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16
Set

Mustafa Sabbagh. Spazio Disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi

Dal 17 settembre 2021 al 30 gennaio 2022, La Galleria Estense di Modena e il Palazzo Ducale di Sassuolo ospitano il progetto Spazio disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi,a firma dell’artista contemporaneo Mustafa Sabbagh.

A cura di Federico Fischetti e Fabiola Triolo, il progetto nasce come reazione a una delle fasi più buie vissute dal settore dei musei e della cultura, costretto al silenzio nel pieno dell’emergenza Covid-19. Una cesura lunga e dolorosa, che ha indotto al ripensamento di alcuni specifici aspetti di educazione e di stimolo propri delle istituzioni museali di arte antica nei confronti della società contemporanea. Il desiderio di apertura, condivisione e circolazione di idee ha così abbracciato la strada del dialogo con un artista contemporaneo, alla ricerca di un comune approccio al patrimonio antico. Un approccio obliquo rispetto alle forme tradizionali, fondamentalmente basate sulla filologia, per riossigenare il rapporto tra il museo e il suo territorio – un percorso che le Gallerie Estensi hanno già avuto occasione di sperimentare con successo nel passato, con l’installazione corale Monochromatic Light (Lawrence Carroll, Phil Sims, Ettore Spalletti, David Simpson, Winston Roeth, Timothy Litzmann, Anne Appleby, 2004), divenuta permanente grazie alla donazione Panza di Biumo e oggi parte integrante degli apparati decorativi del Palazzo Ducale di Sassuolo.

Da fertili conversazioni con Mustafa Sabbagh ha dunque preso forma il presente progetto inedito, che si articolerà in due sedi: nel Palazzo Ducale di Sassuolo e nella Galleria Estense di Modena. La doppia sede riflette una duplice posizione, liberamente incoerente, con cui Mustafa Sabbagh intende sollecitarci sul tema del rapporto col nostro patrimonio. A Sassuolo il linguaggio sarà quello proprio dei prodotti di consumo, confezionati e offerti in vendita per un utilizzo indotto e non consapevole, esito difficilmente eliminabile dalla retorica della valorizzazione del turismo culturale. Tre interventi ubicati nel Cortile d’Onore, nell’Appartamento Stuccato e nella Camera dell’Amore riproporranno frammenti di opere d’arte e pitture murali già presenti nella Reggia Estense e risemantizzati dall’artista attraverso fotografia, video e installazioni, offrendosi come medicinali da assumere secondo una specifica posologia, descritta in un apposito bugiardino. A Modena l’approccio è completamente diverso, per riflettere sul valore estetico autonomo delle opere d’arte, rifiutando la passiva semplificazione delle formule di consumo che riconducono tutto a logo, a brand. Anche qui, tre interventi si articoleranno in altrettante sale del museo attraverso i linguaggi della fotografia, del video-mapping, della scultura e dell’installazione prendendo le mosse da alcuni dipinti scelti, da Garofalo a Guercino, e da una scultura barocca della Collezione Estense. Il filo conduttore sarà quello di un erotismo indefinito, vagamente voyeuristico, che attraverso particolari anatomici decontestualizzati dal soggetto e dal suo genere suggerirà di liberare l’istinto e lasciarsi andare a personali ricerche nel mondo figurativo e nelle qualità formali dell’arte antica.

Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania, 1961, vive e lavora in Italia). Italo-palestinese, allevato tra l’Europa ed il Medio Oriente, l’imprinting è cosmopolita, l’attitudine è nomade. Già assistente di Richard Avedon e docente al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, dopo una brillante carriera come fotografo di moda riconosciuta dai magazines più prestigiosi del mondo, a partire dal 2012 Sabbagh concentra la sua ricerca nell’arte contemporanea per mezzo della fotografia e della video-arte, attraverso una sorta di contro-canone estetico dove il punctum è la pelle – diario dell’unicità individuale. Armonia dell’imperfezione, indagine psicologica e studio antropologico attraverso la costruzione dell’immagine e dell’installazione ambientale sono gli stilemi che Sabbagh trasferisce dalle pagine patinate, agli spazi dei musei e delle gallerie più famosi del mondo – tra cui il Musée de l’Élysée di Losanna, considerato tempio internazionale della fotografia.

