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19
Gen

Mario Cresci. La fotografia del no, 1964 – 2016

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

A cura di M. Cristina Rodeschini e Mario Cresci

Inaugurazione: giovedì 9 febbraio, ore 19:00

Dal 10 febbraio al 17 aprile 2017 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta la prima grande mostra antologica dedicata al lavoro fotografico di Mario Cresci (Chiavari, 1942), la cui figura artistica può essere considerata tra le più ricche e complete, per intenti ed esiti, della scena italiana del dopoguerra.

A cura di M. Cristina Rodeschini e Mario Cresci, la mostra offre una panoramica completa della poetica dell’artista, dalle origini del suo lavoro fino a oggi, evidenziandone l’attualità della ricerca nel contesto delle tendenze artistiche contemporanee.

Cresci utilizza il linguaggio della fotografia per approfondire aspetti legati alla memoria, alla percezione, alle analogie, in un’analisi suggestiva che diventa un invito a confrontarsi in modo inedito con la realtà, con i luoghi, intesi come deposito di relazioni, memorie, tracce. La mostra attraversa la produzione dell’artista dalle prime sperimentazioni sulle geometrie alle indagini di carattere antropologico sulla cultura lucana della fine degli anni Sessanta, ai progetti dedicati alla disamina della scrittura fotografica e all’equivocità della percezione, in un percorso espositivo articolato in dodici sezioni capace di mettere in risalto analogie formali e correlazioni concettuali fra le diverse opere, privilegiando, così, uno sviluppo non necessariamente cronologico della sua produzione e poetica. Sarà inoltre presentata la rivisitazione di alcune sue famose installazioni poste in dialogo con opere più recenti, attraverso la ricerca di un’articolazione studiata per i diversi spazi espositivi; installazioni che presenteranno materiali eterogenei, non appartenenti unicamente allo specifico della tecnica fotografica, poiché, fin dagli esordi, Cresci è autore di opere composite caratterizzate da una libertà che attraversa il disegno, la fotografia, le installazioni e l’esperienza video.

La mostra si propone, infatti, di presentare il lavoro dell’artista mettendo in risalto questo continuo e proficuo scambio tra l’arte, la grafica e la fotografia, intesa quest’ultima come medium della ricerca artistica e al tempo stesso come riflessione teorica connessa con altri saperi e discipline. La profonda riflessione condotta da Cresci sulle potenzialità del linguaggio fotografico si è sviluppata, da sempre, in dialogo stringente con la più aggiornata ricerca artistica. Il titolo della mostra, La fotografia del no, si rifà al libro di Goffredo Fofi Il cinema del no. Visioni anarchiche della vita e della società (Elèuthera, 2015), che rispecchia in gran parte il pensiero dell’artista riguardo alla fotografia, intesa come mezzo privilegiato, ma non unico, per le sue scelte di vita e di relazione con gli altri. Per Cresci, infatti, la fotografia è un “atto globale, non circoscrivibile al singolo scatto”, che si contamina, diventando argomento di testi e oggetto di docenza, nella ricerca di un dialogo con le giovani generazioni, per lui cruciale.

Queste le sezioni che compongono la mostra:

Ipsa ruina docet, 1996 – 2016
Mettendo in scena ex-novo il rapporto tra classico e moderno, sollecitando una riflessione sul significato dei modelli nella cultura umanistica, Cresci rilegge l’affascinante armamentario didattico rappresentato dai modelli ottocenteschi dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara, già protagonisti nel 1996 di un’emozionante installazione al Teatro Sociale di Bergamo (Opus Gypsicum, dalla serie In scena).

Geometrie, 1964 – 2011

La vocazione di Cresci alla sperimentazione e all’uso antinaturalistico del linguaggio fotografico si esplica in numerose variazioni sul tema, attraverso l’uso di forme geometriche quali cerchi, quadrati, croci, che dal Suprematismo al Minimalismo l’artista smitizza attraverso distorsioni e deformazioni. Serie come Geometria non euclidea (1964) e Accademia Carrara (1994) e opere quali Rotazione tra cielo e terra (1971) e Geometria Naturalis (1975 – 2011) danno luogo a immagini fortemente stranianti, che inducono l’osservatore a focalizzare la propria attenzione sulla modalità di rappresentazione piuttosto che sul contenuto.

