la lingua parla con la punta delle dita”… Dalla Body Art in avanti il corpo è diventato uno dei materiali dell’arte: il corpo è linguaggio e può essere letto come un sistema di segni. Ma è in particolare quando il tema del corpo viene coniugato al femminile che viene legato al tema dell’abitare, della casa e della dimensione domestica. La pelle del corpo è il primo confine tra la persona e il mondo, il secondo confine è l’abito, il terzo l’abitazione. La casa è l’estensione, l’espansione del corpo. Ora questi due elementi si ritrovano accostati in due artiste del tutto differenti per generazione e percorso di lavoro, ma di cui questa mostra coglie alcune sorprendenti affinità relativamente alle opere esposte: Tomaso Binga (alias Bianca Menna) e Donatella Spaziani. Tomaso Binga, fra i più noti esponenti della poesia fonetico-sonora-performativa italiana contemporanea, “come forma di protesta di fronte ai privilegi maschili, decide di adottare un nome da uomo” scrive Paola Ugolini “Le scritture viventi di Binga nascono dunque con l’obiettivo di creare un’alternativa radicale al linguaggio maschile”. Scrittura Vivente è un alfabeto scritto direttamente dal corpo che si trasforma in segno. Il corpo è nudo, perché oppone maggiore resilienza al dominio maschile. Così avviene, sotto gli occhi del pubblico, la metamorfosi del corpo femminile in parola. Immagini fotografiche, come una mano da scrittore, vengono inscatolate “nelle forme cave e candide del polistirolo” (Giulio Carlo Argan), un materiale che interessa Binga perché è uno scarto, ma che viene riscattato dal suo candore fino a diventare un teatrino che mette in cornice l’immagine. Il contesto è quello “casalingo” (Dorfles) delle “quattro mura” (Cortenova) vestite a festa dalla carta da parati. La carta da parati è solcata da sottile grafia e il corpo stesso dell’artista si farà carta da parati. La carta da parati è protagonista anche dell’opera di Donatella Spaziani: si tratta di un lavoro che nasce in Russia, a San Pietroburgo, dove Spaziani ha fissato in una serie di autoscatti la propria silhouette e dove ha potuto prendere frammenti di pareti che possono ricostruire uno spazio. Le figurette nere si muovono sul motivo decorativo indicativo del contesto da cui provengono. La carta da parati è dunque contenitore e le decorazioni un elemento su cui far riposare le silhouette. “Tornata a casa ho ridisegnato la planimetria della casa così come la ricordo” dice Spaziani “Si tratta di una pianta emotiva”. Come la carta da parati anche il perimetro del corpo della stessa artista diviene un contenitore all’interno del quale disegnare. C’è poi il progetto intitolato Fuga con le maquette a forma di guscio di noce con materassi all’interno. Allude a un letto con forma concava e convessa e reca la memoria della fiaba di Pollicina, la minuscola bimba nata in un fiore che aveva per letto un guscio di noce con materasso di foglie di viola e per coperta un petalo di rosa… Fuga è anche termine musicale e anche nel disegno conta il suono della matita…
Laura Cherubini

Corporale. Tomaso Binga e Donatella Spaziani
A cura di Laura Cherubini ed Erica Ravenna
fino al 3 marzo 2018

Erica Ravenna Arte Contemporanea
E.R.A. Srl
Via Margutta 17 – 00187 Roma
t./f. +39 06 3219968   artecontemporanea@ericafiorentini.it
Lun-ven 10:30 – 19:30 | Sab 10:30 – 13:30 (o su appuntamento)

Immagine di apertura: Donatella Spaziani, senza titolo, 2008, disegno matita su carta, cm 100×70