Spesso protagonista di interviste e documentari che indagano nelle sue visioni, nel 2013 Sky Arte HD, attraverso la serie Fotografi, lo ha eletto tra gli 8 artisti più significativi del panorama nazionale contemporaneo, e nel 2017 Rai5l’ha indicato come il cantore privilegiato del lato oscuro della Bellezzaattraverso il documentario di produzione internazionale The Sense of Beauty. Ad oggi Mustafa Sabbagh è stato riconosciuto, da uno storico dell’arte e della fotografia quale Peter Weiermair, come uno dei 100 fotografi più influenti al mondo, ed uno dei 40 ritrattisti di nudo – unico italiano – tra i più rilevanti su scala internazionale. Mustafa Sabbagh è stato chiamato a risemantizzare, a dimostrazione che l’arte è un continuum, l’Ebedi Canova (Musei San Domenico, Forlì, 2017), la Venere Pudicadi Botticelli (Palazzo dei Diamanti, Ferrara e Musei Reali, Torino, 2017), la Venere dei Portidi Sironi (Casa Museo Boschi Di Stefano, Milano, 2015) – opere tutte entrate a far parte della collezione d’arte delle suddette istituzioni museali. In seguito alla sua prima mostra antologica XI comandamento: non dimenticare, il Sindaco Leoluca Orlando ha conferito a Sabbagh la cittadinanza onoraria del Comune di Palermo.

Suoi lavori sono presenti in numerose monografie (tra cui About Skin, ed. Damiani, acquisita all’interno della biblioteca di libri d’arte della Tate Gallery, Londra, e XI comandamento: non dimenticare, nelle biblioteche dei più importanti poli museali italiani), in pubblicazioni accreditate internazionalmente (tra cui Faces – the 70 most beautiful photography portraits of all time, a cura di Peter Weiermair), e in molteplici collezioni permanenti, in Italia e all’estero – incluse le storiche Collezione Arte Farnesina, la collezione della Fondazione Orestiadi, la collezione di arte contemporanea del MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo.

Federico Fischetti (Roma, 1977) dopo il dottorato di ricerca in Storia dell’arte è entrato in servizio nel Ministero della Cultura e lavora come curatore alle Gallerie Estensi, dove si occupa delle collezioni d’arte del Sei e Settecento.

Fabiola Triolo (Firenze, 1977) è critica d’arte e cultura, curatrice e responsabile della comunicazione per selezionati artisti. Colonnista dal 2008 per testate di settore, dal 2017 è curatrice editoriale della pubblicazione culturale Ossigeno – Elements of Life.

Le Gallerie Estensi sono un museo diffuso che, seguendo il filo rosso della storia dinastica e collezionistica degli Este, racchiude al suo interno diversi istituti culturali tra le provincie di Modena e Ferrara. Questa caratteristica rende le Gallerie Estensi un modello museale innovativo: una rete di musei sempre in movimento ma allo stesso tempo un “luogo dell’incanto” che offre ai suoi visitatori un itinerario culturale unico.

La Galleria Estense espone la straordinaria collezione d’arte dei duchi d’Este, fra cui opere di pittura, scultura, arte applicata. La Biblioteca è un moderno istituto di rilievo nazionale che unisce la preziosa collezione libraria estense alla ricca Biblioteca Universitaria. Il Museo Lapidario racconta la storia di Modena dalla fondazione romana fino alla modernità, con una vasta collezione monumenti e reperti archeologici. La Pinacoteca Nazionale propone un percorso alla scoperta della pittura ferrarese, nella cornice di Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Il Palazzo Ducale di Sassuolo è una delle più importanti residenze barocche dell’Italia settentrionale. Il suo aspetto attuale prende forma per volere del duca Francesco I d’Este, che nel 1634 incarica l’architetto Bartolomeo Avanzini di trasformare l’antico castello di famiglia in una moderna dimora extraurbana per la corte. Pitture murali, decorazioni a stucco, sculture e fontane ancora oggi trasmettono il senso dello splendore della corte estense.