Cultura materiale, 1967 – 2016

L’uso progettuale della fotografia offre una lettura non stereotipata della realtà contadina del Sud Italia, facendo emergere i segni e i significati che legano il singolo episodio (il manufatto, il volto, l’interno domestico, la strada, gli animali) al territorio che lo comprende. Cresci sviluppa la ricerca sulla produzione artigianale locale e sul design di matrice popolare attraverso metodologie originali che non trascurano l’aspetto creativo e sperimentale – come nei celebri Interni mossi (1966 – 1978) e nei Ritratti reali (1972) – e talvolta ludico (come nei Rayogrammi e nelle sue rivisitazioni di Scanprint e Coesistenze, 2016).

Trisorio site-specific, 1979
In occasione di una sua personale presso lo Studio Trisorio a Napoli nel 1979, Cresci elabora l’opera Campo riflesso e trasparente, che conferma la capacità dell’artista di costituire una grammatica per l’osservazione e per la ricerca sul mezzo fotografico.

Roma ‘68

È dedicata all’esperienza dei movimenti studenteschi del ’68 romano esemplificati dai cicli e dalle performance che hanno come oggetto la critica del militarismo e del potere politico.

Time out, 1969 – 2016

Protagoniste di questa grande installazione collettiva, formata da 1000 cilindri trasparenti, sono le immagini pubblicate su Instagram raccolte grazie alla “call” che l’artista ha lanciato nell’autunno 2016. Un’idea che riprende un lavoro del 1969, Environnement, presentato alla Galleria Il Diaframma di Milano diretta da Lanfranco Colombo in cui l’artista racchiuse in altrettanti cilindri 1000 immagini che rappresentavano il consumismo dell’epoca.

Attraverso l’arte, 1994 – 2015

Un’indagine sull’importanza del rapporto tra la fotografia e l’arte, nodale nella ricerca di Cresci sin dai suoi esordi. La sezione accoglie, tra gli altri, le serie Vedere attraverso (1994 – 2010) e Fuori tempo (2008), che vede protagonisti alcuni dei più famosi ritratti dell’Accademia Carrara di Bergamo.

Baudelaire, 2013
Cresci rielabora nel 2013 il ritratto che Étienne Carjat fece a Charles Baudelaire nel 1862, in un’opera (I Rivolti) composta da quarantasei copie del volto del poeta, una per ciascuno dei suoi anni di vita. Stampate su carta cotone piegata a mano in modo differente da copia a copia, le fotografie offrono allo spettatore un’immagine sempre diversa del volto di Baudelaire, in una visione d’insieme che mette in evidenza la relazione tra le geometrie involontarie causate dalle piegature dei fogli e l’interfacciarsi della superficie pulita del retro con quella stampata del fronte.

Transizioni, 1966 – 2015

Attraverso un processo psicologico molto prossimo a forme di identificazione si palesa un coinvolgimento personale che mette l’artista a contatto con il senso dell’abitare e con gli oggetti di appartenenza (La casa di Annita, 2003), con l’abbandono e le transizioni esistenziali (Via Garibaldi 19, 2015 e Le cose disposte, 2014 – 2016). Questo percorso ha inizio da lontano, con la serie sugli Interni di Barbarano Romano (1978-1979), dove autoritratti evanescenti, sullo sfondo di preziose tappezzerie, pesanti e ricche di luci e ombre irreali, talvolta proiettate su schermi televisivi, diventano pretesto per visualizzare le connessioni temporali, i rapporti causa- effetto, di affinità e di differenza.

D’après di d’après, 1985

Il disegno si avvicina alla fotografia in questa serie – che dà il titolo alla sezione – in cui Cresci realizza “copie di copie” partendo da immagini di autori che sono parte della memoria storica della fotografia. Il concetto di copia diviene per Cresci “un pretesto inventivo di nuovi percorsi segnici, vere e proprie “mappe” di un viaggio immaginario che ne consente la nascita di altre e poi di altre ancora, senza mai finire”.