Mustafa Sabbagh
Spazio Disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi
a cura di Federico Fischetti, Fabiola Triolo
dal 17 settembre 2021 al 30 gennaio 2022
vernice: giovedì 16 settembre, h. 10:00, c/o Galleria Estense
Galleria Estense– Largo Porta Sant’Agostino 337, Modena
Palazzo Ducale– Piazzale della Rosa 10, Sassuolo
GIORNI E ORARI DI venerdì 17 settembre e sabato 18 settembre: ore 09.00 – 23.00
APERTURA PER IL domenica 19 settembre: ore 09.00 – 21.00
FESTIVAL FILOSOFIA: ingresso libero e contingentato
GIORNI E ORARI Galleria Estense: dal martedì al sabato, ore 08.30 – 19.30 |
DI APERTURA: domenica ore 10.00 – 18.00 | chiuso il lunedì
Palazzo Ducale: dal venerdì alla domenica, ore 10.00 – 19.00
CONTATTI: Gallerie Estensi tel. +39 059 4395711 – fax +39 059 230196
ga-esten@beniculturali.it
www.gallerie-estensi.beniculturali.it

Ufficio Stampa Gallerie Estensi / Antonella Fiori
a.fiori@antonellafiori.it- tel. 347 2526982

Ufficio Comunicazione e Promozione Gallerie Estensi / Maria Chiara Montecchi
mariachiara.montecchi@beniculturali.it- tel. 059 4395708

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09
Feb

MKUltra, il nuovo progetto di Mustafa Sabbagh

Wrong Weather Gallery è orgogliosa di accogliere il ritorno di Mustafa Sabbagh all’interno del proprio spazio espositivo, con la presentazione dell’installazione multimediale site-specific MKUltra. L’artista di fama internazionale, che ha fatto della sperimentazione una delle sue cifre più potenti, si appropria della sigla di uno dei progetti più sperimentali – e meno etici – della storia dell’umanità, per sovvertirne concettualmente l’esito attraverso un’arma altrettanto detonante: il gesto artistico. In mostra da Wrong Weather la cristallizzazione di un brainwashing, innescata in un esorcismo muto e serrato tra fotografia e scultura, sclerotizza età e identità incenerendo lineamenti, chiudendo occhi, obnubilando volti. Tutto per un solo scopo: quello di non disinnescare mai il pensiero.

EN below_

Wrong Weather Gallery is proud to welcome the return of Mustafa Sabbagh within its exhibition space, with the presentation of the site-specific multimedia installation MKUltra. The internationally renowned artist, who has made experimentation one of his most powerful features, appropriates the title of one of the most experimental – and less ethical – projects in the history of mankind, to conceptually subvert its outcome through an equally detonating weapon: the artistic gesture. On show in Wrong Weather a brainwashing’s crystallization, triggered in a silent and tight exorcism between photography and sculpture, scleroticizes age and identity incinerating features, closing eyes, obscuring faces. All for one purpose: that of never defusing thought.

MKUltra. Mustafa Sabbagh
vernissage: sat february 9th, h. 17:00:00, in the artist’s presence

#exhibition 9th February – 28th February 2019

WWG opening hours: monday to saturday, 10:30 – 19.30

wrong weather gallery
avenida da boavista, 754
4100-111 porto, portugal

29
Gen

Mustafa Sabbagh | Sislej Xhafa. Umanità

Nello scorso mese di novembre è stata formalizzata la costituzione dell’Associazione Culturale Umanità, fondata con il proposito di occuparsi del concetto di integrazione tra culture differenti e di promuovere i valori supremi del rispetto per l’umanità, dell’empatia, della solidarietà. Ferrara ospiterà, il 26 gennaio 2018, il primo evento promosso dall’Associazione.