Metafore, 2013 – 2016

La ricerca di Cresci conosce un ulteriore passaggio aprendosi al dramma della migrazione di persone, spinta dalle guerre, dalla violenza, dalla fame (Icona, 2016). Nelle immagini delle figure avvolte nelle coperte termiche, utilizzate nel salvataggio dei migranti, l’artista ricostruisce la plasticità della scultura per avviare un trasferimento di senso, al di là del momento della rappresentazione. Passaggio ulteriormente presente in grandi opere come Elementa e Incandescenze (2016), su tematiche apparentemente distanti ma fortemente metaforiche.

Video, 2010 – 2016

A corredo del percorso espositivo sono presentate alcune video-opere che completano le variabili delle espressioni formali e di contenuto della vasta ricerca artistica di Mario Cresci. Dal video Segni nei segni di segni (2010) alla rivisitazione della Pietà Rondanini di Michelangelo In aliam figuram mutare (2016).

Accompagna la mostra un volume – a cura di M. Cristina Rodeschini e Mario Cresci, edito da GAMeC Books – che rispecchia nella struttura le sezioni della mostra: seguendo il tema sviluppato in ciascuna sala, la pubblicazione offre un continuo transito di linguaggi, attraversamenti temporali di e con saperi diversi, al fine di stimolare interpretazioni e riflessioni per una lettura aperta dell’opera di Cresci. Ciascuna sezione è stata affidata alle parole di critici, curatori, storici dell’arte che hanno intrapreso un’esperienza di collaborazione con Cresci: Bruno Valerio Bandini, Corrado Benigni, Enzo Biffi Gentili, Maria Francesca Bonetti, Alessandro Castiglioni, Martina Corgnati, Enrico De Pascale, Nicoletta Leonardi, Luca Panaro, Alessandra Pioselli, Marco Romanelli, Marco Senaldi, Roberta Valtorta, Mauro Zanchi, Claudia Zanfi. Il volume include inoltre un testo di M. Cristina Rodeschini e una postfazione di Mario Cresci.

Si ringrazia lo Studio dell’artista per il supporto alla realizzazione della mostra e del catalogo.

14
Set

Mario Cresci. Ri-creazioni

Immagini d’energia tra memoria e futuro

15 settembre – 16 ottobre 2016

Ri-creazioni è il progetto che rilegge, ricrea e reinventa i materiali dell’Archivio Fotografico Eni attraverso lo sguardo e la sensibilità di Mario Cresci, per dare vita a un ampio percorso di approfondimento all’interno del complesso universo creativo del fotografo, tra le sue tecniche, le sue intuizioni e le sue invenzioni.
L’Archivio Fotografico Eni custodisce centinaia di migliaia di materiali, tra stampe in bianco e nero e a colori, diapositive e negativi. Si tratta di un patrimonio di alto valore storico e artistico, capace di offrire uno spaccato di tutto il XX secolo nel racconto dell’evoluzione storica, industriale e culturale Italiana.
Le fotografie dell’Archivio Eni, scattate con intento scientifico e documentaristico, diventano opere d’arte grazie all’intervento del fotografo ligure, creando un rigenerante cortocircuito creativo tra le intenzioni degli autori originali e il lavoro di Cresci.
Attraverso lo sguardo di Cresci il visitatore esplora i diversi materiali, sala dopo sala, seguendo le logiche della ri-creazione: il fotografo invita a una riflessione sugli elementi della natura portatori di vita ed energia, sulla fisica, la geometria e le percezioni che noi ne abbiamo.
La mostra si propone come l’occasione per presentare al grande pubblico non solo le risorse culturali custodite dall’Archivio, ma anche la storia dell’azienda e della sua attività con uno speciale focus sul tema dell’innovazione tecnologica che Eni promuove, offrendo allo stesso tempo la possibilità di approfondire le tecniche di lavoro sperimentale di Mario Cresci.
Le storie raccontate dalle immagini conservate prendono in questo modo nuove forme inedite e Cresci regala al visitatore un nuovo sguardo sulle cose. La mostra è promossa nell’ottica di una ricerca continua, un’indagine scientifica e artistica. È un racconto sull’infinito potenziale della materia dal punto di vista tecnico-scientifico e artistico.Continue Reading..