Luogo prescelto è il Museo di Casa Romei, antica edificazione signorile costruita tra il Medioevo ed il Rinascimento, che nel corso degli ultimi decenni del XIX secolo venne adibita a ricovero di indigenti: già nel 1872, a seguito dell’alluvione del Reno, numerose famiglie sfollate dai territori devastati furono alloggiate all’interno delle sue sale. Casa Romei è oggi eletta nuovamente – in virtù del suo farsi simbolo di Casa, e attraverso l’importante gesto di incontro tra due noti artisti contemporanei invitati da Umanità – a sito di accoglienza, rivivendo nella consapevolezza sincronica dell’importanza rivestita dal Museo attraverso il suo ruolo sociale[1].

Susseguente ad una tavola rotonda presieduta, dalle 17:30 alle 19:00, dal Professor Paolo Magri [Direttore dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi], il tema dell’integrazione verrà dunque riflesso, dalle 19:00 alle 21:00 e nei giorni a seguire fino al 18 febbraio 2018, nelle visioni artistiche di Mustafa Sabbagh e Sislej Xhafa.

Internazionalmente riconosciuti come due tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea, essi stessi privi di una precisa appartenenza geografica – se non quella alla sola umanità – i due artisti intrecciano le loro poetiche per la prima volta in questa occasione, con la curatela di Paola Nicita e Andrea Sardo. La mostra, realizzata con l’appoggio della Galleria Continua [San Gimignano], ha altresì ottenuto il patrocinio del MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali come evento di profonda rilevanza artistica.

«Lesposizione di Sislej Xhafa e Mustafa Sabbagh è loccasione particolare per assistere a un dialogo doppio: tra gli artisti contemporanei Xhafa e Sabbagh – entrambi, seppur con modalità differenti, legati ad una ricerca artistica indirizzata ad una riflessione sociale – e tra le opere degli artisti in dialogo con gli spazi di Casa Romei – abitazione ancor prima che museo, luogo di accoglienza, di ospitalità, d’arte e di cultura. Umanità è il fil rouge che lega l’indagine compiuta attraverso il lavoro artistico:  la ricerca di un valore da sottolineare come elemento di salvezza, inscindibile dalle ragioni più profonde dell’essere» [Paola Nicita].

Attraverso quattro interventi video ed installativi, selezionati specificamente all’interno del loro percorso artistico, Mustafa Sabbagh e Sislej Xhafa – entrambi presenti all’inaugurazione – aderiscono ad Umanità attraverso un gesto sapientemente artistico, ma innanzitutto profondamente, coscientemente Umano.

[1] In riferimento alla raccomandazione UNESCO 2015 «Museums as spaces for cultural transmission, intercultural dialogue, learning, discussion and training, also play an important role in education (formal, informal, and lifelong learning), social cohesion and sustainable development. Museums have great potential to raise public awareness of the value of cultural and natural heritage and of the responsibility of all citizens to contribute to their care and transmission. Museums also support economic development, notably through cultural and creative industries and tourism».Continue Reading..

16
Nov

Lieve piccola anima smarrita. Installazione di Milena Altini in dialogo con l’opera di Mustafa Sabbagh

Animula vagula blandula sono i versi di una breve poesia dell’imperatore Adriano [76—138], ripresi nel romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar [1951]. L’imperatore parla alla sua anima prendendo congedo dalla sua vita terrena; egli vede la propria anima fluttuare, vagula, come smarrita, e si rivolge a lei chiedendole di ascoltare il racconto della propria vita. Anime senza colpa, prima del giudizio, compongono il gruppo scultoreo di Milena Altini.

Anime qui unite assieme, a dialogare con l’opera Hebe vs. Hebe [2017] di Mustafa Sabbagh, in un confronto serrato tra due metafisiche, tra due espressioni artistiche ugualmente visionarie. Capitolo ulteriore del percorso di esposizione antologica dell’opera di Mustafa Sabbagh iniziato con la mostra maior ai Musei San Domenico “XI Comandamento: Non dimenticare”, le anime di Milena Altini sono grandi bulbi costruiti con strisce di pelle, vitello e agnello, cucite assieme a comporre giganteschi organismi, mitocondri allungati, ovari rivestiti di una guaina, un perisperma, come anatomie arcane, anatomie di anime.

La guaina in pelle cita di riflesso il grande tema della poetica di Mustafa Sabbagh, il derma protettivo delle creature, surrogato nella Hebe vs. Hebe da una patina nera, argillosa. Nei lavori di Milena Altini la patina è pelle animale, involucro di animali sacri o sacrificali, composti e accostati in una sorta di grandioso Compianto contemporaneo, in cui le anime delle madri piangono riflettendosi nel nero della propria pelle.
Roberto Farneti

Lieve piccola anima smarrita. Installazione di Milena Altini in dialogo con l’opera di Mustafa Sabbagh
fino al 7 gennaio 2018

Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
viale Bologna, 288 – Forlì
orari di apertura: dal martedì al giovedì, dalle 9.30 alle 12.30 | dal venerdì alla domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00
info: tel 0543/755770 – info@fondazionedinozoli.com
press office:ufficiostampa@fondazionedinozoli.com

Immagine: Milena Altini, lieve piccola anima smarrita… , 2017, dal ciclo “waiting souls – sospensione dell’attesa”, 2016, pelle in vitello ed agnello, anime in seta, installazione site specific, dimensioni ambientali

06
Set

Mustafa Sabbagh. Mytho-maniac

E l’immagine divenne Mito, la carnalità di corpi ipercontemporanei contrappunta un gesto artistico atavico. CreArte Studio  è  orgogliosa di presentare mytho-maniac, progetto espositivo di Mustafa Sabbagh a cura di Carlo Sala.

Il campo di indagine entro cui agisce Sabbagh possiede la stessa plasticità liquida di una composizione (anti)musicale di John Cage, di una performance (anti)artistica di Hermann Nitsch, di un (anti)romanzo di Jean Genet, di un’opera (anti)teatrale di Carmelo Bene. Nutrito di simbologie antiche e di distorsioni elettroniche, il campo di indagine di Mustafa Sabbagh è l’habitat di un funambolo che avanza sapiente, potente, tra l’iconoclastia di un falso mito omologato e l’iconolatria di un contemporaneo Olimpo languido – nero, carnale, crudo, ieratico, lascivo, crocifisso, imbavagliato. Patologico. Mitologico. Tra l’ossessione emblematica del loop e il lirismo di uno sguardo in piano-sequenza, mytho-maniac è un pantheon post-umano che Sabbagh erige ponendo in un dialogo impossibile – come in ogni narrazione mitica, e in ogni autentico atto artistico – una selezione di opere tratte dalla sua serie “Onore al Nero” – un’Artemide assorta, un fauno adescatore, un Giano inquieto, sigarette come effimere Vanitas – unitamente ad un’opera inedita dal ciclo “Voyeurismo”, notturno orfico, con due tra le sue video-installazioni più celebri: “Chat Room”, connessione/confessione via chat di una complicità offline tra Cristo e Giuda, e “Anthro-pop-gonia”, dittici cinetici di vizi appartenenti tanto agli uomini, quanto a semidei nevrotici. Come le più grandi rese artistiche del mito – dall’epopea allucinata di Matthew Barney all’epica estenuante di Jan Fabre, dall’Alcesti in viraggio blu di Robert Wilson all’Orfeo sambista, nero, di Marcel Camus – Mustafa Sabbagh infetta miti e archetipi atemporali con la cultura virale di un social network, e con quella antivirale di una mente raffinatamente indipendente. Il Mito del Buon Selvaggio di Rousseau e il Mito della Caverna di Platone si scontrano e fanno l’amore, come nel Crash di Cronenberg, con gli anti-miti di China Blue, di Birdman, di Querelle; le magnifiche creature che ne scaturiscono, come semidei, sono inevitabilmente infette, come dei1.