29
Lug

Mario Cresci. In aliam figura mutare

Mario Cresci in Aliam Figuram Mutare. Interazioni con la Pietà Rondanini di Michelangelo

Organizzata dal Comune di Milano, Direzione Cultura, Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici, Civico Archivio Fotografico, l’esposizione, ideata da Mario Cresci, si snoda attraverso diverse fasi progettuali ognuna corrispondente a gruppi di immagini realizzate sulla Pietà Rondanini, ripresa nello storico allestimento della Sala degli Scarlioni e in quello attuale, nell’Ospedale Spagnolo. L’autore, attraverso il progressivo avvicinamento all’opera d’arte indagata, osservata, scrutata per tre anni stabilisce un intenso confronto con tematiche della società contemporanea. In occasione dell’esposizione, Cresci dona al Civico Archivio Fotografico di Milano una serie di quaranta stampe fotografiche relative all’intero progetto, contribuendo così a incrementare il patrimonio dell’Istituto.

ANTICO OSPEDALE SPAGNOLO CASTELLO SFORZESCO
Mario Cresci, In aliam figura mutare
a cura di Mario Cresci
25 maggio/22 settembre 2016

Sale espositive Antico Ospedale Spagnolo Castello Sforzesco
Piazza Castello 1 – 02.88463747
martedì-domenica 9-19.30, giovedì 9-22.30

www.milanocastello.it
www.comune.milano.it/cultura

Ingresso libero

report by amaliadilanno

24
Giu

Mario Cresci. Prendersi il tempo

In occasione del Ragusa Foto Festival∗ 2015 Mario Cresci ha deciso di proporre una mostra inedita pensando a una selezione di immagini “proveniente dal mio immaginario di un Mezzogiorno italiano in cui ho vissuto per molti anni e che oggi rivedo, dal 2004 ad oggi, nei miei viaggi lontani dal lavoro professionale. E’ come scrivere un lungo racconto a puntate senza avere in mente una precisa traccia da seguire ma è anche un modo di fare fotografia simile a quella dei primi viaggiatori che nei secoli scorsi scendevano dal Nord Europa con i loro taccuini e album da disegno per acquarello”.

L’autore con il Sud ha stabilito un rapporto profondo andando a vivere e a lavorare a Matera alla fine degli anni Sessanta e avendo fatto parte nel 1984 dello storico progetto “Viaggio in Italia” in cui i territori del Meridione erano osservati e intesi per la prima volta come un territorio magico fonte di emozioni e di storie antiche. Qui però propone le immagini che da dieci anni fra settembre e ottobre in Calabria e Sicilia alla ricerca di luoghi, cose e persone che non conosce o desidera rivedere “dando all’atto del fotografare il senso ludico di fermare quegli attimi del visivo che coincide con il mio desiderio di astrazione che spesso deriva da forti identità territoriali.

La scoperta di nuovi percorsi reali ed emotivi lo ha condotto anche a riconsiderare il termine “territorio magico” riconducendolo alla scrittura di un grande autore siciliano come Vincenzo Consolo.

Nelle immagini che qui ci propone, l’uso del colore ha un significato preciso perché per un verso indica “il segno di un cambiamento sociale e territoriale che è in atto da alcuni decenni con l’avvento di nuove tecnologie” e per l’altro serve a vedere il Sud d’Italia “senza aver timore delle sue luci e dei suoi colori intesi come elementi di significazione delle mie immagini”. Ne risulta una sorta di diario capace di possedere nella stessa misura una dimensione intima privata e un orizzonte concettuale in cui tutti, forse, possono riconoscersi perché questo è ed è sempre stata la forza straordinaria di cui la fotografia è capace.

info@ragusafotofestival.it
press@ragusafotofestival.it

Mario Cresci. Prendersi del tempo
Palazzo Cosentini, Ibla, Sicilia
dal 26 giugno al 26 luglio 2015Continue Reading..