Alla vastità di contenuti che affolla l’abisso mitopoietico di Mustafa Sabbagh – dialoghi di Platone e chat room notturne, grandi parate militari e storiche sfilate di Alexander McQueen, il Prometeo mal incatenato di André Gide e l’Ercole culturista di Werner Herzog, campionati, mixati e rieditati attraverso l’unico filtro del suo gesto artistico, anarchicamente punk – fa da contrappunto una sintassi compositiva riconoscibilissima. Il lessico artistico di Mustafa Sabbagh è costituito, nella fotografia come nel video, da un uso rarefatto del tempo, da ottiche che indulgono nei primi piani, da gestualità plastiche mai enfatiche, da una padronanza architettonica degli spazi e delle tecnologie nell’atto installativo, da suoni composti dall’artista, distorti a partire dalla conoscenza delle partiture: bombardamenti campionati e respiro fuori-sincro per Chat Room, singole sonorità elettroniche per ognuno dei dittici di Anthro-pop-gonia che, composte in scala di mi, producono un’allucinata sinfonia corale. Miti come emblemi e come esseri umani, che chiedono e trovano asilo indipendentemente da quale olimpo, larario, vangelo o xanteria provengano. Quella di Mustafa Sabbagh è un’arte pensante, che nasce sempre da profonde riflessioni e che nelle sue effigi – dinamiche nella sua fotografia, cristallizzate nella sua videoarte – congela urgenze etiche sotto le spoglie della più raffinata forma estetica. Muovendosi tra le cyber-vestigia di un microcosmo sempre al confine tra il distopico e l’utopico (dunque, nel più autentico umano), Mustafa Sabbagh affida infine all’osservatore, libero di attribuire alla sua arte un senso innescato ma mai fatto deflagrare, il potere supremo della dissolvenza, compendiata in mytho-maniac in una installazione a muro dei libri d’arte dedicati alla mostra: un lucido fade-out di una sua immagine che lentamente, dallo spettro cromatico, tornerà al nero assoluto, come dichiarazione simbolica «che ogni mutilazione dell’uomo non può che essere provvisoria, e che non si serve in nulla l’uomo, se non lo si serve tutto intero2». Come rileva Carlo Sala nel testo critico a suggello della sua curatela, «le figure de-mitizzate che popolano le installazioni di Sabbagh escono dai canoni delle narrazioni fondative e vogliono essere lo strumento per problematizzare e comprendere alcuni mutamenti che toccano l’uomo e la società del presente». Ecco il senso ultimo della parabola del Mito nell’arte di Mustafa Sabbagh. Le sue icone, come Narciso, invitano allo sguardo; attraverso esse Mustafa Sabbagh, come Prometeo, ci dona il Fuoco.

[comunicato stampa a cura di  Fabiola Triolo]

1 «Quelli che ci siamo lasciati alle spalle sono solo spettri verbali, e non i fatti psichici che furono responsabili della nascita degli dèi. Noi continuiamo a essere posseduti da contenuti psichici autonomi come se essi fossero davvero dèi dell’Olimpo. Solo che oggi si chiamano fobìe, ossessioni, e così via. Insomma, sintomi nevrotici. Gli dèi sono diventati malattie» [Carl Gustav Jung, Opere, ed. Bollati Boringhieri, 1970-1979]

2 [Albert Camus, Prometeo agl’Inferi – in L’Estate e altri saggi solari, ed. Bompiani, 1959]Continue Reading..

21
Apr

Mustafa Sabbagh – XI comandamento: non dimenticare

« Uno schizofrenico non dimentica.
Uno schizofrenico accumula »
MS

ZAC – ZISA ZONA ARTI CONTEMPORANEE
Inaugurazione : Sabato 21 Maggio 2016

Sarà il grande spazio di archeologia industriale ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa ad ospitare la prima mostra antologica di Mustafa Sabbagh, la cui inaugurazione è prevista per Sabato 21 Maggio 2016.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Palermo, costella la nuova programmazione, avviata lo scorso anno, che ha presto portato all’attenzione nazionale ed internazionale lo spazio ZAC come «luogo di riferimento per il contemporaneo nel sud d’Europa e nel cuore del Mediterraneo », nelle parole dell’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano; «un polo espositivo che sempre più va assumendo un potente connotato caratteriale, attraverso i grandi maestri dell’arte contemporanea ». Una stagione di mostre inaugurata con la personale di Mauro d’Agati curata da Gerhard Steidl, seguita dalla suggestiva antologica dedicata a Regina José Galindo, per proseguire con le grandi retrospettive di Hermann Nitsch e di Letizia Battaglia. Programmazione che si arricchirà di altri importanti progetti nell’anno in corso, e che precede l’avvenimento-clou che farà di Palermo capitale dell’arte contemporanea nel 2018, con la celeberrima biennale d’arte internazionale Manifesta 12. L’invito rivolto a Mustafa Sabbagh conferma, da parte dell’Amministrazione, il forte e coerente impegno a costruire una programmazione culturale attenta ai diritti della persona ed alle grandi sfide dell’inizio di questo millennio, riportando in prima linea imperiture domande dell’umanità attraverso i grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale.
«La città di Palermo accoglie Mustafa Sabbagh a ZAC, riconoscendo in lui un comune codice genetico: », afferma il Sindaco Leoluca Orlando: «quello di un funambolo che, non dimenticando il rischio della caduta, vuole imparare a volare – e farlo attraverso il linguaggio a lui più congeniale, l’arte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricollegare le nostre radici alle ali. Tenere ferma la consapevolezza della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura, pur coltivando l’ambizione a volare attraverso l’accoglienza ed il coraggio di scegliere la propria identità, atto supremo di libertà ». 2000 mq di un ex hangar industriale dell’inizio del Novecento all’interno del quale saranno esposte oltre 75 opere fotografiche tra le più famose di Sabbagh, 10 opere video e tre nuove video-installazioni site-specific, oltre all’installazione fotografica acquisita dalla collezione permanente di arte contemporanea del MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo (Roma), che verrà presentata in anteprima assoluta, come molte delle opere inedite che l’artista ha scelto di battezzare a Palermo.Continue Reading..

24
Feb

DPI – Darkness Per Inch | Mustafa Sabbagh e Milena Altini

DPI – Darkness Per Inch
doppia personale di Mustafa Sabbagh e Milena Altini
dal 6 febbraio al 19 marzo 2016
Galleria Marcolini – Forlì

Il titolo accenna al monopolio cromatico del Nero nel lavoro presentato dai due artisti in Galleria Marcolini, dal 6 febbraio al 19 marzo 2016.
Le fotografie dalla matericità pittorica di Mustafa Sabbagh hanno quasi tutte una composizione tradizionale dalle reminiscenze religiose; l’artista italo-giordano ritrae contemporanee Madonne con Bambino e Pietà i cui corpi sporchi, imbevuti spesso di un materico colore petrolio, pulsano anche nell’immobilità delle loro pose.
Una donna bionda, di cui conosciamo il nome – come Francis Bacon ci confessava l’identità di chi ritraeva all’interno delle camere d’albergo, così Sabbagh ci fa conoscere i nomi dei suoi modelli, quasi sempre esplicitandoli nei titoli dei files – maneggia lo strumento ginecologico di dilatazione vaginale come se fosse una pistola. Ci ricorda che corpo e battaglia spesso sono sinonimi, e di come dolore e sofferenze siano connaturati e acquisiti tramite una condizione di genere, sessuale.
Paesaggi sublimi e romantiche contemplazioni naturali si alternano a ritratti non solo dall’invadente potenza estetica, ma anche provocatori. Innocenza e consapevolezza. William Blake e Bill Henson.  Ugualmente innocenti, indipendenti da ogni giudizio, e parimenti consapevoli, avvolgendosi potentemente su loro stesse, le Waiting Souls di Milena Altini sono un gruppo scultoreo di anime perfette, collegate nella loro unità di forme e di fine. Lembi di pelle di vitello e di agnello, sacri o sacrificali a seconda della loro latitudine di provenienza, dal movimento di una spirale e tono di un’ascesa. La Altini, percorrendo i gradienti di nero del derma delle sue anime, ne onora una immensa composta da mille altre sue simili, sul solco di una cucitura e di una necessità contingente, ma ancora incomprensibile.  Attraverso il linguaggio che più le si confà: la scultura. Parlando la lingua che meglio conosce: quella della pelle. Sfiorando corde note ad ogni essere umano, ma soprattutto ad ogni donna: quelle dell’attesa. Berlinde de Bruyckere ed Eva Hesse.
Fil rouge tra i due artisti, oltre al riferimento cromatico, è ovviamente il corpo o – ricordando Malaparte – la pelle, corpo livido e materia evocativa, e – parafrasando Bulgakov – la carne, il cui odore che si sente da lontano toglie significato anche all’atto di imparare a leggere.

Galleria Marcolini
via Francesco Marcolini 25/A – 47121 forlì
Orari: mercoledì e giovedì, dalle 16.30 alle 19.30
venerdì e sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
visitabile anche su appuntamento
Info: +39 388 3711896 – info@galleriamarcolini.it

15
Gen

Piermau.Zero as seen by MUSTAFA SABBAGH

PIERMAU. ZERO
as seen by MUSTAFA SABBAGH

Zero [ẓè•ro/] sostantivo maschile
Origine: Lat. mediev. zéphyrum, risalente all’arabo ṣifr ‘nulla’ – sec. XV.

1. Punto di partenza di una qualsiasi successione
• Ripartire da zero, dall’inizio, dal nulla, specie dopo un fallimento o un periodo molto negativo.
• Anno zero, il punto di massimo degrado o di annientamento a cui si è giunti, e dal quale si deve iniziare uno sforzo di ripresa (dal titolo del film “Germania, anno zero” di R. Rossellini, del 1947).
2. In strumenti di misurazione, posizione segnata dall’indice in condizioni di riposo.
• Grado zero della scrittura, nella critica letteraria di R. Barthes (1915-1980), la scrittura (intesa come stile) di alcuni autori contemporanei che si sottrae alla subordinazione a un ordine marcato del linguaggio, assumendo tratti coincidenti con quelli del “parlato”
• Gruppo zero, gruppo sanguigno universale.
• Numero zero, in editoria, l’esemplare di un nuovo quotidiano o di una nuova rivista, stampato in un numero limitato di copie, con funzione di prova tecnica delle caratteristiche grafiche e di contenuto; anal., in televisione, prototipo di un nuovo programma, utilizzato per verificare la risposta del pubblico e la sua collocazione nel palinsesto.
Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice ‘zephirum’ appellatur, scribitur quilibet numerous.
Le nove figure delle Indie sono 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove figure, e con il segno 0, che gli arabi chiamano ‘zephirum’, è possibile scrivere qualunque numero.
[Leonardo Fibonacci, Liber Abaci – Capitulum I, 1202]
/dev/null ≠ /dev/zero
Nei file system esiste un file che rappresenta il nulla, che si chiama /dev/null, ed uno che rappresenta lo zero, /dev/zero. Tutti i dati scritti in questi file speciali vengono eliminati, mentre la lettura da questi file restituisce un End Of File nel caso di /dev/null, e un byte di valore 0 nel caso di /dev/zero. In sostanza: /dev/null è inutilizzabile in quanto potenziale errore, ma /dev/zero può essere utilizzato in quanto fonte inesauribile di zeri, per generare un file ‘pulito’, potenzialmente infinito, cui è possibile determinare una dimensione.
0 = punto di partenza | è necessaria una tabula rasa di ciò che è stato, per poter di nuovo essere. Il valore di uno Zero è nell’infinito di un innesco mentale.
0 = forma espressiva | come Bruce Mau e i suoi spazi bianchi, come Laurence Sterne e le sue pagine nere, come John Cage e il suo immaginifico silenzio, uno è uno, centomila è centomila, ma nessuno è tutto ciò che ognuno è libero di immaginare.
0 = grado di fusione | l’acqua, elemento plastico per antonomasia, ha bisogno di uno 0° per divenire da immobile a metamorfica. Continue Reading..